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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

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Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
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https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0400

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MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

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abitato, originariamente autonomo, abbiano alluso le
fonti di cui si servì Plinio per compilare quegli elenchi.
Nò meraviglia che alla antichissima federazione latina
siano stati ascritti originariamente i villaggi autonomi
dalla cui coalizione sorse poi Roma, le stesse fonti
alle quali attinse il citato scrittore avvertendo che
di quella federazione facevano parte e Saturnia ubi
nùnc Roma est ed Antipolis quod mine Janicidum
in parte Romae (').

Plinio il vecchio, benché per l'unica opera a noi
pervenuta appaia ai più come un naturalista, era in-
vece uno storico appassionato ed aveva raccolto docu-
menti e notizie importanti sulla storia di Roma. Se
le fonti che egli adoperò nel compilare le listo delle
città latine foderate non cadono in errore, se ne dove
dedurre una conferma agli argomenti dinnanzi ad-
dotti sulla antichità di un abitato nel Velia; se no
deduce inoltre che la confederazione latina, preesi-
stendo alla coalizione dei villaggi da cui nacque
Roma, doveva essere in fiore antecedentemente alla
metà del VII secolo a. C.

Ad un tempio del secolo VII o VI sec. (-) debbono
attribuirsi alcune delle terrecotte ritrovate negli scavi
eseguiti in un antico pozzo (fig. 215 Z), di fronte alla
cosiddetta casa di Livia, tra questa e la chiesa di
S. Anastasia sul Circo massimo.

L'unico avanzo monumentale che si suole riferire
all'antichissimo villaggio, è appuuto quel pozzo rive-
stito in calce, troncato dalle mura ad opera quadrata
segnate in pianta colla lettera D (fig. 215), il quale
pozzo, conteneva delle terrecotte, che possono risalire

(') La forma di questi nomi non depone affatto contro la
veridicità delle fonti usate da Plinio. Saturnia non è che una
forma modernizzata, dirò cosi, da Plinio stesso, o forse già dalle
sue fonti, di un onomastico antichissimo (ricorda i Saiurnal-ia,
che poterono aver mutato indirizzo ai tempi dell'impero, da
confrontarsi con Agonal-ia ecc.). Riguardo poi ad Antipolis
non meraviglia che un sopranome di origine greca potesse essere
dato da navigatori greci, che già nel VII secolo a. C. avevano
cosi frequenti relazioni commerciali col Lazio (vedi il capitolo
sui commerci e il coccio con iscrizione greca di cui a p. 195/
sep. CXXV), al primo nucleo di abitazioni prossimo alla città
che loro appariva risalendo il Tevere, ed ove forse di preferenza
solevano sceglier dimora, come sulla riva opposta fecero poi i
bizantini nei pressi di S. Giorgio in Velabro; e se Plinio o le
sue fonti nel ricordare quell'antichissimo villaggio prescelsero
il sopranome greco al nome latino, ciò può attribuirsi al fatto
che in seguito quello abbia finito col prevalere nell' uso co-
mune a questo.

(*) Cfr. p. 512.

al VII secolo a. C. ('). Però ogni determinazione cro-
nologica desunta da questo dato è del tutto incerta,
poiché lo terrecotte cui accenno non si trovavano colà
in posto ma fra le terre di riempimento e vi pote-
rono quindi esser gettate anche in età tarda, essendo
incerta la data delle costruzioni che tagliarono il
pozzo slesso, e che probabilmente coincisero coli'inter-
rimento della parte rimasta, intatta.

Riguardo alle fortificazioni, io sono d'accordo col
Richter nel ritenere che i resti delle mura a blocchi
squadrati di tufi, ancora visibili nell'angolo del Pala-
tino verso la chiesa di S. Anastasia, rintracciati anche
altrove (fig. 215 D), siano relativamente recenti ed
assai prossimi alla fine della Repubblica. Più antico
è evidentemente il frammento murale, di cui si occupò
per il primo il Lanciani e del quale recentemente
ha dato un disegno il Delbrtìck (fig. 216) (-), esi-
stente ancora entro la cinta di tipo « serviano », nello
stesso angolo del colle verso la chiesa di S. Anastasia ;
ma anche questi più antichi resti io non credo che
risalgano ad una grande antichità e come il muro di
sostegno del suggesto C (3) del Comizio al quale so-
migliano, io ritengo che debbano attribuirsi ad un'epoca
non anteriore al secolo V av. Cr.

Soltanto tardi le discipline augurali dovettero
per astrazione distinguere il pomerio dal recinto for-
tificato. Ad ogni modo l'età relativamente recento in
cui sorse la tradizione del pomerio romuleo nella valle
intorno al Palatino è dimostrata dal fatto che non se ne
ha menzione prima di Tacito ( '), il quale per giunta non
cita fonti più antiche, ma espone la cosa soltanto
come un fatto ai suoi tempi notorio; inoltre la leg-
genda avvertiva che con quel solco Romolo avrebbe
segnato il tracciato delle difese sul Palatino, ora non
è da credersi che gli abitatori di questo colle sceglies-
sero la valle per costruirvi un terrapieno difensivo,
ma come tutti i loro vicini avranno costruito le loro
trincee sulle crepidini del colle stesso, ove infatti an-
cora ritroviamo i resti delle mura più recenti ; ciò

(1) Cfr. testo a p. 512.

(2) Dclbriick, Das Capitolium von Signia. Dei' Apollo-
tempel aufdem ilarsfelde in Rom. taf. III.

(3) Qui ed altrove quando mi occupo del Comizio mi rife-
risco alle ricerche da me edite negli Annali della soc. ci. in-
gegneri ed arch. italiani 1905, fase. II.

C) Tacito, Ann. XII, 24.
 
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