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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0397

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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fernale. A mio parere 1' unica spiegazione plausibile
dei tro nomi così riuniti si deve connettere col fatto
che nel periodo di incipiente ellenizzamento, al quale
deve riferirsi il vasetto in questione, la divinità ce-
leste per eccellenza, nella sua forma ellenizzata, cioè
Giove, stesse per avere il sopravvento sulla corrispon-
dente divinità italica adorata sotto il nome di Saturno,
sopravvento al quale accennano anche alcune tradi-
zioni relative alla edificazione del tempio di Giove
nel vicino Campidoglio ed alla costruzione di quello
sacro a Saturno ai piedi di quello stesso colle verso
il Poro. Col love Sat deivos avrebbe adunque accen-
nato l'autore della iscrizione a due divinità diverse
ancora ai suoi giorni, in cui però già quella di carat-
tere greco, stava per sostituirsi nella coscienza dei la-
tini alla corrispondente divinità italica, a Saturno;
onde la convenienza di esprimere i due termini con
cui la medesima concezione religiosa era concepita e
da coloro che seguivano colle antiche consuetudini
anche i più antichi culti locali e dai più ferventi apo-
stoli dell'ellenizzamento.

Se questa ipotesi coglie nel vero, il santuario che
prima della fine del VII secolo, o al più tardi ai
primordi del secolo VI a. C. ('), ricevette in dono
il fittile di Duenos, nel momento immediatamente
antecedente, quando cioè il sopravvento di Giove sulla
più antica divinità massima dei latini non si era
ancora accentuato, doveva essere sacro alla coppia di-
vina costituita da Saturno e da Ops di cui l'iscri-
zione ci rivela l'appellativo di Toitesia.

Questa conclusione peraltro si fonda sulla inter-
pretazione esposta della iscrizione, che i più recenti
studi non confermano, il Thurneysen infatti e lo
Schroeder leggono diversamente il passo e lo inter-
pretano in modo che non vi ha più traccia della dea
Toitesia (2).

Sul Viminale dovevano esistere due dei sei sacelli
degli Argei, esistenti nella regione collina (3) ; gli

(') È questo il limite cronologico più basso che può porsi
alla II fase dell'età del ferro laziale, alla quale, come abbiamo
mostrato, deve riferirsi la confezione del vaso di Duenos colla
relativa iscrizione.

(«) Thurneysen in Kuhn, 1897, p. 193 e se».; Schroeder
nello lahreshelte des ustereichischen archiiologischen Institutes
in Wien, 1900, p. 9 e seg.

(3) Cfr. Richter, Topographie, taf. 3.

altri quattro essendo sul Quirinale. La proporzione
numerica di queste cappelle deve essere in relazione
colla intensità dell'abitato e forse anche colla anti-
chità cui risale; ciò e la estensione proporzionalmente
più piccola del Viminale rende del tutto probabile
che ivi sia fiorito un gruppo di abitazioni di minore
importanza.

Comunque sia di ciò, l'esistenza di un antichissimo
abitato su quel colle è confermata dal culto al Giove
locale, a Giove viminio (1), che quivi ebbe un sacello
corrispondente a quello del Capitolium vetus e forse
come questo situato nell'arce. Disgraziatamente sulla
precisa ubicazione di questo santuario non abbiamo
dati sufficienti, non possiamo quindi chiarire quest'ul-
tima questione topografica.

Anche la toponomastica favorisce l'opinione espressa
sulla antichità del villaggio sul Viminal, poiché questa
è forma certo assai antica e corrispondente a Qairinal
e ad altre che dovremo annoverare.

Il Lanciani ha descritto i resti di un muro in
opera quadrata analoga a quella del recinto « ser-
viano », scoperti nelle crepidini del colle ove fu già la
vigna Ghislieri (2). È del tutto incerto se avesse uno
scopo difensivo, poiché poteva essere anche un muro
di sostegno ; ad ogni modo il tipo stesso della costru-
zione ne dimostra la età tarda.

Il villaggio sull'Oppio oFagutal(t. XXV).—
L'Oppio, nome che non sembra molto antico (3), si di-
stacca verso occidente dall'altipiano esquilino, al quale
è congiunto per una ristretta lingua di terra, ma si
allarga poi distendendosi verso la valle tiberina e
culmina in due cocuzzoli o vette, una delle quali,
quella che corrisponde al luogo oggi occupato da
S. Pietro in Vincoli, aveva conservato nei tempi sto-
rici il nome di Fagutal, l'altra sembra che fosse detta
più propriamente l'Oppio, nome poi esteso a tutta
l'altura.

Su questo monte esistevano complessivamente

(') Varrone, De lingua latina, V, 51 : Collis viminalis a
Jove viminio quod ibi arae.

(2) Ann. Instituto, 1871, p. 46.

(3) Il Detlefsen (Bull. Instit., 1861, p. 18) congettura che
Oppius sia derivato da Oppidus ; se la sua congettura è giusta
confermerebbe ciò che espongo nel testo riguardo a quell'anti-
chissimo abitato.
 
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