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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 16.1906

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Paribeni, Roberto: Necropoli del territorio Capenate
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https://doi.org/10.11588/diglit.9313#0244

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407

NECROPOLI DEL TERRITORIO CARENATE

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Tale è l'incavo rappresentato a fìg. 70 dove l'ani-
male dal corpo stranamente sottile è ottenuto appunto
con un solo tratto di uno strumento a punta larga
maneggiato come un graffio. Ed è notevole, che la
figura rappresentata, una cerva col capo volto all'in-
dietro, è tra quelle che trovano riscontro nei modelli
più antichi, come ad es. nei vasi geometrici del Di-
pylon e nei rodii ('). Pure con un semplice graffito

Da un graffito largo era facile giungere alle forme
più sviluppato d'incavo completo quale per es. quella
del bel kantharos di tav. Ili, 4 (')•

Tali figure completamente incavate poterono poi
facilmente suggerire il pensiero dell' incrostazione ;
non era già una novità, anzi era piuttosto un ritorno
all'antico o meglio l'applicazione a superficie più
grandi di un principio decorativo già usato; si sa, che

a punta larga è ottenuta la singolare decorazione del

Pig. 71. — Vaso biconico d'impasto (tomba XXXV).
vaso di t. XXXV (fig. 71 e 72) e dell'analogo di p. 372.

(•) Cfr. p. 456.

incrostazioni con sostanze rosse o bianche entro solchi
graffiti si hanno fino in ceramiche neolitiche, nè l'uso
ne era giammai cessato Così le figure intarsiate
dei vasi d'impasto italici potevano rassomigliare a
quello dipinte a piena macchia nei vasi geometrici e
nei protocorintii che venivano dal commercio marittimo.
Negli uni come negli altri le figure non avevano linee
nell'interno del corpo, e solo pel diverso colore spic-
cavano dal fondo, e attraevano lo sguardo.

La tecnica dell'incavo nei nostri vasi può essere
cominciata presto, forse su modelli geometrici, prima

(') Non voglio davvero intendere, che quel determinato
kantharos sia più recente del vaso con la cerva o dell'altro
di fig. 71. La tecnica a completo incavo era seguita contem-
poraneamente alle altre dei graffiti a punta stretta o larga,
anzi dallo stesso figulo, come appare precisamente dal kantharos
citato, in cui la parte inferiore è decorata a graffito (cfr. p. 300).
Il vaso poi di fig. 71 con la strana stilizzazione delle due figure
animali con le molte ali (?) segnate a guisa di punti interro-
gativi sul dorso (vedi la descrizione a p. 312) mi sembra più
ritardatario che arcaico. Il fabbricante di quel vaso aveva già
veduto gli animali alati dell'arto greco-orientale, non solo, ma
aveva già elaborati quei tipi, credendo nel grossolano suo gusto
di aggiunger loro bellezza o pregio, col moltiplicare quelle
ali che gli avevano fatto così grande impressione.

(2) Per l'età neolitica, bibliografia in Colini, in Bull, di
Pai, 1904, p. 281; per la prima età del ferro in Gsell, Fouilles
de Vulci, p. 262. Il libro del Wosinski, Die inkrustierte Ke-
ramik, non si occupa del materiale italiano.
 
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