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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0372

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731

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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schematico, dimostrano chiaramente che le tombe a
pozzo, riprodotte con cerchielli o quadratini in nero,
sempre a cremazione, se si eccettuano quelle conte-
nenti i resti dei bambini, erano colà relativamente
numerose.

Nei colli albani alcuni sepolcreti sembra che con-
tenessero tombe a cremazione e ad umazione, e questi
assomigliano per ciò a quelli romani; ma altri pare
che fossero costituiti unicamente da sepolcri a cre-
mazione, e fra questi il meglio conosciuto è quello
di villa Cavalletti. Se ciò corrisponde al vero e non
si deve, come è probabile, ad una illusione creata
dalla incompleta conoscenza delle varie necropoli, la
quale può variare la originaria proporzione dei due
riti ed anche celare i sepolcri spettanti ad uno di
questi, i fatti su esposti proverebbero che nei ristretti
confini del Lazio antico al di qua del Tevere i due
riti funebri erano in diversa proporzione diffusi fra le
famiglie riunite nei diversi centri abitati della prima
fase della età del ferro e che la cremazione era nu-
mericamente prevalente.

La medesima diversità nella diffusione dei due
riti si osserva a nord del Tevere, ove le necropoli di
Corneto e di Vetulonia, quelle di Veio e di Terni,
hanno restituito frammisti dei sepolcri a cremazione
ed altri ad umazione; la medesima immistione si os-
serva in alcune parti della necropoli visentina, quella
però rinvenuta a Porto Madonna non ha restituito che
sepolcri a cremazione e così pure unicamente a questo
rito spettano i sepolcri di tipo più arcaico rinvenuti
ad Allumiere, come nel Lazio quelli corrispondenti
di Palombara e di Grottaferrata. Si volle invero dare
a questi dati un valore cronologico, interpretandoli
nel senso che ad un periodo più antico della età del
ferro in cui la cremazione sarebbe stata unicamente
in uso, ne sarebbe succeduto un altro in cui l'umazione
sarebbe tornata di nuovo ad apparire; ma l'esame di
ciò che si potè osservare nelle contemporanee necro-
poli del Mediterraneo, prova che ovunque esistette
contemporaneamente questa diversa diffusione dei due
riti. A Samo, al Dipylon, ad Eleusi, a Siracusa, a
Megara l'umazione predomina sulla cremazione; As-
sarlick invece e Thera hanno restituito soltanto delle
tombe a cremazione (1).

(>) Boehlau, Aus jonischen und italischen Nekropolen,

All'esame dei dati incerti, riguardanti la diffusione
dei due diversi riti, deve succedere quello più posi-
tivo riguardante la essenza medesima di questi ultimi.

È del tutto improbabile, anzi direi quasi impos-
sibile che i cadaveri si cremassero nei pozzetti in cui
si rinvengono lo deposizioni, poiché la loro ristrettezza
esclude una tale ipotesi; resta soltanto da decidersi
adunque se esistesse un ustrino comune per la incine-
razione dei cadaveri, o se questa cerimonia avvenisse or
qua or là, secondo i casi, su roghi improvvisati volta per
volta, nel luogo più adatto suggerito dalle circostanze.

Sino ad ora gli scavi nel Lazio non hanno for-
nito alcuna base alla prima ipotesi; giammai infatti
si ritrovarono degli ustrini destinati alla cremazione
dei defunti che si volevano seppellire in una data
necropoli ; mentre invece non pochi argomenti favori-
scono l'ipotesi che volta per volta il rogo si improv-
visasse ove si reputava più conveniente e quindi di
regola presso al luogo in cui doveva avvenire il
seppellimento.

In alcune tombe di villa Cavalletti osservò il
Mengarelli che le pietre colle quali era stato riempito
il tronco superiore del pozzetto conservavano tracce
evidenti di una esposizione più o meno lunga al
fuoco ('); evidentemente erano queste le stesse pietre
che avevano servito a tener alta da terra la catasta di
legna, per attivare così la combustione, come nei
coevi focolari domestici, pietre che erano state poi
adoperate nel riempimento del sepolcro; quest'ultimo
pertanto doveva essere prossimo al luogo in cui si
acceso il rogo, poiché diversamente non si spiegherebbe
l'uso di quelle nella sua riempitura. I dati di scavo
ci rivelano adunque in questa età un costume funebre
analogo a quello che in epoche più tarde si qualificò
coll'appellativo di baslum senza corrispondere pe-
raltro così esattamente al medesimo, come alcuni se-
polcri pure della età del ferro rinvenuti altrove nel
Mediterraneo (3).

p. 13; Mitth. d. k. deut. arch. Instit, Ath. abth., 1893, p. 118
e seg.; E<p;,u. tin/ctio'/.., 1898, p. 76 e seg.; Not. scavi, 1895,
p. 110; Mon. Lincei, I, 77-1; Journal ofhellenic studies, In87.
p. 66 e seg. ; Nachrichten d. Gottin. Gescllsrhaft, 1896, p. 233
e seg. ; Thcra, II, p. 83 e seg.
C1) Not. scavi, 1902, p. 136.

(2) Bustum proprie dicitur locus in quo mortuus est com-
bustas et sepultus ; Festo, ed. Thewrewk, p. 23.

(3) Revue archcologique, 1899, II, p. 252 e seg.
 
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