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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 17.1906

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Orsi, Paolo: Gela: scave del 1900-1905
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https://doi.org/10.11588/diglit.12731#0067

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125

GELA.

126

da vicino un modello metallico, come tutta la sagoma
del corpo e lo spigolo delle spalle; si pensa, anche
non volendo, alle situle venete ed italiche. Il coper-
chio era uno scodellone con fascie e rosettone rosso,
a color brillante smorzato, rotto in antico, e con punti
di cucitura antichi. Il vaso conteneva frammenti lo-
gori di ossa di bambino con un piccolo aryballos cor.
decorato di testa leonina. All'esterno di esso un bom-
bylios cor. (arpia), e quattro tazzine a zone, di cui
una con cani schematici.

Il nostro vaso è un unicum nel suo genere, non
solo nella Sicilia ma anche altrove, ed è un prezioso
documento dell' influenza dall' industria cretese eser-
citata così in Sicilia, come nel NE dell' Italia. Il
contenuto di esso e delle tombe circostanti fissa al
VI secolo, forse anche alla seconda metà del VII,
l'età di codesti sepolcri; ma ciò non esclude che il
vaso possa essere di parecchi lustri più antico e ri-
salire comodamente al sec. Vili.

Nelle vecchie famiglie della Sicilia e del Napo-
letano, e nei monasteri, si conservano grandi giarro
per liquidi, fabbricate non pure molti lustri ma fino
due tre secoli addietro. Nè altrimenti doveva essere
nell'antichità. Lo cuciture del coperchio dimostrano
trattarsi appunto di un recipiente già vecchio, e non-
dimeno gelosamente rispettato, forse come ricordo por-
tato dagli avi dalla lontana Creta. E penso ancora
che tutte le giarre gelesi, quale più, quale meno,
sieno più antiche assai dell'epoca segnata dal loro
contenuto funebre.

Chi studia codesti grandi recipienti, deve tener
d'occhio le isole dell'Orionte greco, Creta in partico-
lare. È difatto nel geometrico-miceneo cretese che noi
troviamo i più adatti riscontri; nel caso nostro spe-
ciale noi vediamo a Creta un gruppo di recipienti
fittili, omogeneo per forma e decorazione, di cui nes-
suno tocca le rilevanti dimensioni di quello gelese.
La forma ne è ovolare oblonga, con una testa tronca,
con due a quattro anse, talora con coperchio, od il
corpo partito in zone orizzontali, col corpo superiore
decorato di elementi geometrici (').

(') Nel Corpus dei vasi geometrici greci redatto da Sam
Wide, quelli cretesi a prevalente decorazione geometrica ana-
loghi al nostro, sono nove grandi recipienti descritti ed in
parto figurati nello Jahrbuch 1899, pp. 36-39; veggasi in par-

Fuori di Creta un solo esemplare io trovo che
più si accosta al nostro e per le spalle più pronun-
ciate e per la quasi identità delle due grandi anse
costolate verticali ('); alla Beozia esso è stato attri-
buito, ma dato il fondo comune del geometrico greco,
la fisionomia speciale di quello cretese, così nella
forma come nella decorazione, la compenetrazione
mutua di elementi dell' una e dell'altra regione, io non
esito a dichiarare che questo vaso, sebbene lo si
voglia beota, sente assai da vicino l'influenza di Creta.
Che poi l'esemplare di Gela si abbia a ritenere cre-
tese risulta dalla sua forma specifica, dalla qualità
dell'argilla, dalla decorazione puramente od esclusi-
vamente geometrica, ad elementi lineari e circolari,
caratteristici di quella regione.

Che tale forma di vaso fosse in uso a Creta in
tempi antichissimi, lo dicono le celebri pitture di
Rekhmara del sec. XVI (2), dove fra i molteplici og-
getti portati dai Kefa o Kefti (ritenuti oggi più che
Fenici, Cretesi) si hanno dei secchioni a due anse
verticali, per molti rispetti affini al nostro ; essi erano
metallici ; di qui la reminiscenza della sagoma e della
tecnica metallica dei manici, tanto bene avvertibile
nell'esemplare gelese (3).

Sep. 212. Anfora adagiata sulla roccia colla bocca
a SO; internamente ossicini umani e la piccola oeno-

ticolare il vaso fìg. 18 con fascie a circoli concentrici. Cfr.
altresì: Orsi, American Journal of Archaeology, 1897, p. 250;
Mariani, Antichità cretesi {Mon. Ant. Lincei*, tav. XII, 58;
Mariani, American Journal, 1901, tav. VI, 4, p. 304 (situla-os-
suario di Erganos con manichi come la nostra).

(') Wide, Jahrbuch, 1899, p. 81, Museo Nazionale di Atene
senza provenienza indicata. Invece il Collignon, Catal. d. vases
peints du Musée National oVAthènes, tav. XII, n. 222, p. 6,
lo segna come proveniente da Tebe. Un esemplare* inedito di
Cuma (Museo di Napoli), pure a decorazione geometrica, ha
la bocca totalmente aperta, assumendo cosi forma di ma-
stello.

(2) Riproduzione in Perrot, Ilistoire de Vari etc, voi. Ili,
p 751.

(3) Per la numerosa famiglia delle situle italiche il Ghi-
rardini {La situla primitiva italica studiata specialmente in
Bste, P. I, col. 53), già nel 1893 aveva richiamate le pitture
di Rekhmara, ed in accordo col Pigorini (Bull. Paleln. Hai.,
XIII, pp. 78-83) affermava, all'Oriente doversi la invenzione
di questo tipo di vaso, ed ai Fenici la introduzione di esso in
Italia. Oggi potrebbero forse sostituirsi ai Fenici i Cretesi,
pensando alla grande potenza ed alla vasta azione esercitata
dalla thalassocratia cretese, meravigliosamente affermata dalle
scoperte dei tre ultimi lustri.
 
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