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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 16.1906

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Paribeni, Roberto: Necropoli del territorio Capenate
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https://doi.org/10.11588/diglit.9313#0243

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4fió

da una parte. Ed è impressionante pensare, che già
sette secoli prima di Cristo pervenivano in Occidente
le figure araldiche dalle stesse regioni orientali, che
tornarono a insegnarle in forme tanto simili ai Cro-
ciati del secolo XI.

Vasi d'impasto con figure incavate. La serie
più importante di oggetti rinvenuti a Capena in questi
scavi e in quei precedenti, per quanto ho potuto rac-
cogliere notizie su di essi, è quella dei vasi d'impasto
con figure incavate. Nessun'altra necropoli finora sem-
bra averne dati in maggior quantità ('). Alcuni pochi
se ne ebbero dalle necropoli falische (2), uno da Chiusi
è al Museo del Louvre (3), uno fu rinvenuto a Vulci in
una tomba a fossa (4), uno a Perento in una tomba a ca-
mera insieme con buccheri fini (5) due a Città di Castello
in una tomba a fossa uno di provenienza ignota
è al Museo Gregoriano (7), di due inediti di Saturnia
mi mostrò le fotografie il sig. Pericle Perali. Particolar-
mente ricca sembra esserne stata la necropoli sabina di
Poggio Sommavilla (comune di Collevecchio) posta sul-
l'altra sponda del Tevere, quasi di fronte alla necro-
poli capenate. Cinque tombe in essa recentemente esplo-
rate diedero tre di questi vasi (8). Ornamenti ad incavo

(') Tra interi e frammontaii quattordici esemplari, cfr.
tav. Ili fig. 70-73, p. 344, 372.

(2) Barnabei, in Mon. Lincei, IV, p. 290, fig. 147, ora in
Museo di Villa Giulia, n. d'invent. 4711 e 4712. L'incavo è
molto leggero, tanto che nella relazione citata è passato inos-
servato.

(3) Pottier, Catalogne, p. 343, Vases antiques, C. 546.
(4J Gsell, Fouilles de Vulci, p. 368, tav. Ili, 1.

(5) Pasqni, in Not. scavi, 1902, p. 92.
(«) Pellegrini, in Not. scavi 1902, p. 489, fìg. 7 ; 490,
fig. 8.

(7) E per la forma simile a quello di Ferento (nota 4) con
ventre globoso, piede imbutiforme e due anse. Le rappresen-
tazioni (un uomo tra due cavalli dal corpo allungato cilindrico
e dalle criniere irte simili a quelli dei vasi del Dipylon) e gli
ornamenti (un meandro semplice pure incavato sul ventre o
dei triangoli sotto le anse) sembrerebbero molto arcaici; mentre
invece la terra giallognola nell'interno e in frattura, nera al-
l'esterno e ben cotta fa un'impressione di età recenziore.

(8) Pasqni, in Not. scavi 1896, p. 479, fig. 2; 480, fig. 3;
483, fig. 6. Il sepolcreto di Poggio Sommavilla fu frugato dal
Fossati negli anni 1836-38. Nelle troppo brevi e vaghe sue
relazioni {Bull. /st. 1836, p. 172; 1837, pp. 65 e 209; 1838,
p. 71) si parla della forma delle tombe (camere) e dei trova-
menti più cospicui (vasi dipinti e bronzi). Che vi fossero però
anche vasi d'impasto graffiti e coloriti di rosso, si può dedurre
dalle parole del Fossati (Bull.. 1837, p. 67): «i vasi comuni
di buccaro negro portano evidentissimi segni di pitture in
lince in minio, ciò che non vidi altrove ». Di vasi con incavi

4nr>

diversi però dai nostri sono nei fittili della necropoli
felsinea (periodo Arnoaldi) (').

L'incavo doveva essere fatto sulla creta alquanto
indurita ma non cotta, a mezzo d'un ferro tagliente, e
doveva essere riempito di una materia colorata o bril-
lante. I vasi di Poggio Sommavilla conservano tracce
di ocra rossa o di una materia biancastra (2) ; tracce
cospicue di color rosso si osservano nell'esemplare del
Gregoriano; nei nostri tracce biancastre si osservano
nei frammenti descritti a p. 344 e qualche traccia di
rosso nel vaso di t. XXXV (fig. 71-72), per gli altri ci
assicurano, che un rivestimento ci deve essere stato,
la superficie scabra e opaca dell'interno delle figure,
mentre il resto del vaso è accuratamente lucidato. Si
tratta pertanto di una specie di intarsio o di incrosta-
zione, tecnica non comune nei vasi di terracotta e di
gusto primitivo e barbarico. Non credo sia il caso di
pensare a imitazioni di oggetti provenienti dal com-
mercio transmarino, come potrebbero essere vasi me-
tallici lavorati al niello o all'agemina.

I primi saggi d'incavo nelle pareti dei vasi di terra
appaiono in Italia in età remotissima, nelle ceramiche
cioè dei fondi di capanne trovati nella valle del Vi-
brata (:!). Oltre ad ornamenti graffiti alcuni di questi vasi
recano profondi intagli per lo più triangolari sull'orlo
dei vasi. Non voglio per questo sostenere, che la nostra
ceramica derivi da questi prototipi, ma credo, che
essi mostrino abbastanza chiaramente, che l'uso di in-
cavare nelle pareti del vaso poteva sorgere spontanea-
mente, quasi automaticamente dal graffito ; bastava,
che invece di usare la punta del graffio si facesse
agire sulla pasta non dura la parte più grossa dello
strumento. Anche nel materiale non ricco nè numeroso
che ho preso ad illustrare, possiamo trovare qualche
esempio di questi primi saggi d'incavo.

non si parla, a meno che non si debbano attribuire ad essi le
parole seguenti del Fossati, che sembrano più propriamente de-
notare i vasi con decorazioni a stampa : « il vasellame ordinario
è quasi sempre a fasce d'ornati a stampiglia vari che saran
materia a dotti ragionamenti « (ibid.). Uno dei vasi dipinti è
riprodotto in Monumenti dell'Ut., li, tav. 55.

(>) Cfr. Gozzadini, Scavi Arnoaldi, tav. Ili, IV ; Ghirar-
dini, in Mon. Lincei, VII, p. 71, fig. 16 seg.

(2) Pasqui, loc. cit. nella nota 8 di p. 465.

(3) Colini, in Bull, di Pai, 1901, p. 121, 129, tav. IX.
Saggi di ceramica incavata sono anche nel materiale preistorico
francese (cfr. Chauvet in Congrès d'Anthrop. et d'Arch. préhist.
de 1900, p. 371, tav. X), sicché l'uso di questo genere d'orna-
mentazione sembra abbastanza largo ed esteso.

NECROPOLI DEL TERRITORIO CAPENATE
 
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