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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 16.1906

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Lanciani, Rodolfo Amedeo: Le antichita del territorio laurentino nella reale tenuta di Castelporziano
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https://doi.org/10.11588/diglit.9313#0141

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LE ANTICHITÀ DEI, TERRITORIO LAURENTINO

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giore, che dalla speranza di soddisfare il suo gusto per
gli scavi di antichità, scelse per residenza in Roma
il casino denominato della Torretta (di cui può vedersi
l'aspetto e la postura nelle Memorie Isteriche della
villa Massimo, tav. I, n. 22 e tav. IV), come luogo ap-
partato dallo strepito degli affari, e opportuno per secon-
dare le sue ricerche antiquarie.

Queste furono incominciate nel giugno 1777 « in
uno dei terreni situati fra i monti Viminale ed Esqui-
lino » e condussero alla scoperta di una casa, edificata
l'anno 134 doll'èra volgare, quartultimo dell'impero di
Adriano, e ottavo prima della costruzione del nostro
villino di Laurento. Il principe Vittorio Massimi ha
lasciata la seguente descrizione del ritrovamento (Me-
morie p. 213).

« 11 mentovato Palazzetto era composto di due
piani, con le scale ancora permanenti, ma il piano su-
periore essendo stato distrutto, forse in occasione di
qualche scavo fatto anteriormente, non ne rimanevano
che pochi stipiti, e zoccoli con incrostature di marmi.
Il piano terreno, empito di terra per le volte cadu-
tevi, è quello di cui diamo la seguente pianta, copiata
dal disegno fattovi sulla faccia del luogo dall'archi-
tetto Camillo Buti romano, per far conoscere da questi
avanzi preziosi, ed ora di nuovo ricoperti dalla terra,
la disposizione che gli antichi davano alle loro abi-
tazioni, e delle quali sino a queir epoca non se ne
aveva idea, quando non voglia contarsi il casino detto
di Pio IV nel giardino pontificio Vaticano, che dicesi
fabbricato da Pirro Ligorio sopra un antico modello.
Le mura delle camere erano tutto dipinte con istorie
e ligure rappresentanti varie divinità, distribuite una
per ogni camera, ed eseguite con somma diligenza, per-
fezione eli colorito, ed eleganza di disegno, tanto nelle
figure, quanto negli ornati che le accompagnavano.
Una sì interessante scoperta fece sì che il celebre pit-
tore Raffaele Meugs il quale trovavasi in Roma, ed
era grande amico del sullodato cav. Azara, essendo
accorso a vedere le suddette pitture sufficientemente
conservate, le trovò di tanto buono stile, che acciò non
perissero, come al nuovo appulso dell'aria suol succe-
dere, egli si mise a disegnarle attentissimamente col-
l'aiuto del cav. Maron suo cognato, malgrado l'umi-
dità del luogo profondo in cui stavano. Le pitture, e
le loro copie colorite furono trovate tanto graziose,
che gl'interessati in questa cava, anche per consiglio

del Mengs, si determinarono a farle incidere con ogni
possibile diligenza.

« A tale effetto fu scelto il valente incisore Campa-
nella, ed affinchè gli amatori delle arti avessero un'idea
perfetta di quei preziosi monumenti, il sullodato Ca-
millo Buti, il quale era nato in una delle case della
stessa villa Montalto, ove la sua famiglia era da più
anni domiciliata, si accinse a colorire le suddette
stampe con eleganti miniature rappresentanti con in-
dicibile esattezza e perfezione gli stessi colori delle
antiche pitture originali, formando così una bella col-
lezione di tredici rami, quante erano le pareti dipinte
rimaste in essere.

« Il manifesto die diedesi allora al pubblico colla
pianta del Palazzino è forse il più dotto, che iu questo
genere sia mai uscito alla luce, ed è dettatura dello
stesso Antonio Raffaele Mengs, il quale vi seppe iu
poche parole rilevare tutti li pregi di queste pitture,
preferibili a quelle delle terme di Tito.

« Mentre si consagravano in tal guisa all' eternità
quelle pitture mercè le belle incisioni, e miniature
fattene, gli originali, (come leggiamo nel Diario di
Roma n. 266, in data dei 19 luglio 1777, p. 8) ve-
venivano, con le debite licenze segati dai loro rispet-
tivi muri da un negoziante inglese (il Jenkins), che
le rivendette a Milord conte di Bristol, da cui furono
portate in Inghilterra, ove si trovano nel suo museo
antiquario ».

Scoperte di qualche importanza, e che hanno in
ogni caso il merito della novità, sono quelle fatte, al
decimosesto miglio della via Laviniate, di contro al
casale della Capocotta, alla quota di m. 50 sul mare.
Gli scavi eseguiti per 1' apertura di uno dei nuovi
grandi viali della Tenuta reale, hanno mostrato essere
la Capocotta luogo antico, e non privo di monumenti
scritti e scolpiti, del quale stato di cose nessuno aveva
ancora avuto sentore. Le vestigia scoperte nel mese
di marzo sono troppo poca cosa per mostrarci se si
tratti di una villa, o di un casale di latifondo, o di un
borgo sul genere del Vico Augustano. Pare che con-
tenesse popolazione relativamente numerosa, a giudi-
care dal numero dei sepolcri trovati vicino al sito nel
quale il viale aperto da S. M. sbocca nell'antica strada.
Vi sono state scoperte due iscrizioni. La prima, incisa
su lastra di marmo scorniciata, alta m. 0,53, larga
 
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