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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0376

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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stico che, come ho osservato, si riscontra assai diffuso
e vivace nel Mediterraneo già nella età del bronzo.

Nelle tombe dell'Argileto con urne a capanna os-
servò il Boni che il loro portello era rivolto verso
nord-est, la medesima osservazione era stata già fatta
da coloro che furouo presenti al rinvenimento dell'urna
a capanna di Campo Fattore (CLXXXV) ('); siccome
una analoga orientazione fu osservata dal Marsuzi
anche in parecchi dei sepolcri ad umazione rinvenuti
in via Giovanni Lanza (Cfr. testo a p. 71) può darsi
che corrisponda a dei concetti animistici a noi ignoti
nei dettagli, ma che ad ogni modo provano un nesso
allora riconosciuto fra il movimento del sole rispetto
alla terra e la continuazione della esistenza dei de-
funti. Anche in tal caso la non grande diffusione di
quel costume e la poca esattezza posta nel determi-
nare la posizione delle fosse orientate, prova che
non corrispondeva più ad un concetto ben chiaro e
diffusamente sentito.

Se si prescinde dal diverso trattamento dei resti
mortali, i costumi funebri connessi colla deposizione
dei cadaveri non tocchi dal fuoco si esplicarono in
modo del tutto analogo a quelli già desunti dall'esame
dei sepolcri a cremazione.

La tomba di villa Brancaccio (I), bene esplorata, e
quella a fossa dell'Argileto, hanno dimostrato che nelle
tombe comuni il cadavere era deposto direttamente sul
fondo dell'incavo funebre. Porse in quelle più ricche
si sarà provveduto ad una più conveniente disposizione,
di cui si hanno numerosi esempi nei sepolcreti larga-
mente esplorati dell'Etruria in cui si notarono letti o
substrati di vario genere ; il fatto poi che nelle tombe
intatte gli oggetti, rispetto al cadavere, si ritrovarono
sempre nella posizione richiesta dal loro uso, rinvenen-
dosi le fibule presso una spalla ove dovevano trattenere
il manto o una specie di tunica, gli anelli al posto
delle dita, un pettorale conservando ancora tracce delle
costole e delle vertebre sulle quali aveva finito col-
l'incombere, avvenuto lo sfacelo del torace, lascia sup-
porre che si procedesse ad una completa toletta del
cadavere prima di deporlo nel sepolcro.

In alcuni casi, in specie nei seppellimenti dei più
agiati, si può supporre che la toletta fosse compiuta

(») Not. scavi, 1903, p. 147.

con oggetti nuovi, appositamente acquistati per la
circostanza; è certo poi che nel Lazio come in Etruria,
anche nei seppellimenti dei più agiati, non si adope-
rarono, almeno di regola, delle vesti e degli ornamenti
di parata eseguiti espressamente a scopo funebre; ed
invece la fibula rotta ed anticamente accomodata ritro-
vata a villa Cavalletti (') e così pure gli oggetti usati,
asce, lance dai puntali logori per il lungo uso, rinve-
nuti nella maggior parte dei sepolcri romani, come
del resto anche in quelli coevi dell'Etruria provano
che le classi meno agiate, e quindi la grande mag-
gioranza delle famiglie, soleva seppellire i propri de-
funti con quegli stessi abiti, quegli ornamenti che
indossarono in vita.

Si rinchiusero nell'alcova funebre insieme ai resti
mortali del defunto anche gli oggetti d'uso perso-
nale, i rasoi ad esempio nelle tombe maschili, gli
aghi ed i rocchetti, le conocchie ed i fusi in quelle
femminili ; nelle tombe dei guerrieri si ritrovarono poi
anche le armi, l'elmo, lo scudo, il pugnale o daga,
la spada, la lancia.

Una tomba (XCIV) ha anche restituito gli avanzi
di un carro da parata o da combattimento, deposto
nel sepolcro in condizioni di giacitura disgraziatamente
sconosciute.

Nel sepolcro XXXIX, intatto, si osservò che la
lancia era stata spezzata anticamente in due, poiché
gli estremi si ritrovarono prossimi. Non è certo il caso
di riferire questa osservazione di fatto isolata a quel
problematico costume di spezzare intenzionalmente gli
oggetti del corredo funebre, che alcuni vollero ricono-
scere in fatti analoghi osservati in alcuni sepolcri della
età del ferro ed in altri anche più antichi ; tutte le
altre armi infatti, le daghe e le spade, ormai abba-
stanza numerose, non presentano traccia alcuna di
spezzamento intenzionale, è certo poi che le lancie
stesse, almeno in alcuni casi, erano state deposte in-
tegre nel sepolcro. Il fatto al quale ho accennato si
deve quindi assai più logicamente spiegare colle spe-
ciali condizioni del sepolcro, troppo ristretto per poter
ricevere la lancia intera, per cui fu spezzata, come
in alcuni sepolcri coevi dovendosi rinchiudere delle
lunghe spade entro dei dolii sepolcrali, quelle furono
ricurvate esclusivamente per potervele riporre.

(!) Not. scavi, 1902, p. 193, fig. 108.
 
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