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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0378

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743

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

744

Le tombe di fanciulli rinvenute nell'Argileto spet-
tano alla seconda fase della prima età del ferro ; nella
quale fase i riti funebri predominanti, sono quelli
medesimi già notati in quella precedente. Ma alcuni
costumi, l'architettura ed il materiale di corredo, tro-
vano riscontro nei paesi greci, sotto la cui influenza
civilizzatrice progrediva allora il Lazio verso la facies
propria dell'aurora dei tempi classici. Ciò ci consiglia
a non entrare nei dettagli in queste ricerche, tanto
più che le tombe laziali spettanti a cotesto periodo di
incipiente ellenizzamene sono così poche e mal esplo-
rate, da non fornire molto materiale utile allo studio
cui è dedicato questo capitolo.

Prima di chiuderlo però mi sembra utile dare
uno sguardo complessivo ai dati sin qui raccolti ed
esaminare la posizione reciproca dei due riti fra le
famiglie latine all'alba della età del ferro.

Coloro che si occuparono sino ad ora di tale que-
stione ebbero di mira quasi unicamente la soluzione
di problemi etnici e partendo dal postulato che questi
due riti diversi distinguessero delle famiglie di di-
versa stirpe, non si avvidero di un fatto, evidente del
resto ed al quale ho già accennato, della completa
corrispondenza cioè dei costumi e dell'architettura fu-
nebri cosi nelle famiglie che limavano i loro morti,
come in quelle che li cremavano; poiché se si eccettua
il diverso trattamento dei resti mortali del defunto,
tutti gli altri elementi connessi coi funeri, sono per-
fettamente corrispondenti.

Anzitutto la forma del sepolcro è del tutto ana-
loga; ho infatti altrove dimostrato che le singole va-
rietà note nei sepolcri a pozzo, trovano tutte piena
corrispondenza in quelle dei sepolcri ad umazione in
fossa; l'unica distinzione è quella derivante dalle di-
verse dimensioni e dalla pianta di solito approssimati-
vamente circolare nei pozzi, rettangolare nelle fosse ;
ma prescindendo anche dalle eccezioni a cotesta re-
gola è chiaro che tale diversità si deve in ultima
analisi all'intendimento comune nei fossori che apri-
vano i pozzi e le fosse di scavarli grandi tanto quanto
era necessario e della forma più adatta allo scopo cui
dovevano servire, da ciò le maggiori dimensioni delle

Thera, II, p. 15 tomba 7; p. 16 tomba 0; efr. p. 83 l'uma-
zione dei bambini si notò anche a Cartagine, Révue Ar-
chéol. 1889, I, p. 166 e seg., ed in Sicilia a Megara Hiblea,
Mon, Lincei, I, p. 771.

fosse in rapporto dei pozzi, poche ceneri umane ri-
chiedendo minor spazio di un cadavere incombusto,
da ciò anche la forma degli incavi sepolcrali, il ca-
davere disteso, in specie se racchiuso in un sarcofago
o cassa, richiedendo uno spazio a pianta allungata,
l'urna cineraria od il dolio un pozzo a pianta cur-
vilinea.

Riguardo alla disposizione degli oggetti, il criterio
di disporre quelli di abbigliamento o d'uso insieme
anzi addirittura indosso al defunto, evidente nei se-
polcri ad umazione, è ugualmente espresso in modo
chiarissimo nelle sepolture a cremazione dal costume
di deporre quegli oggetti sempre entro l'urna cineraria
fra i resti mortali del defunto. Nella pluralità dei
casi le provviste ed i relativi recipienti sono disposti
fuori del sarcofago nel fondo della fossa, a ciò cor-
risponde nelle tombe a cremazione l'uso generale di
deporre i vasi di corredo fuori dell'urna cineraria
negli spazi vuoti restanti nell'alcova funebre o nel
dolio. Questa regola invero soffre delle eccezioni, ma
ho già notato che queste si osservano così in tombe
ad umazione, come in quelle a cremazione.

Le usanze comuni hanno origine dai convincimenti
comuni; partendo da tale postulato si possono ad-
durre altri argomenti i quali provano una piena cor-
rispondenza di idee animistiche fra coloro che lima-
vano i defunti e quelli che li cremavano. Ho già ac-
cennato alla relazione tra le piccole imagini del de-
funto racchiuse in alcune urne cinerarie dei colli
albani, ed il costume assai diffuso nel Mediterraneo
nelle età antecedenti a quella del ferro di conservare
in vari modi inalterate le fattezze del morto ; ma
questo costume ovunque si ricollega all'umazione dei
defunti, ed effettivamente è in aperta contradizione
col rito della cremazione, col quale intenzionalmente
si distruggono completamente le forme del cadavere.

Ciò prova che già nelle idee stesse dalle quali
dipendevano i due riti, vi ora allora se non proprio
una completa fusione almeno una confusione assai pro-
fonda, che si dovrebbe far risalire almeno al periodo
precedente, se si accetta il parere già espresso che
l'uso di porre delle imagini nell'urna contenente le
ceneri del defunto, si debba nel Lazio, almeno nella
età del ferro, più che ad un convincimento vivace, ad
una abitudine passata di moda e forse inconscia; ciò
inoltre prova che il rito della cremazione non era
 
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