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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 16.1906

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Gàbrici, Ettore: Bolsena: scavi nel Sacellum della dea Nortia sul Pozzarello
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https://doi.org/10.11588/diglit.9313#0122

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229

DELLA DEA NORTIA SUL POZZARELLO

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diano III, Filippo padre ed Otacilia Severa, cioè a dire
dal principio delle guerre puniche (sec. Ili a. C.) arriva
fino alla metà del secolo III d. Cr. L'asse fuso del
deposito M essendo di peso trientale (gr. 104,95)
non è anteriore alle prime emissioni di assi sestantarii
(a. 268 a. C). Tuttavia inclino a credere, come mi fu
assicurato a Bolsena. che siano stati scoperti al Poz-
zarello dagli scavatori clandestini anche pezzi di aes
sigiiatum e di aes grave delle prime riduzioni, per la
ragione che queste monete rimasero in circolazione,
specie nelle Provincie, sino ad epoca relativamente
tarda. In conseguenza la origine del santuario, dove fu
localizzato l'antichissimo culto italico, non dovremo
ricercarla oltre i primi decennii del secolo III a. C.
e coincide quindi con la fondazione della città romana.

Non è lieve compito quello di arrivare a conoscere
la natura ed il nome della divinità cui fu sacro il
sacellum finora studiato, sia perchè manca l'eloquenza
dei monumenti epigrafici, sia perchè la devastazione,
cui andò soggetto il santuario, distrusse le migliori
tracce del culto ivi esercitato. Solo per via di una
sottile analisi del materiale archeologico venuto in
luce, confrontato con quello proveniente da santuari
affini e coordinato alle notizie speciali fornite dai testi
classici ed epigrafici sui culti e sulle divinità di Vul-
sinii, potremo risalire alla concezione precisa della di-
vinità venerata sul Pozzarello.

Di tutta la stipe votiva quelle che ci parlano un
linguaggio abbastanza chiaro sono le statuette votive
di bronzo, le quali si possono dividere in tre categorie
secondo la loro espressione ed il sesso. Cinque rappre-
sentano figure di semplici adoranti (tìgg. 27,34 a, b, c, d);
una entra probabilmente nella categoria degl'idoletti
conosciuti col nome di Lari (fig. 34e); tutte le altre
rappresentano una divinità femminile con stephane,
acerra nella sinistra, patera nella destra (fìgg. 15, 38);
quella della fig. 27 b non ha attributi. In questa ras-
segna va tenuto conto speciale della terracotta raffi-
gurante la Fortuna col cornucopia (fig. 30). Gl'idoletti
dunque rivelano un culto ad una divinità femminile,
affine alla Fortuna.

Le terrecotte rappresentanti visceri umani e le la-
minette di oro con impronta di occhi umani ci avver-
tono che tale divinità femminile aveva, fra gli altri
attributi, quello di essere salutare. Questo genere di
monumenti ci mette in grado di fare dei confronti con

la stipe votiva del tempio di Diana Aricina (Monum.
dei Lincei. XIII, p. 324) e del tempio di Giunone
dell'acropoli maggiore di Norba {Not. d. Scavi 1901,
p. 530) che in quei culti locali avevano una certa affi-
nità con la Salus.

Ma la divinità femminile e salutare affine alla
Fortuna, venerata sul Pozzarello, doveva anche avere
un culto catactonico. Se il pozzo profondo non trova
riscontro perfetto in altri culti dell' Italia o della
Grecia, trova bene delle anologie, come più innanzi
esporrò, in certi culti di divinità femminili infernali,
e dirò senz'altro che per me quel pozzo è un (ìó&qoz
o xàofia, non potendo essere, per le osservazioni già
fatte, un pozzo da attingere. Il carattere catactonico
ci è poi confermato dai numerosi depositi sacri ritro-
vati tutti sotterra al di sotto del piano antico e fatti
con la intenzione di depositare la suppellettile votiva
sullo strato di terra pura lapillosa, sotto lo strato ve-
getale.

Partendo da queste osservazioni di fatto, della cui
evidenza non è lecito dubitare, io mi propongo di di-
mostrare che la divinità femminile catactonica, salu-
tare, affine alla Fortuna, venerata con culto speciale
in un santuario dell'antica Vulsinii non può essere se
non la Dea Nortia, la dea specialissima di Vulsinii,
menzionata da testi e da iscrizioni.

Nei testi classici la Dea Nortia non solo è men-
tovata quale divinità peculiare dei Vulsiniesi (Tertull.
Apolog. 24, Volsiniensium Nortia; cfr. ad nat. II, 8),
ma ne è specificata la natura di divinità affine alla
Fortuna (luven. sat. X, v. 74 schol.), alla Sors, a Ne-
mesis, alla Tyche (Martian. Cap. de nupt.phil. I, 18,9).
Da questo punto di vista è perfettamente spiegata la
terracotta (fig. 30) raffigurante la Dea Nortia sotto le
sembianze della Fortuna. Di singolare interesse, come
quella che ci apre l'adito a interpretare l'essenza di
questa divinità, è la testimonianza di Cincio Alimento
ap. Liv. VII 3. 7 : « Volsiniis clavos indices numeri
annorum fixos in tempio Nortiae Etruscae deae com-
parere, diligens talium monumentorum auctor Cincius
affirmat » ('). L'uso di conficcare il chiodo nella trave
significa la ferma irrevocabile decisione della Fortuna,
come i eia vi trabales presso Orazio appartengono agli

(') Cincio Alimento chiama, a quanto pare, impropriamente
templum il sacellum della Dea Nortia.
 
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