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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 17.1906

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Orsi, Paolo: Gela: scave del 1900-1905
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https://doi.org/10.11588/diglit.12731#0042

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GEL 4

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tabulari e craniali di bambino, od esternamente due
tazzine a zone.

Sep. 122. Scheletro in nuda terra, disteso sulla
roccia col cranio a SO, senza verun oggetto.

Sep. 123. Altra anfora, che faceva gruppo colle
precedenti nn. 120 e 121, nel cui interno avanzi di
uno scheletro infantile. Immediatamente sotto di essa
apparve :

Sep. 124, il coperchio dello stamnos fig. 46 a.
cm. 35 e calato in un cavo delle sabbie geologiche
compatte. Nell'interno vi erano tre piccole kylikes
(fig. 46) nerastre iridescenti, con filetto rosso e bianco,
che soglionsi attribuire alle fabbriche di Rodi, e sul

Fig. 46.

fondo un pugno di candide ossa cremate, assieme ad
un aryballos grezzo.

Sep. 125. Area rettangolare di circa 2 mq., cir-
condata di una fila di pezzi di mattone, arsi dal
fuoco, e piena di cenere, carboni, ed ossa cremate,
raccolte forse dapprima in un ossuario, del quale però
non avvertii frammenti ; vi erano invece dei piccoli
cocci insignificanti, ed intero soltanto un bombylios
corinzio.

Sep. 126. In un angolo dell' ustrino anfora ada-
giata colla bocca ad 0, contenente poche ossa di
bambino.

Sep. 127. Piccolo sarcofago monolito di m. 1,20 X
0,35, dir. E-O, coperto di un solo pezzo, e racchiu-
dente un nudo scheletro. All'esterno frammenti di taz-
zine e di una kylix n. e r.

Sep. 128. Bellissima anfora globare, pressoché
eguale all'esemplare del sep. 316, con i piccoli e ro-
busti manichi decorati di una doppia funicella e
l'ampia bocca chiusa da una scaglia. È un tipo di an-
fora caratteristico per la forma dei manichi, il quale

occorre sovente a Megara H. (Orsi, op. cit., col. 137;
di più numerosi esemplari inediti) e di cui conver-
rebbe indagare il luogo di fabbricazione. Neil' interno
tracce di uno scheletro di poche settimane.

Sep. 129. Grande sarc. monolito di m. 2,65X0,63,
dir. E-O, coperto di un grande lastrone monolito; lo
scheletro di grandi dimension, col cranio ad E, era
assolutamente nudo. All'esterno frammenti di un grande
bombylios cor.

In Via Bonura si notano lunghi tratti di ter-
reno assolutamente sterili, e poi grandi ondulazioni
della roccia, costituita, come in tutto il Borgo, da
banchi di sabbie marine sollevate e solidificate. A
tratti ho notate profonde incisioni con terre smosse,
contenente detriti fittili antichi di vario genere, ma
per lo più insignificanti; procedendo verso la estre-
mità orientale della strada, ebbi notizie di scoperte
colà avvenute circa vent'anni addietro, le quali me-
ritano essere qui ricordate. Costruendo la casetta
n. 34 gli operai di allora s'imbatterono negli avanzi
di un fabbricato che si cominciò a demolire, essendo
fatto di belli e grandi massi squadrati. Intervenuto
il sindaco d'allora, sig. Cannizzo, amante di antichità,
continuò per suo conto le indagini ; mi si assicura
venisse scoperto un vano sotterraneo, entro cui era
una scultura rappresentante, secondo la voce popo-
lare, « una regina con un cervo o cagnolo in braccio »,
forse una imagine di Artemide o di Demeter, oppure
un rilievo funebre con offerta. Nella casa limitrofa
del sig. Vanasco sarebbesi rinvenuta una massa di
vasellame acromo e di terrecotte ieratiche dell'ul-
timo arcaismo, delle quali cose parecchie io vidi ef-
fettivamente presso il detto signore.

Tutto questo erami stato riferito prima che io
ponessi mano al terreno davanti alle case n. 32 e 34;
e le esplorazioni da me eseguite hanno esattamente
confermata l'esistenza di ragguardevoli manufatti sot-
terranei, e di un vasto deposito di terrecotte, che
dovevano avere vicendevole per quanto non troppo
chiara relazione. Lo schizzo planimetrico d'insieme,
quello di dettaglio e le sezioni che presento, ci illu-
minano meglio sulla ubicazione, forma e struttura
delle opere (figg. 47, 48, 49), i cui residui scampati
ad una prima distruzione io ho fatto poi religiosa-
mente ricoprire. Tra la parte centrale di Via Bonura
e le case 32 e 34, il suolo non offre più tombe, ma
 
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