Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 15.1905

DOI Artikel:
Pinza, Giovanni: Monumenti primitivi di Roma e del Lazio Antico
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9312#0404

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
795

MONUMENTI PRIMITIVI DI ROMA E DEL LAZIO ANTICO

790

ritto al voto è assai più antica. Già alla fine del
secolo VI, o almeno ai primordi del V, i comizi tenuti
nell'area intermedia tra il centro dei * Collini », il
Quirinale, e quello dei « Montani », il Palatino, e
lo grandi costruzioni sacre sul Campidoglio ren-
dono probabile che la vita cittadina avesse ridotto
allora e rese più miti le contese regionali, certo di-
mostrano l'esistenza di una vita politica e religiosa già
da tempo fiorente in comune e provano quindi che
almeno nella IIa metà del VII0 secolo l'autonomia
dei villaggi primitivi doveva essere scomparsa.

L'avvenuta coalizione politica dei vari villaggi
naturalmente non riuscì a spegnere ogni dissidio ; la
vita pubblica comune non bastò a reprimere nelle
singole regioni, abitate da famiglie politicamente già
autonome, le ambizioni e sopratutto gli interessi lo-
cali, a sostegno dei quali sorsero degli aggruppamenti,
od associazioni locali pur esse, destinate a sostenere
nella vita comune gli interessi di questo o quel gruppo
sociale, moralmente vincolato dalle ancora non anti-
chissime tradizioni di autonomia.

Sorsero così i Kamnes, i Titii, i Luceres, i quali,
a giudicare da alcune varianti della tradizione, non
avrebbero tutti goduto di uguali diritti cittadini;
ma poi stringendo il processo di unificazione i più
deboli, forse per ottenerne in compenso l'unificazione
dei diritti, come accenna la leggenda, si associarono ai
più forti ed al triplice antagonismo regionale succe-
dette il duplice dei Collini e dei Montani, i quali ul-
timi erano costituiti dai Ramnes a cui si erano asso-
ciati i Luceres.

L'antagonismo regionale in quest' ultimo stadio
aveva forse ancora una importanza nel campo am-
ministrativo quando fu deliberata la divisione della
città in quartieri, uno dei quali fu assegnato ai Collini
gli altri ai Montani; ma colle mura serviane e colla
città del Septimonzio questo antagonismo cominciò a
cedere completamente di fronte allo spirito cittadino
cui informava la sua azione lo Stato.

Questa mirabile forza di organizzazione che fu
per Roma la causa prima della sua fortuna, non si
esplica soltanto nel campo politico, ma in ogni ramo
della attività cittadina ; ed ho mostrato, sia pure fug-
gevolmente, come e nuovi amalgami di leggende e
nuovi ordinamenti di culti corrispondessero alla con-
tinua trasformazione dei primitivi nuclei, cooperando

a quella intima fusione di tutte le energie che doveva
assicurare a Roma un così vasto dominio.

La leggenda aveva già riconosciuto che la città
si era sviluppata da modesti principi. I meschini vil-
laggi, i riti primitivi, i commerci non molto estesi,
le industrie limitate ed infine tutto il materiale preso
in esame nei capitoli antecedenti in parte precede, in
parte segue immediatamente la fusione dei vari vil-
laggi autonomi in un solo comune. Il sinoichismo dei
villaggi autonomi nella età del ferro, che era un fatto
da lungo tempo compiuto nel VI secolo a. C. e clic
forse avvenne o almeno fu preparato durante la II
fase di quella età, fu adunque il principio da cui ebbe
origine la potenza romana, il cui dominio si estese
poi man mano sin quasi a tutte le terre allora co-
nosciute. Più tardi Roma si assopì stanca di sì gran
lavoro compiuto, ora dominano ancora nel mondo le
sue leggi e la nuova sua religione.

OD O

Se si pongono a raffronto le umili origini colla
grandezza cui giunse, che, come aveva chiesto Orazio,
non è stata e forse non sarà mai superata, si restii
compresi di meraviglia constatando quanto possa sui
destini di un popolo una profonda organizzazione con-
giunta ad un sincero spirito di sacrificio negli indi-
vidui a favore della società. Non a torto gli scrittori
dell'età imperiale vantarono in ogni occasione le virtù
dei grandi uomini della età precedente e la loro illi-
mitata devozione al bene della patria, poiché da que-
ste derivò a loro la forza morale necessaria per tenere
a freno l'individualismo, in politica fonte perniciosis-
sima di disorganizzazione. Così gli interessi partico-
lari furono posposti a quelli cittadini e gli sforzi con-
tinui degli individui e delle masse per conseguire il
miglioramento lungi dall'elidersi o fiaccarsi tendendo
a mete opposte o diverse, se si eccettuano le brevi
crisi prodotte dalle lotte intestine fra aristocrazia e
plebe che rispecchiano quelle odierne fra capitale e
lavoro e che furono presto assopite dal buon senso e
dalla buona volontà di tutti, poterono sempre essere
rivolte al conseguimento di un determinato scopo, che
ben di rado, data la somma enorme delle energie che
vi tendevano, andò fallito.

Ma non tutti saranno disposti a riconoscere sol-
tanto nello spirito di sacrificio dei dirigenti, nella pro-
fonda organizzazione delle masse, le cause della gran-
dezza a cui giunse Roma dalle sue meschine origini.
 
Annotationen