Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

DOI Artikel:
Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0374

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
sono svariatissimi, comprendendo oltre il latte, del
grano, dell' uva, della fava e del pesce, così non pare
che in Roma nella età del l'erro vigessero riguardo
alla loro scelta dei costumi speciali, ed è da credersi
che si deponessero semplicemente nel sepolcro quei
cibi e quelle bevande con cui il defunto soleva abi-
tualmente ristorarsi in vita.

Festo invero o meglio Placco ci avvertono ('), che
ai loro tempi, Fabam nec tangere nec nominare
diali flamini licei, quod ea pulalur ad morluos
pertinere. Nani et Lemuralibus iacitur larvis, et
Parentalibus adhibetur sacrificiis, et in flore eius
luctus litterae apparere videntur; ma per ciò che ho
esposto io non credo che questa superstizione riguar-
dante la fava, frutto quest' ultimo che si ritrovò al-
meno in un sepolcro della prima età del ferro, vigesse
già allora; e ritengo invece che sia sorta più tardi,
quando dall'organismo della primitiva religione ani-
mistica ormai in pieno sfacelo, alla quale si doveva
il rito di deporre per viatico del defunto i cibi e le
bevande a lui usuali, traevano vita novella, a somi-
glianza di larve, nuove superstizioni, che in ultima
analisi erano una semplice trasformazione di quegli
elementi che prima concorrevano alla costituzione
dell'organismo medesimo.

Lo stesso ordine presiedeva alla disposizione del-
l'urna e dei corredi nelle tombe a dolio ; in queste per-
altro la deposizione entro la vettina fu eseguita prima
che quest' ultima fosse calata nel pozzo. Ciò è dimo-
strato dal fatto che nei pozzetti privi di dolio si
rompeva una delle due anse del cinerario per facili-
tarne la deposizione nel fondo del sepolcro, mentre
invece nelle tombe a dolio il cinerario conserva di
regola lo anse ; ciò prova infatti che si depose entro la
vettina nelle condizioni migliori per compiere questa
operazione e quindi alla superficie del suolo. Ordinata
poi la deposizione nel dolio, questo fu calato nel poz-
zetto e per facilitare tale operazione si ricorse allo
stesso espediente adottato già nella deposizione dei
cinerari, si amputò cioè uno dei manichi, quando ne
aveva due troppo sviluppati e sporgenti.

Avvenuta la deposizione, si chiuse la bocca del-
l'alcova funebre che la conteneva, o quella del dolio,

(') Festo, De significatione verborum, ed. Thewrewk,
pp. 62, 15.

con un lastrone di pietra, o si difese erigendovi in-
torno una costruzione a cupola di rozze pietre.

Una tomba a pozzo, ancora inedita, dell'Argileto
presenta invece accoppiati ambedue questi sistemi;
in tutte poi il restante materiale proveniente dallo
scavo del pozzetto e dal rogo fu accumulato nel tronco
superiore del sepolcro, sul quale dovette ammontic-
chiarsi a guisa di tumulo (').

Sin qui ho esposto ciò che riguarda la esplica-
zione materiale delle costumanze funebri connesse colla
cremazione ; ora mi resta da accennare ad alcuni ele-
menti che danno qualche luce sulle idee animistiche
che li determinavano.

Di solito si adoperarono quali cinerari i vasi d'uso
più adatti a tale scopo ; un solo tipo sembra che fosse
invece riprodotto esclusivamente a scopo funebre, e
questo è costituito dalle urne che imitano le forme di
una capanna.

Un tempo si riteneva che queste urne fossero pe-
culiari del Lazio, ma poi si rinvennero a Corneto, a
Bisenzio ed a Vetulonia (2) ed ovunque si associano
al costume già notato di deporre col morto i suoi og-
getti d'uso e le necessarie provviste.

Dal complesso di tali costumanze apparisce ab-
bastanza chiaro il concetto di una vita oltre tomba
in tutto simile a quella materiale ; onde l'architettura
del sepolcro che imita quella della casa e poi gli ab-
bigliamenti, le armi o gli utensili, i cibi e le be-
vande deposti insieme al defunto.

Tale concetto è più efficacemente espresso nei coevi
sepolcri a camera ed in quelli più antichi rinvenuti al-
trove nel bacino del Mediterraneo, costruiti od incavati
nella roccia, appunto ad imitazione delle case abitate
dai viventi, nei quali sepolcri il cadavere, vestito ed
ornato, fu deposto in atteggiamento di riposo, avendo
presso di se le. armi o gli utensili domestici e deposti
all'intorno i vasi colle bevande ed i cibi. Questo co-
stume, diffuso generalmente in quasi tutto il bacino
del Mediterraneo durante l'età del rame, in cui la
vivacità delle credenze animistiche che lo determina-
vano è dimostrata dalla sua applicazione logica ed
invariata nei singoli seppellimenti delle più diverse

(!) Di tali tumuli si notò traccia al disopra di alcune se-
polture dell'Argileto; cfr. Not. scavi, 1903, p. 123.

(2) Falchi, Vetulonia, p. 25 e seg. Not. scavi, 1881.
 
Annotationen