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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0399

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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abitato (') è confermato pure dal fatto che anche
colà si svolgevano, come ce lo attesta Labeone, i riti
del Septimonzio. Il numero dei sacelli e la ristrettezza
del luogo ne dimostrano però la poca importanza; e
forse si deve ad un ampliamento, quasi ad un suburbio
dell'Oppio, come potrebbe lasciarlo supporre il fatto
che i sacelli ivi esistenti sono annoverati nell'istessa
serie che comprende anche quelli dell'Oppio.

Di quel villaggio o suburbio sono giunti a noi
i resti di ben pochi monumenti; notevole è il tem-
pio, assai antico, che doveva sorgere sulla vetta occu-
pata attualmente dalla chiesa di S. Antonio, tempio
del quale ho pubblicato una antefissa (cfr. fig. 157
a p. 513) e ricordato gli altri pochi oggetti raccolti
nei dintorni da Leone Nardoni.

I limiti di questo abitato sono forniti dalla cre-
pidine del colle verso le valli che lo circondano da
tre lati e nel quarto dalla necropoli dell' Esquilino,
che incomincia all'estremo lembo del cocuzzolo in cui
attualmente è la chiesa di S. Antonio ed anticamente
fu il tempio al quale ho già accennato, e che ho se-
gnato in pianta nella tav. XXV.

II villaggio sul Palatual, sul Gennai e sul
Velia — Il mons palaiinus dei tempi classici è una
specie di altura a contorno trapezoidale che a torto
si volle raffrontare colla forma delle terramare, poi-
ché è dovuto semplicemente alle fabbriche ivi accu-
mulate, che resero rettilinei i fianchi originariamente
sinuosi del colle. Questo aveva due vette, il Ger-
malo ed il Palatium, divise da una valletta, Yinter-
montium, che sparve sotto le fabbriche dei Flavii.
Una leggera incurvatura del suolo ove passava la
summa sacra via ed oggi è l'arco di Tito, divideva
il Palatino propriamente detto dalla Velia, in parte
coperta dalle fabbriche di Adriano e di Massenzio.

La toponomastica antica ci è nota. Il Germal-us
ritiene la primitiva forma radicale, aggiunta una
nuova desinenza; palatinus e Palatium sono genera-
lizzazioni corrotte e mutate del nome primitivo del-
l'altra vetta. Festo, che quota Labeone, ci avverte a
proposito dei culti Agonali celebrati sul Palatino :
Palatio, cui sacrificium quod plt} Palatuar dicitur ;

(') Il Detlefsen ritenne clic il nome di questo colle, pro-
venendo da cnespes, abbia alluso ad un abitato difeso da un
bastione di zolle, o terrapieno; cfr. Annali Jnstit, 1861, p. 58.

Monumenti Antichi — Vox. XV.

ed altrove: Palatualis flamen ad sacrificandum ei
deae constitutus erat, in cuius tutela esse Pala-
tium putabant. Lasciando ogni ulteriore ricerca sulla
dea del secondo passo ed attenendoci alle notizie
labeoniane sulle feste eseguite nella vetta palatina
opposta al Germalo, se ne trae, dato il loro carat-
tere essenzialmente locale, che il culto ed il sacer-
dozio dovevano prendere il nome dal luogo; Pala-
tuar o Palatual è quindi il nome antico della vetta
più prossima alla Velia, nome quest'ultimo di cui non
saprei garantire l'antica origine, del resto possibile (').

Labeone ci attesta che i culti locali nella festa del
Septimonzio non si esplicavano soltanto sul Palatual,
ma anche sulla Velia e sul Germal; ciò corrisponde
al fatto che in tutte e tre queste alture noi troviamo
disseminati sei sacelli degli Argei, cinque nel Germalo
e nel Palatuale, uno nella Velia (2); e ciò sarebbe
sufficiente a dimostrare la esistenza di un antichissimo
abitato su quel gruppo di alture. Un altro culto
antichissimo di origine, come quelli degli Argei, re-
cente come questi nel suo ultimo ordinamento, è quello
dei Lupercali alla cui storia ho già accennato. Ad
un'alta antichità possono risalire forse anche le Pa-
lilie che non prima del IV secolo a. C. divennero la
festa natalizia della città del Septimontium.

Plinio trascrivendo da documenti diversi, i nomi
di alcuni villaggi che originariamente prendevano parte
alle ferie comuni a tutti i confederati latini e che
avevano diritto alla loro parte delle carni sacrificate sul
Monte albano ; villaggi dei quali ai tempi di Plinio
non restavano più tracce (3), ricorda fra gli altri quello
dei Velienses.

Questi non furono certo gli abitatori di Velia nel-
l'Italia meridionale o di Velia tarraconense e siccome
nel Lazio non si ha indizio ne memoria di alcun1 altra
Velia oltre quella in Roma presso al Palatino, non
mi sembra dubbio che proprio a questo antichissimo

(') Si può supporre una forma primitiva Velia — 1?.

(2) Il passo di Varrone L. V, 54 :

Germalense quinticeps apud aedem Jìomuli.

Veliense sexticeps in Velia apud aedem deum penatium.

mi sembra che sia stato interpretato giustamente dal Iiichter,
il quale ritiene che i primi quattro sacelli di cui non si ha
notizia nella IV regione fossero sparsi sulle vette del Palatino ;
cfr. Topographie, p. 39 e tav. 3.

(3) Plinio, N. H. III, 5, 69.

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