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NECROPOLI DEI, TERRITORIO CARENATE
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che potessero aver preceduto le spade più lunghe del
tipo nostro trovate in Etruria e nel Lazio (') e più
frequentemente ancora nelle regioni adriatiche (2). Il
Naue ricorda spade simili di Za Polsnob e della Bo-
snia (3), sicché nel complesso sembra trattarsi d'un
PiG. 28. — Spada di ferro Fio. 29.— Sciabola di ferro
(tomba XLI). (tomba LXIX).
modello d'arma più propria dei paesi dell'Adria-
(') A Perugia, Tarquinia, Falerii, Palestrina, cfr. Brizio,
1. c., p. 229. Un esemplare è nel museo di villa Giulia. Si può
aggiungere Caere, dove tale spada appare dipinta in una tomba
(Dennis, Cities and cemet, I, p. 251) e Populonia, dove fu
rinvenuta recentemente (Milani in Not. scavi 1905, p. 58, fig. 8
a sin.; nella numerazione delle figure c'è stato uno scambio
facile del resto a correggere).
(*) A Numana, Osimo, Tolentino, Chigiano. Le citazioni in
Brizio, 1. c.
(3) Vorrdmische Schwerter, p. 89.
Monumenti Antichi — Voi. XVI.
tico che di quelli del Tirreno. Si potrebbe esser ten-
tati a riconnettere questa spada con quella ricurva e
ad un solo taglio che Polibio assegna ai Galli
ma, tranne un modellino del ripostiglio di Telamone,
che il Milani riconobbe come arma gallica (2). non
Fig. 30. — Fodero di un pugnale di ferro (tomba XVI).
saprei, quale necropoli di questi popoli ne abbia dati
esempi. Per quel che stabilì il Brizio (3) e per i dati
degli scavi di Tolentino (4) e di Populonia (5) tale
tipo di spada devesi ritenere più tardo degli altri due.
Pugnali. Sono tutti in ferro per solito a lama
larga e robusta con manico assai probabilmente di
(>) Polyb., II, 30, 8; 33, 3; III, 114, 3; cfr. anche Liv. XX, 42
e 49 ; Plutarch, Camillus, 40 e 41 ; Biod. Sic, V, 30, 4. Le strane
esagerazioni specialmente di Polibio su tali armi (aids /jé^ca-
gai... ei'9éu>g ànok~vaTQOì<vTtu xcum ótusvai xaià /jfjxog xaì xaxà
nXàxog éni roaoVxoy &at,èàv fif] dio rtg ùvaGroocprjv ro?j /Qtoité-
voig, £Q£Ì<sitvTiig ngòg TTjf yT]v dnsvSvvai tG> nodi, rekéaig &nqax-
rov sìvai rfjv devrÉQCtv n).ì]yì]v avriov; II, 33, 3) si spiegano per
la leggenda formatasi intorno ai costumi dei Galli dopo le guerre
coi Romani (cfr. Pais, Storia di Roma, I, parte 2% p. 78). Per
le ultime conseguenze a cui si giunse nell'età classica con l'esa-
gerare i costumi dei popoli stranieri, basterebbe ricordare le ca-
pricciose armature date ai gladiatori rappresentanti delle varie
nazionalità {Thraces, Samniles, etc).
(2) In Studi e Materiali, I, p. 136, fig. 30.
(3) Mon. Lincei, 1. c.
(4) Silveri Gentiloni in Bull, di Pai, 1880, p. 155.
(6) Milani in Not. scavi 1905, p. 58.
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che potessero aver preceduto le spade più lunghe del
tipo nostro trovate in Etruria e nel Lazio (') e più
frequentemente ancora nelle regioni adriatiche (2). Il
Naue ricorda spade simili di Za Polsnob e della Bo-
snia (3), sicché nel complesso sembra trattarsi d'un
PiG. 28. — Spada di ferro Fio. 29.— Sciabola di ferro
(tomba XLI). (tomba LXIX).
modello d'arma più propria dei paesi dell'Adria-
(') A Perugia, Tarquinia, Falerii, Palestrina, cfr. Brizio,
1. c., p. 229. Un esemplare è nel museo di villa Giulia. Si può
aggiungere Caere, dove tale spada appare dipinta in una tomba
(Dennis, Cities and cemet, I, p. 251) e Populonia, dove fu
rinvenuta recentemente (Milani in Not. scavi 1905, p. 58, fig. 8
a sin.; nella numerazione delle figure c'è stato uno scambio
facile del resto a correggere).
(*) A Numana, Osimo, Tolentino, Chigiano. Le citazioni in
Brizio, 1. c.
(3) Vorrdmische Schwerter, p. 89.
Monumenti Antichi — Voi. XVI.
tico che di quelli del Tirreno. Si potrebbe esser ten-
tati a riconnettere questa spada con quella ricurva e
ad un solo taglio che Polibio assegna ai Galli
ma, tranne un modellino del ripostiglio di Telamone,
che il Milani riconobbe come arma gallica (2). non
Fig. 30. — Fodero di un pugnale di ferro (tomba XVI).
saprei, quale necropoli di questi popoli ne abbia dati
esempi. Per quel che stabilì il Brizio (3) e per i dati
degli scavi di Tolentino (4) e di Populonia (5) tale
tipo di spada devesi ritenere più tardo degli altri due.
Pugnali. Sono tutti in ferro per solito a lama
larga e robusta con manico assai probabilmente di
(>) Polyb., II, 30, 8; 33, 3; III, 114, 3; cfr. anche Liv. XX, 42
e 49 ; Plutarch, Camillus, 40 e 41 ; Biod. Sic, V, 30, 4. Le strane
esagerazioni specialmente di Polibio su tali armi (aids /jé^ca-
gai... ei'9éu>g ànok~vaTQOì<vTtu xcum ótusvai xaià /jfjxog xaì xaxà
nXàxog éni roaoVxoy &at,èàv fif] dio rtg ùvaGroocprjv ro?j /Qtoité-
voig, £Q£Ì<sitvTiig ngòg TTjf yT]v dnsvSvvai tG> nodi, rekéaig &nqax-
rov sìvai rfjv devrÉQCtv n).ì]yì]v avriov; II, 33, 3) si spiegano per
la leggenda formatasi intorno ai costumi dei Galli dopo le guerre
coi Romani (cfr. Pais, Storia di Roma, I, parte 2% p. 78). Per
le ultime conseguenze a cui si giunse nell'età classica con l'esa-
gerare i costumi dei popoli stranieri, basterebbe ricordare le ca-
pricciose armature date ai gladiatori rappresentanti delle varie
nazionalità {Thraces, Samniles, etc).
(2) In Studi e Materiali, I, p. 136, fig. 30.
(3) Mon. Lincei, 1. c.
(4) Silveri Gentiloni in Bull, di Pai, 1880, p. 155.
(6) Milani in Not. scavi 1905, p. 58.
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