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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0389

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765

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

766

Ma lo Sclmeider ha interpretato troppo letteralmente
la tarda leggenda, che per dare una spiegazione dello
stato reale delle cose che vuol chiarire ne inventa le
cause, per cui non meraviglia se quell'autore non è
stato fortunato nella ricerca degli elementi monumen-
tali coi quali ha voluto sostenere la sua teoria.

Le leggende sono quelle notissime relative alle
lotte dei Sabini tizii contro i Ramnensi romulei ; i mo-
numenti poi sarebbero il tempio di Giano, trasformato
per l'occasione in porta, ed il consueto murus terreus
carinarum portato giù nella valle per costituire il re-
cinto eretto dai « Montani » romani contro i « Collini »
sabini. Io non debbo esporre qui i singoli dettagli e
le varianti della leggenda, egregiamente raccolte dallo
Schwegler nella sua Storia romana, alla quale ri-
mando il lettore desideroso di maggiori informazioni
in proposito (') ; in sostanza la versione canonica della
leggenda diffusa alla fine della Repubblica e al prin-
cipio dell' impero narrava che allorquando l'abitato ro-
muleo incominciò a fiorire sul Palatino, un altro for-
matosi sul Campidoglio aveva scelto a capo un tal Tito
Tazio sabino. Tra costui e Romolo si accesero aspre
lotte per il predominio nel suolo romano terminate con
un trattato di pace che li pose ambedue su di un
trono comune e stabilì che i re dovessero essere in
seguito scelti alternativamente fra i seguaci di Tazio
e quelli di Romolo.

La inverosimiglianza del contenuto è tale che
basta da sola a dimostrare che la leggenda non può
corrispondere al vero; per giunta poi è certo che per
lo meno in questa forma è stata imaginata in epoca
tarda. Infatti le tradizioni relative a Tito Tazio sono
frequentemente ricollegate al Campidoglio, e ciò potè,
avvenire soltanto quando da lungo tempo quel colle
era compreso nell'abitato, certo poi non poterono sor-
gere quando ivi non esistevano nò abitazioni, nò culti,
ma soltanto delle tombe. Ora ho dimostrato che le tra-
dizioni ed i monumenti sono d'accordo nel riferire alla
fine del VI ed al principio del V secolo i primi edifici
sacri ivi eretti in aree occupate prima da sepolcri,
come lo prova la leggenda sul capo di Olo, il culto
alla tomba di Tarpeia ed il Tullianum ; in nessun
modo quindi l'amalgama leggendario che tenta di spie-
gare l'antagonismo fra i Collini capitolini ed i Montani

(l) Schwegler, Rvmische Geschichte, I, p. 51G e seg.

palatini potè formarsi prima della fine del VI o del prin-
cipio del V secolo, anzi è del tutto probabile che sia
di molto posteriore a quelle prime costruzioni sul Cam-
pidoglio, e spetti cioè ad un epoca in cui per il lungo
tempo trascorso era stata obliata la primitiva destina-
zione sepolcrale del colle ; ed io ritengo che si ricol-
leghi addirittura alla inclusione del Campidoglio entro
le mura serviane, nel qual caso l'amalgama leggen-
dario al quale ho accennato sarebbe posteriore al se-
colo IV a. C.

Nè lo Schneider fu più felice nell' esame dei
monumenti. Secondo lui il murus terreus varroniano
avrebbe difeso il circuito di tutto l'abitato montano,
discendendo dall' Oppio nella valle ove poi fu il Poro
per risalire sulle crepidini settentrionali del Palatino,
e proprio nella valle una delle porte corrisponderebbe
al tempio di Giano. E inutile mostrare la stranezza
di questa combinazione resa inaccettabile dal fatto
che il tracciato del murus terreus carinarum, per le
ragioni già addotte, non potè discendere nella valle,
ma dovette seguire le crepidini dell' Oppio e gli estre-
mi limiti dell' antichissimo villaggio colà fiorito. Oltre
a ciò la combinazione imaginata dallo Schneider è
in opposizione con un altro dato di fatto sicuro.

Ogni recinto comune dei Montani avrebbe dovuto
di necessità racchiudere la necropoli dell'Argileto e
tale limitazione dovette di necessità impedire che ivi
si seppellisse ulteriormente, ma gli ultimi sepolcri
colà rinvenuti, eccettuati quelli di bambini lattanti
che si seppellivano nell'abitato ancora in tempi sto-
rici, spettano al pieno secolo VII a. C. ed alcuni cocci
lasciano supporre che fosse ancora in uso alla fine
di quel secolo o al principio di quello seguente. Al
VI sec. pertanto potrebbero risalire al massimo le
fortificazioni montane ; ma proprio nel VI secolo si
incominciarono ad erigere le più antiche sostruzioni e
gli edificii sacri del Campidoglio, ne è probabile che
mentre senza dubbio a spese comuni si erigevano sul
capitolino queste grandi costruzioni i Collini si difen-
dessero dai « Montani » accumulando un piccolo terra-
pieno, un murus terreus, nell'interposta valle. Al V
secolo poi debbono riferirsi le più antiche costruzioni
a noi note del Comizio, le quali provano all'evidenza
la completa fusione dei vari elementi cittadini av-
venuta già da lungo tempo e ad ogni modo si oppon-
gono assolutamente alla ipotesi che allora incomin-
 
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