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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0396

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779

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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Argei ('), situati probabilmente uno in ciascuna delle
quattro vette che lo componevano e dalle locali feste o
culti Agonali, come ho innanzi mostrato. Questa indu-
zione è poi confermata anche dalla toponomastica pri-
mitiva del colle che conserva tracce di elementi antichis-
simi. Tutte le vette e l'altura in genere portano nomi
in al ed ar coi genitivi in alis ed aris coll'a lunga;
tali sono Quirinal ed Agonus, corruzione festiana o
dei consecutivi amanuensi per Agonal ; le singole vette
ebbero il nome di Mucidi (-is Collis), Lattar (-is
Collis), Salutar (-is Collis), forme che si riscontrano,
come vedremo in Roma in tutti i luoghi di primitiva
abitazione ; ed i monumenti da me raccolti nei prece-
denti capitoli confermano all'evidenza tali deduzioni,
poiché la posizione relativa dei tempi sull'altura ove
non vi ha traccia di sepolcri e delle necropoli imme-
diatamente al di fuori dell'altura stessa, come grafi-
camente è espresso nella tav. XXVI, dimostrano che
sul Quirinale esisteva un antichissimo e fiorente abitato.

Riguardo alla età cui può risalire, osservo che
almeno al VII secolo deve assegnarsi la costruzione
dei tempi di cui ho descritto le stipi, rinvenuti uno
sotto S. Maria della Vittoria, l'altro nell'attuale vil-
lino Huffer. Infine le necropoli che cominciavano im-
mediatamente al di fuori del Quirinale sul Capitolino
da un lato e nel pianoro verso il Castro Pretorio dal-
l'altro, quest'ultima con seppellimenti della prima e
seconda fase della età del ferro ci dimostrano che
nell' interposto Quirinale fiorì un abitato di almeno
uguale antichità.

L'abitato, relativamente vasto dovette essere difeso
da proprie fortificazioni delle quali non si è notata
traccia alcuna, sia perchè nessuno ha pensato di ri-
cercarle sia ancora perchè monumenti e sterri antichi
e recenti debbono averle per lo meno in gran parte
distrutte. Sulla loro natura ci danno luce quelle coeve
del territorio falisco, di Conca, d'Ardea (cfr. testo a
p. 514eseg.); scavi quest'ultimi dai quali possiamo
dedurre che anche il villaggio del Quirinale doveva

(') Varrone, Dà lingua latina, V, 52:
Collis quirinalis terticeps eis aedem Quirini.
Collis salutaris quarticeps adversum Apollinar eis aedem
Salutis.

Collis mucialis quinticeps apud aedem dei Fidei in de-
lubro ubi aeditumus habere solet.

Collis Latiaris sezticeps in vico Instelano summo apud
au{gu)raculum, aedificium solum est.

essere provvisto di difese costituite da un terrapieno
accumulato lungo il perimetro, regolarizzato del colle
con opportuni tagli eseguiti in avanti, per rendere più
vivo il pendio. Là ove questo mezzo naturale di difesa
veniva a mancare, dovette, secondo il costume generale
in quella età cui si riferiscono le necropoli, essere so-
stituito da un fosso.

L'andamento del terrapieno è poi determinato dal
perimetro antico del colle, dai due tempi che pro-
babilmente dovevano essere all'interno della cinta e
dalle necropoli che certamente incominciavano al di
fuori ; il tracciato generale di quelle opere di difesa è
quindi integrato con sufficiente approssimazione nella
tav. XXVI.

Ogni abitato aveva la sua arce. Quella del Qui-
rinale è indicata con ogni certezza dal sacello a Giove,
Giunone e Minerva eretto nel Capitolium vetus ('),
ossia come mostrò il Lanciani nella vetta corrispon-
dente oggi al giardino nel palazzo Reale (2).

Riguardo al tempio la cui stipe fu rinvenuta
nel cavare le fondazioni pel villino Huffer, la iscri-
zione graffita sul vaso di Duenos (3) ci permette di
spingere più innanzi le indagini.

Secondo la interpretazione del Bùcheler e del
Dressel ricorderebbe dei riti novendiali fatti in suffragio
di un defunto, colle prescrizioni da seguirsi per fare
un giusto sacrificio a Giove, Saturno ed Ops Toitesia.
Stando sempre alla interpretazione alla quale ho ac-
cennato, il vaso sarebbe stato fatto espressamente per
questo sacrificio, sia che Duenos sia stato l'offerente
od il fabbricante, o 1' uno e l'altro insieme, poiché la
prima ipotesi non esclude la seconda; siccome poi il
vaso non proviene da un sepolcro ma da un santuario,
si deve dedurne che ivi avvenisse il sacrificio e che
l'intera stipe, a somiglianza del vasetto di Duenos.
fosse consacrata a Giove, Saturno ed Ops.

Il Dressel ha già rilevato l'incongruenza di questa
riunione di divinità ed in specie di Giove, non certo
infero, in un sacrificio di carattere funebre e quindi in-

(') Varrone, De lingua latina, V, 158: Clivus proximus a
Flora susus versus Capitolium vetus, quod ibi sacellum Jovis,
Junonis, Minervae et id antiquius quam aedis quae in Capi-
tolio facta.

(s) Lanciani, in Bull, com., 1887, p. 251.

(3) Ann. Inst., 1880, p. 192. La letteratura antica è rac-
colta dall'Hiibner, Ròmisch epigraphik, nell' Handbuch del
Mflller (1886), p. 531.
 
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