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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0395

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spianata in tempi a noi prossimi; ad oriente il colle
discendeva lentamente verso l'altopiano, la cui linea
di displuvio è segnata con sufficiente precisione dal-
l'aggere del recinto detto « serviano », al difuori del
quale il terreno discendeva lentamente verso le valli
secondarie dell'Amene, come si può dedurre ancor oggi
dalla struttura attuale del terreno, malgrado l'enorme
banco di scarico col quale in tempi più tardi si coprì
l'Esquilino e si riempì la valle che discendeva verso
l'Amene, costruendo il pianoro artificiale del Castro
Pretorio. Verso occidente il Quirinale continuava sulle
due vette del Campidoglio ; quivi infatti la netta se-
parazione dei due colli, che tuttora si osserva, avvenne
soltanto ai tempi di Traiano, quando questi fece eseguire
il taglio per aprirvi il Foro che da lui ha nome. È
da credere peraltro che l'iscrizione apposta alla co-
lonna sia alquanto esagerata a questo riguardo, e che
tra l'ultima vetta del Quirinale, il cosiddetto colle
Laziare, e la più prossima del Campidoglio ove fu
l'arce, il terreno non fosse originariamente altissimo,
ma incavato a sella.

Nel Campidoglio, nome questo col quale comprendo
le due vette in cui furono eretti il tempio di Giove
capitolino e l'arce non si hanno tracce di abitati
antichissimi. Ivi non esistevano sacelli di Argei, non
culti locali sicuramente primitivi (') e la tarda com-
prensione di quel colle nel piano regolatore è dimo-
strata inoltre tanto dal fatto che il capitolino e l'arce
non erano compresi nella città delle quattro regioni,
quanto dai monumenti più antichi colà rinvenuti, che
non risalgono oltre la fine del VI secolo a. C. Di
fronte a tali argomenti perdono ogni valore le leggende
relative all'asilo ed alla capanna di Romolo colà per
giunta fuori posto, ricollegandosi normalmente quelle
leggende romulee col Palatino, e dovendosi eviden-
temente a tarde speculazioni destinate a favorire lo
spirito regionale degli abitatori del Campidoglio, che
in tal modo furono pur essi ricollegati alle tradizio-
nali origini di Roma.

Gli edifici sacri ivi eretti alla fine del secolo VI,
occuparono aree prima adibite a scopo sepolcrale, come

(') Non si dove dare nessun valore all'elenco dei santuari
distrutti allorquando sul Capitolino si eresse il tempio a Giove,
Giunone e Minerva, una tale eventualità pienamente contraria
alle abitudini ed alla coscienza religiosa dei Romani, essendo
del tutto improbabile.

ce lo assicurano la tradizione ed i monumenti, anche
in questo caso concordi. Ho già altrove accennato che
la tradizione relativa al capo di Olo ritrovato nel get-
tar le fondazioni del tempio di Giove, mentre è proba-
bile che si ricolleghi a delle speculazioni fonologiche
sul nome dell'altura, trae probabile fondamento dal-
l'effettivo ritrovamento di avanzi umani nel cavare le
fosse per le sostruzioni del tempio.

Pisone riferendo su Tarpeia una tradizione alquanto
diversa da quella maggiormente diffusa, asseriva che
una fanciulla di quel nome aveva avuto onorato se-
polcro sul colle capitolino, ed aggiungeva che ancora
ai suoi tempi ogni anno il popolo romano soleva ce-
lebrare sul sepolcro di lei sacre libazioni ('). Tale
testimonianza autorevolissima, è poi in piena armonia
con altri dati di fatto. Ho già altrove mostrato che
il Tullianum, secondo ogni probabilità, è una tomba a
cupola aperta nei fianchi del monte (2) ; infine difficil-
mente si spiega come potesse essere in attività una
necropoli nel quarto secolo a. C. tra l'arce ed il Qui-
rinale (cfr. tav. XXVI dettaglio a destra), ossia tra
località allora certamente abitate, se non si ammette
che ivi si solesse seppellire per lunga tradizione e
quasi per diritto acquisito dai proprietari delle aree
sepolcrali ; mi sembra adunque che gli indizi sin qui
raccolti siano più che sufficienti a determinare l'uso
funebre dell' intero colle capitolino antecedentemente
alla costruzione degli edifici sacri, avvenuta non prima
della fine del secolo VI.

La relativa età tarda di questi edifici, era del
resto notissima in Roma a coloro che studiavano le
antichità romane e non si appagavano della leggenda
ufficiale, additando di comune accordo sul Quirinale
il Capitolium vedi? col sacello a Giove, Giunone e
Minerva, ad imitazione del quale era sorto poi il
grande tempio sul colle Capitolino (3), quando l'accen-
tramento della vita pubblica nel Foro richiamò sul
colle saturnio gran parie di quella attività, che prima
si esplicava nelle più remote vette del Quirinale.

Quivi la esistenza di un antichissimo abitato
ò rivelata dalla esistenza di quattro sacelli degli

(') Dionigi d'Alicarnasso, II, 40, cfr. anche Varrone, De
lingua latina, V, 41.

(2) Rend. acc. Lincei, ci. s. m. 1902, p. 156.

(3) Varrone, loc. cit., V, 158.
 
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