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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 16.1906

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Gàbrici, Ettore: Bolsena: scavi nel Sacellum della dea Nortia sul Pozzarello
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https://doi.org/10.11588/diglit.9313#0121

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227

BOLSENA. SCAVI NEL SACELLUM

228

IV.

Natura, età e vicende del recinto sacro.
La Dea del Pozzarello.

I ruderi descritti formavano un insieme di una
grande semplicità: un'area rettangolare, limitata da
più muri di età diverse. Anteriore a tutti è il muro
etrusco a secco, di costruzione pseudoisodoma, e con-
temporanei ad esso sono il pozzo, il cui parapetto è
per altro di epoca romana tarda, le due grandi fosse
rivestite di lastroni di nenfro, la cui costruzione al-
quanto irregolare non può scendere al periodo pretta-
mente romano, e finalmente le due cunette anch'esse
di pietre irregolari a secco. Certo è pure che l'area,
durante il tempo nel quale fu sacra al culto, rimase
scoperta nella massima parte. Nel corso dei secoli e
sicuramente nell'epoca romana, o perchè i muri etruschi
minacciassero rovina, come farebbero supporre i due
muri di sud ad angolo ottuso, i quali non avrebbero
altro scopo che quello di consolidare e assicurare il re-
cinto sui lati sud-ovest e sud-est, o perchè si sentisse
il bisogno di aggiunte ed ampliamenti, furono costruiti
i muri romani a reticolato. Per ritenere che questi
non sono coevi ai muri esterni, basta aver constatato,
che qualcuno dei depositi sacri giaceva al di sotto
delle loro fondazioni (v. i depositi E, N). L'unica
parte del recinto che fu coperta da una semplice
tettoia, almeno in età seriore e forse sin dalle origini
del santuario, come lascerebbero supporre le cunette
di fattura etnisca, è lo spazio compreso nell' angolo
est. Ivi dovè sorgere una aedicula, sorretta nella parte
anteriore da pilastri, sotto alla quale stava l'ara,
probabilmente dinanzi a qualche immagine della divi-
nità venerata sul Pozzarello.

Questo recinto ha tutti i caratteri di un luogo di
culto di tipo antichissimo, prettamente italico e trova
riscontro nei culti italici esercitati in età remotissime
allo scoperto nel mezzo delle selve e sui monti, donde
ebbero origine il lucus o ncmus, il sacellum, il de-
lubrum. Attenendoci alla definizione varroniana baste-
rebbe chiamarlo un'area sacra : Varrò, De l. L, VI, 33:
« ubi (rumenta secta, ut terantur et arescant, area.
Propter horum similitudinem in urbe loca pura areae ».
Considerando che il nome lucus designa in ispecial
modo la parte più riposta del bosco spoglia di piante

(Preller, R. M.3, I, p. 111) potrebbe anche chiamarsi
lucus, perchè tutto lascia supporre, che al tempo della
sua consacrazione il poggio del Pozzarello fosse un
luogo selvoso, lontano dall'abitato. Ma esso potrà più
specialmente definirsi un sacellum, cioè a dire un
saeptum o consaeptum con relativa aedicula ed ara,
secondo il concetto che di questo ci formiamo dai
testi classici ed epigrafici ('). L'ara quivi scoperta,
per la sua forma sagomata, deve ascriversi ai tipi
più antichi di ara italica. Salvo lievi differenze or-
namentali, essa trova riscontro nell'ara di Vediovis
(Ritschl, LVI /') in quella di Fiesole (Milani, Locus
sacer, mundus e lemplum di Fiesole e Roma. p. 9),
di Diana nemorensis (Montini, dei Lincei, XIII, col. 170)
e specialmente in quella di un'urna etnisca trovata a
Perugia (Brunn, I, tav. XLII. 14).

Se non vi fossero le monete, pochi elementi crono-
logici avremmo potuto raccogliere dall'esame di tutto il
materiale rinvenuto, per la ragione che noi ci troviamo
di fronte a una suppellettile votiva, rituale, fedele a
tipi antichissimi, che conservò sempre il carattere pri-
mitivo di un'arte semplice e grossolana. Fatta ecce-
zione delle due statuette virili di bronzo, di discreta
modellatura ed esecuzione, date alla figura 34 a, b,
e che possono senza esitazione assegnarsi all'arte ro-
mana degli ultimi tempi della Repubblica, nonché del-
l' idoletto muliebre della fig. 27, che è di epoca impe-
riale, tutti gì' idoletti di bronzo non hanno nessuna
impronta speciale di arte e sono modellati con infan-
tile semplicità. L elemento cronologico più alto ce
lo forniscono fra la ceramica i frammenti di patere
etrusco-campane e fra' bronzi la bellissima fibula di
tipo gallico, che trova riscontro in altre identiche fi-
bule delle necropoli galliche del Bolognese (Brizio,
Tombe e necrop. gali., tav. VII, fig. 30, p. 526;
Monum. dei Lincei, voi. IX, tav. VII, n. 8; Mon-
telius, La civìlisat. en Italie, PI. 112, n. 11).

Ma l'archivio del santuario del Pozzarello è con-
tenuto nelle numerose monete, le quali sono rappre-
sentate da una serie non interrotta che comincia con
gli assi sestantarii e si arresta alle monete di Gor-

(') Festus, p. 318: Sacello. di[cuntur loca] dis sacrata
sine tecto; Ovidio, Fast., I, 275: Ara mihi posita est parvo
coniuncta sacello; Trebatius ap. Geli., 7, 12, 5: sacellum est
locus parvus deo sacratus cum ara. C. I. L. IX, 5019: sacellum
de s. s. saepiundum couraverunt.
 
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