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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 17.1906

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Orsi, Paolo: Gela: scave del 1900-1905
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https://doi.org/10.11588/diglit.12731#0032
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GELA

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garzone, a confezionare un alto tripode. Il %aì.xtv$
àvrjQ attende a dare l'ultima mano all'opera sua, un
alto tripode-lebete, colle gambe desinenti in zampe
leonine, sorreggenti un bacino sferico, munito al lab-
bro di grandi anelli. È la forma consueta, quale ci

oggi, dopo 25 secoli, adibito dai ranneri del Veneto,
per tirare e vagamente decorare i secchi in rame da
acqua, che nel nome (calcidrelli) serbano ancora trac-
cia dell'antichissima loro origine industriale greca.
Un garzone tutto nudo tiene solidamente fermo con

vien fatta conoscere da rari originali, e da molte
figurazioni del VII e VI secolo ('). Un secondo esem-
plare è già stato completato, od attende l'ultimo tocco.
Il calcheuta vestito di una corta èl-oopig, attende con
cura delicata, espressa efficacemente nel profilo della
figura e nel gesto, a martellare, od a saldare con
chiavi il bacino laminato al sostegno, valendosi di
quello stesso martello angolare a lungo battente (tiyvqa,
anzi più esattamente qaiatì'jq, perchè ad una sola
testa) (2), che in forma pressoché identica vediamo

(') Blumner, Technol. und Terminol. der Gemerle u.
Kùnste der Griechen und Roemer, pp. 194 e 197.

(2) È la forma dorica in lamina, diversa da quella ionica
in fusione (Poterseli in Roem. Itlittheil. 1897, p. 1 e segg. ;

ambo le mani, per l'anello e per una gamba, il tri-
pode, perchè non si muova sotto la martellatura. Dal-
l'altro lato, una figura di uccello, mero riempimento
decorativo, chiude la rara rappresentazione (').

Savignoni, Di un bronzetti) dell' Acropoli di Atene, e di una
classa di tripodi di tipo c/reco orientale in Monum. Lincei,
voi. VII, p. 18 e segg).

(') Le rappresentanze vascolari di officine ceramografìche
non sono rare nel periodo più florido della pittura, e mi limito
a citare i due più completi esempi a noi pervenuti, quello del
vaso Caputi di Ruvo e dell'hydria di Monaco (Pottier, Douris
et les peintres de vases, figg. 2 e 4). Veggasi anche la nota
di F. Barnabei, Di alcune pitture di vasi greci nelle quali
si credè rappresentata la forma più antica della ruota da
vasaio ("Roma, Lincei, 1895J. Ma, per quanto è a me dato di
 
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