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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0370

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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di tipi ivi già in uso nell'età del rame, o nella più
antica età del bronzo.

Ed in favore di questa ipotesi un altro argomento,
più evidente ancora di questo per analogia, si può de-
sumere dal fatto da me posto già in luce in un ca-
pitolo precedente, cioè dalla evidente derivazione di
una quantità grande di elementi civili comuni nel
Lazio durante l'età del ferro, da quelli propri del-
l'età del rame, o della più antica fase dell'età del
bronzo.

Sono questi elementi comuni notevoli nella tecnica,
nella forma e nella decorazione del vasellame indigeno.
Nella metallurgia dell'età del ferro l'influenza della
antichissima età del rame si manifesta evidente nella
trasformazione continua di alcuni tipi primitivi, che
per una continua gradazione di forme dagli strumenti
propri dell'alba dei metalli conduce a quelli caratte-
ristici dell'età del ferro; accenno con ciò alle trasfor-
mazioni dell'ascia piatta dell'età del rame in quelle
a margini rialzati, ad alette e quindi ad alette e tal-
lone proprie dell'età del ferro, alla persistenza delle
lame triangolari a due tagli almeno sino all'alba della
età del ferro e ad altri elementi di tal genere; in-
fine, malgrado i rivolgimenti civili e politici che senza
dubbio interruppero, sia pure momentaneamente, il
normale svolgimento della civiltà dell'età del rame, i
riti funebri propri di quest'ultima persistettero certa-
mente attraverso l'età del bronzo sino a quella del
ferro; e siccome proprio a cotesti riti si ricollega
anche l'arcbitettura dei sepolcri, ne segue che questa
ultima dovette persistere con quelli.

Che ciò sia effettivamente avvenuto non si può,
come ho detto in principio, affermare per argomenti
diretti, mancando degli anelli alla catena che attra-
verso l'età del bronzo ricollega la civiltà e soprat-
tutto l'architettura locale dell'età del ferro a quella
del rame; ma a sostegno della ipotesi proposta, l'unica
sostenibile coi dati che oggi si posseggono, resta sempre
un dato di fatto assai importante, che si verifica nel
Lazio ed in Etruria, l'esistenza cioè in queste regioni
di sepolcri dell'età del rame del tutto identici per
tipo a quelli ivi in uso nell'età del ferro.

L'Etruria ha dato recentemente alla luce delle
tombe individuali a cassa, e nel secolo passato dei
dolmen, probabilmente collettivi, e delle tholoi rife-
ribili alla età del rame o alla più antica età del

bronzo ('); sono questi anzi gli unici esempì dell'ar-
chitettura funebre in quell'età a noi noti, qualora si
escludano le deposizioni in semplice buca. Similmente
nel Lazio gli unici esempì sino ad ora noti della locale
architettura funebre nell'età del rame, o in quella
antica del bronzo, si riducono ad un sepolcro indivi-
duale a cassa di lastroni in fondo ad una fossa, rin-
venuto ad Alatri, ed alle tombe di Cantalupo e di
Sgurgola, quello di incerta forma, questa a cupola con
pozzuolo di accesso proprio come un sepolcro romano
ancora inedito rinvenuto nell'Argileto

I pochi tipi architettonici della età del rame a noi
noti nel Lazio, si ritrovano adunque quivi tutti in
uso nella età del ferro; e ciò già rende del tutto im-
probabile l'ipotesi che questi tipi architettonici, ca-
duti in disuso all' aprirsi dell'età del bronzo, fossero
poi di nuovo introdotti dalle influenze esterne alla
fine dell'età medesima, ritrovandosi già certamente in
quella del ferro; onde la conclusione che l'hiatus esi-
stente fra i sepolcri del medesimo tipo spettante alla
età del rame ed a quella del ferro, sia soltanto ap-
parente e si debba unicamente alla completa igno-
ranza in cui siamo rispetto alla locale età interposta
del bronzo; conclusione questa avvalorata appunto
dagli argomenti indiretti, ai quali ho già accennato.

Naturalmente, come nella metallurgia, e nelle altre
industrie, non esclusa la più conservatrice di tutti,
quella del figlilo, così anche nell'architettura il natu-
rale suo svolgimento locale potè, direi quasi do-
vette arricchire di nuovi elementi il complesso di

(•) Bull, di paletti, ital:, 1903, p. 150; tombe simili e coeve si
rinvennero anche in Liguria ed in altre regioni dell'Italia set-
tentrionale e del mezzogiorno. Cfr. Issel, Liguria geologica e
preistorica, II, ]>. 65; Gastaldi, Frammenti di paletnologia
italiana, p. 19: Bull, di paletn. ital, 1875, p. 100 e 1881, p. 177.
Per i dolmen di Cortona vedi: Umbroso, nel Congrès int.
d'anthr. e d'arch. préhistorique, 1866-67, p. 219. Per le tombe a
forno dell'età del rame o di quella più antica del bronzo vedi :
Foresi, Sopra una raccolta di oggetti antichi trovati nelle
isole dell'arcipelago toscano, p. 25 e seg.; Chierici, Antichi
monumenti della Pianosa, p. 9 e seg., tav. I, fìg. 26; Bull,
di paletn. ital, 1882, p. 7 e seg., tav. I, fig. 3. Varie ragioni
inducono a ritenere che a quest'epoca risalgano anche quelle
scoperte dal Mengarelli a Corneto, Not. scavi, 1900, p. 567,
figg. 6 e 7.

(2) Cfr. De Rossi, Bull. d. vulcanismo italiano, VI, p. 44
e seg.; Bull. Ist., 1879, p. 650 e seg.; Bull, di paletn., 1879,
p. 174; 1880, pp. 8 e 33; 1884, p. 142 ; 1896, p. 2; Bull, corti.,
1898, p. 31; Bull, di paletn. ital, 1899, p. 70 o seg.
 
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