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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 16.1906

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Paribeni, Roberto: Necropoli del territorio Capenate
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https://doi.org/10.11588/diglit.9313#0234

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NECROPOLI DEL TERRITORIO CAPENATE

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questa opinione il fatto, che i disegni dei lati (catena
di fiori di loto e palmette, e uccelli dal corpo allun-
gato intramezzati da stelle o fiori) sono quelli stessi
che tornano sulla grande maggioranza dei vasi, anche
di quei d'uso, e che la scena dei pesci e del pescatore
raffigurata sotto la carena (fig. 55) mostra d'avere
troppo sapore realistico per prestarsi a interpretazioni
simboliche.

La decorazione nei vasi d'impasto bruno manca
raramente, e consiste in ornati dipinti, o graffiti, o
incavati, o impressi a stampo.

Le decorazioni dipinte sono molto rare, nel mate-
riale che abbiamo esaminato, non ce n'è che un esem-

nella ceramica corintia ('). Ma quelli che imperano
più largamente di tutti sono i motivi greco-orientali,
la treccia cioè così frequente nei vasi dipinti ionici
(t. XXXVI n. 17) e in specialissimo modo il loto, in
tutte le sue forme di gemma, di fiore sbocciato o già
completamente aperto (palmetta) (2). Il più frequente
è il fiore con due petali ripiegati in basso, ossia già
bene sviluppato.

Le catene di fiori o bottoni di loto e palmette
non sono mai in doppia serie, l'una sopra e l'altra
sotto, come si vede tanto frequentemente nei vasi
attici; ricordano invece quelle catene semplici che
appaiono nei vasi rodii e nei ciprioti (:i). A rappre-

Pig. 55. — Figure graffito sotto la carena di una delle barche
di tomba XVI.

pio: due kantharoi di t. LXI (n. 8) recano dipinto
in color nero un meandro poco visibile, perchè non
risalta sul fondo bruno del vaso (').

La grandissima maggioranza di questi vasi sono
decorati a graffito. Tra i motivi ornamentali alcuni
rimontano al repertorio villanoviano, o al geometrico
greco, per esempio i triangoli vuoti o ripieni di punti
o di lineo parallele ad un lato, la sivaslika, il
meandro, altri appaiono assai frequentemente sui più
antichi vasi del continente greco, p. es. le zone di se-
micerchi sovrapposti a guisa di embrici, così comuni

Noi. scavi 1887, p. 503), una già nella collezione Ceselli
(Falchi, ibid.) una da l'orto: Pinza in Mon. Lincei, XV, fig. 174,
e una nel Museo Capitolino già di proprietà Castellani. (Pinza
ibid. p. 586, nota 1). Nella ceramica laziale sono noti dei
vasetti piatti e allungati, ai quali oltre il nome di saliere
e di lucerne è stato dato anche quello di barchette. Non credo,
che abbiano a che fare con le nostre, e che siano state fab-
bricate con l'intenzione di far dei simulacri di barche ; alcune
di esse hanno infatti un piede, cfr. ad cs. Boni in Noi. scavi
1903, p. 154.

(') Due riscontri veramente ben lontani di pittura in nero
sul bruno si hanno in due vasetti d'età micenea, uno di Stiria
(Attica), Stais in 'Fkp. 'Aqx- 10°5. P- 199. l'altro di H. Triada
(Creta), Paribeni in Mon. Lincei, XIV, p. G88. Di materiale
italiano offrono riscontri i vasi delle necropoli lombarde tipo
(iolasecca, II periodo, Castelfranco in Bull, di Pai. 1870, p. 87,
Montelius Civ. primitive, I, p. 241.

sentare le serie doppie vi sono però catene di palmette
alternatamente dritte e rovescie, queste ultime sormon-
tate da un fiore di loto (p. es. fig. 54, n. 1). Talvolta
tanto le palmette, che i fiori sono esageratamente
allungati (fig. 60) tal'altra fortemente stilizzati, per
es. in una delle due barche di t. XVI (fig. 54 n. I
a sinistra) dove la palmetta è ridotta a due sole foglie,
e al termine della zona a una sola. Viceversa si hanno
altre volte (fig. 56) delle fedeli ed elegantissime imi-
tazioni dei modelli greco-orientali (4) e finalmente delle
variazioni più o meno complicate e di buon gusto come
nelle palmette e reticolato di un vaso di t. LX (tìg. 57)
e di uno di t. L1V (fig. 66).

Un motivo che appare pure frequentemente è
quello che ho chiamato curva rigirala continua

(') Pottier, Catalogue, II, p. 466.

(2) Cfr. sul loto Montelius, Die lypoloi/ische Melhode, p. 77.
Non ho potuto consultare il libro del Goodyear, The t/rammar
of the lotus. La dipendenza delle decorazioni dei vasi d'impa-
sto graffito da motivi greco-orientali fu messa già in luce dal
Karo, nella sua dissertazione De arte vascularia anliquissima
quaestiones.

(3) Montelius, Die typol. Melhode, pp. 103, 109, figg. 482,

483.

(*) Cfr. i modelli in Montelius, Typolog. Melhode, p. 100,
lig. 444.
 
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