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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 17.1906

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Orsi, Paolo: Gela: scave del 1900-1905
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https://doi.org/10.11588/diglit.12731#0010

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GELA

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di moderata portata. È del paro fantastico che il suo
nome derivi da un radicale siculo, indicante gelo
(Suida ; Stef. Bizantino s. v.) ; nel rigidissimo inverno
del 1905 nè le sue rive gelarono all'atto, nè le sue
acque trassero ghiaccino dai monti, cosa impossibile
a qualunque corso dell'isola. La sua foce deve essere
stata in antico per brevissimo tratto navigabile, perchè
allora più ricca di acque, assai meglio curata la po-
lizia fluviale, e minima (poc'oltre un metro) la pescag-
gione delle navi('); corno i porti-canali della Ro-
magna, essa servì di ricovero al naviglio leggero che
non volevasi trarre in secco.

Ma l'importanza del Gela fu in antico, come è
oggi ancora, sopra tutto irrigatoria e fecondatrice ;
oggi uno sbarramento a circa otto km. dalla città, e
tutto un sistema di canali d'irrigazione hanno roso la
piana una delle più fertili e delle meglio coltivate
della Sicilia ; nè gran fatto diversa doveva essere la
condizione antica, sebbene nessun documento scritto,
nessun avanzo monumentale sia a noi pervenuto sulle
opere di canalizzazione dei Gelesi ; ma il fiume divi-
nizzato e la sua immagine riprodotta costantemente
sulle monete, come Aretusa nelle siracusane, denotano
in quale alto conto fossero tenute le sue acque be-
nefiche, ed indispensabili alla prosperità agricola della
città.

Questa era tutta raccolta sulla collina, e malgrado
l'importanza storica grandissima raggiunta nel sec. V,
era piccola, modesta, non toccò mai la vasta esten-
sione murale di Siracusa e di Agrigento, nè la popo-
losità di queste due vaste metropoli. Dei suoi monu-
menti antichi è presto detto tutto affermando, che nulla
più ne esiste. Le sue mura, secondo lo Schubring (op.
cit., p. 90), cingevano l'intera collina, pur convenendo
egli che soltanto meno della metà era abitata; maio
non posso accettare tale suo avviso, perchè in tutta
la vasta contrada di Caposoprano non vi ha di esse
la più piccola traccia. Invece io penso che il perimetro
murale antico corrispondesse a quello medioevale, ancor

(') Sui porti-canali dell'antichità veggasi Columba, 11 mare
e le relazioni marittime tra la Grecia e la Sicilia nell'anti-
chità (Palermo, 1890), p. 6. Il Turias nell'antichità era na-
vigabile dalla foce sino a Leontini, cioè per circa 10 km. Oggi
è per breve tratto appena accessibile a burcbielli di pescatori.
Ancbe il piccolo porto di Camarilla, allo sbocco dell'Hipparis.
non poteva essere che un porto-canale.

oggi così ben definito, con l'aggiunta del tempio; così
la città murata, chiusa a ponente dal vallone della
villa, aveva un'area rettangolare di circa m. 1500
X 700 = mq. 1.050.000, cioè intorno al doppio della
piccola Megara H. (ettari 61); ma stava assai al di
sotto di Siracusa col suo immenso recinto murale
(e. 1814) e di Agrigento (e. 517). Il Beloch (') as-
segna a Gela 200 ettari e 30 mila abitanti, ed io mi
trovo in perfetto accordo con lui, dovendosi aggiungere
all'area murata, dianzi calcolata, una lunga striscia
di case giù alla marina attuale con abitazioni dei
marinai, con l'emporium delle merci, con piccoli can-
tieri (veoffoi'xoi) per i legni di commercio ; e poi a
ponente, il tratto meridionale di Caposoprano (Lin-
dioi?) sterile di sepolcri, ma con tracce di abitazioni,
formava un tiqoc«jt£iov forse provvisoriamente murato
nei primi momenti della colonia, ma aperto poi. Così
Terranova attuale, che conta 22,855 abitanti, non era
gran fatto inferiore all'antica Gela. Ma a codesta po-
polazione urbana voglionsi aggiungere alcune migliaia
di Greci con stabile dimora nella campagna, sopra
tutto sulle ridenti e sane colline di NE, le cui vaste
e ricche necropoli del sec. V sono il più eloquente
documento di una popolazione agricola greca, perma-
nente, ed agiata. La piana invece malarica e le aride
colline di NO. devono esser state esercitate dai servi
della gleba, siculi, o prigionieri (cfr. su ciò il capi-
tolo VI, 1).

Ritornando ai monumenti della città, il compito
dell'archeologo è, riguardo ad essi, purameute negativo;
persino delle grandi distruzioni di essi negli ultimi
secoli non è stato tenuto alcun ricordo scritto. Io ho
attentamente percorso tutto il tracciato medioevale
delle mura della terra, per esaminare se -esistesse
qualche brano di muro greco; constatai bensì un assai
largo impiego di grossi massi, indubbiamente antichi,
ma nessun tratto di muro classico è superstite. La
distruzione del 281 che rese la città àniyiffTog, ra-
dendone la cinta sino alle fondamenta, e le consecu-
tive spogliazioni del medioevo hanno effettivamente
cancellata ogni traccia delle mura.

Dei resti di un antico teatro parlarono alcuni
scrittori locali; ma in formatale da lasciar più che

(') Popolazione antica della Sicilia, p. 13.
 
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