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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0379

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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nè l'unico diffuso nella prima età del ferro, nè di re-
centissima introduzione fra le famiglie latine, poiché
in caso diverso non sarebbe stato contaminato con co-
stumanze evidentemente ricollegate ad idee non solo
estranee, ma addirittura in contradizione con quelle
che si debbono supporre in chi aveva originariamente
adottato la cremazione.

Nè si può ammettere logicamente che i Latini
abbiano accettato il nuovo rito in questo stato così
degenerato e pieno di contraddizioni, la storia delle
religioni dimostrando colla evidenza dei fatti che i
convincimenti animistici o religiosi solo in un periodo
di decadenza si uniscono ad altri di diversa origine,
cadendo così in quelle contraddizioni più o meno evi-
denti, che segnano poi il principio del loro abban-
dono. Ma in quest'ultimo stadio, in cui tuttavia è pos-
sibile ancora la persistenza più o meno vivace, più o
meno abituale della idea religiosa, questa può asso-
migliarsi ad un organismo il cui periodo riproduttivo
sia ormai fatalmente trascorso; e certo una idea reli-
giosa contaminata da così evidenti contraddizioni,
quali sono quelle che si possono desumere dall'esame
dei sepolcri latini, non è più in grado di far proseliti, nè
di diffondersi; bisogna quindi dedurre dai dati di fatto
già esposti, che secondo ogni probabilità nel Lazio la
cremazione doveva essere già diffusa nella precedente
età del bronzo ; e che l'umazione, unicamente prati-
cata nella età del rame, diffusa certamente nel tir-
reno durante l'età del bronzo antica, come lo prova
il sepolcro di Battifolle e quello del Parco dei Mo-
naci, non fu mai completamente abbandonata sino alla
fine della età del ferro ed a tale conclusione io debbo
arrestarmi, non essendo in questo lavoro opportuna
una più profonda indagine sulle origini del rito della
cremazione (').

Mi limiterò solo ad accennare alla ipotesi secondo
la quale la cremazione sarebbe stata introdotta in
Italia nella età del bronzo dai terramaricoli. Questa
ipotesi può corrispondere al vero se si considerano i
terramaricoli dal punto di vista delle relazioni e
degli scambi che ebbero colle popolazioni del Lazio,
benché così profonde influenze non siano ancora accer-

(') Sulla persistenza continua dell'umazione nel bacino del
Tirreno, vedi ciò che ne ho scritto in Atti del Congr. inter.
di Se. storiche, V, p. 473 e seg.

tate, sia pure per mancanza di elementi positivi de-
dotti da osservazioni di scavo. Del tutto arbitrario è
invece l'altro postulato secondo il quale il rito mede-
simo si dovrebbe nel Tirreno alla emigrazione di
famiglie terramaricolo. Non debbo qui prendere in
esame tale ipotesi essendo mia intenzione tralasciare
in questo lavoro ogni questione etnica ; mi limito qui
a ricordare che i riti funebri dipendono strettamente
dalle idee dominanti sull'altra vita e che queste, di
regola, non si diffondono colle emigrazioni in massa
ma colla predicazione clic in un tempo talora breve
muta i convincimenti religiosi e quindi i costumi che
vi si ricollegano. Ma su ciò non debbo insistere,
essendo mia intenzione di riassumere questi dati e
fornire nuovi elementi alla loro soluzione in un lavoro
speciale.

Topografìa del suolo romano nella età del ferro.

Sino ad ora ho studiato gli elementi della ci-
viltà latina in se stessi, e nelle loro relazioni colle
civiltà fiorite altrove nel Mediterraneo; debbo ora com-
pletare lo studio esaminandoli in rapporto al suolo in
cui si rinvennero, per riconoscere, per quanto è pos-
sibile, la posizione relativa degli abitati e delle ne-
cropoli di cui si ha traccia nella distribuzione del
materiale archeologico e nelle tradizioni. In tali ri-
cerche è assolutamente necessario sbarazzare il campo
dai preconcetti, incomincerò quindi coli'esaminare i
monumenti relativamente recenti, a torto riferiti ad
una antichità quasi preistorica.

Le mura « serviane ».

Osservò per il primo il Nardoni che in parecchi
punti, nel suolo su cui posavano i tufi squadrati della
cinta detta « servianaiC) giacevano dei buccheri fini, i
quali si ritrovavano proprio al disotto delle fondazioni
delle mura medesime, e ciò fu confermato in seguito

( ') Sull'andamento di queste mura io non ho potuto ese-
guire ricerche speciali. Nelle tavv. XXV e XXVI ho seguito la
Forma Urbis del Lanciani; ma in quella d'assieme che porta
il n. XXVII, ho dovuto ripetere, per ragioni indipendenti dalla
mia volontà, quella dello Schneider, modificandola in qualche
tratto. Il tracciato generale di quelle mura è stato definito
dal Lanciani negli Ann. lnst., 1871, p. 57 e seg.
 
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