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Orsi, Paolo: Gela: scave del 1900-1905
DOI Seite / Zitierlink: https://doi.org/10.11588/diglit.12731#0247
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GELA
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tav. IV), i quali erano o merceruaii, o valletti
{inrjQéTca) a piedi ed a cavallo; ma talvolta esso
venne adottato dagli stessi Ateniesi, secondo che è
stato chiaramente mostrato dall' Helbig ('), sulla
scorta dei vasi e di una statua dell'Acropoli, rappre-
sentante appunto un giovane cavaliere ateniese in co-
stume scita (2). La piccolezza del disegno ci toglie
di far osservazioni sui tratti antropologici della
faccia dei due cavalieri, a meglio determinare, se
essi sieno greci, tessali o sciti; ma io penso sieuo
Fio. 341.
greci anche por rispetto al loro armamento colla
doppia lancia (Tav. XXXXV).
La rappresentanza del ventre, è più comune ; una
quadriga al passo guidata da una donna in costume
ionico, e preceduta da Hermes; sullo fondo Apollo
lincine ed una dea. Lo stile del vaso è quello nero
dell'ultimo periodo, assai corretto e completato da
numerosi graffiti.
2) Hydria gemella alla precedente, a. cm. 42 7u
ma colla pittura un po' meglio conservata. Sulle spalle
quadriga in mezzo prospetto, coi cavalli in corsa,
montata dall'auriga in exomis bianca, preceduta e
(') Ilulbig, Les innsìg athhiiens, p. 1)9-40; Idem, Sitzungs-
bcrichte der bayr. Akademie 1807, li, p. 270 e segg.
('-) Jahrbuch, 1891, p. 239 e segg.; Joubin, La sculpturo
(jrecque entre les rjucrres mediques et Vepoque de Pericles,
p. 181 e segg.
Monumenti Antichi — Vol. XVII.
seguita da due opliti in grave armatura, muniti di
pelta e lancia, i quali incedono a gran passi, quasi
correndo. Sul ventre si ripete la scena dell'altro vaso,
cioè un carro con quattro divinità. Anche lo stile no
è eguale (Tav. XXXVI).
3) Hydria a f. n. di forma globaro, che risente
meno la tecnica del bronzo martellato, per la sop-
pressione dello spigolo vivo delle spalle ; essa è a.
cm. 40 '/« ed ha- una assai sobria decorazione sul
fondo tutto nero, consistente in una fascia r. sul
ventre a palmette adagiate, ed in una quadriga al passo
sulle spalle, inquadrata da fregi (fìgg. 346 e 347).
Queste tre hydrie nel disegno e più ancora nelle
sagomo ci dànno i tipi in voga alla fine della pittura
attica nera; l'hydria n. 3 fa presentire già l'aurora
della pittura rossa, durante la quale essa diviene la
forma consueta.
4) Grande anfora del tipo usuale nella fino della
pittura attica nera, la quale si raccorda ai copiosi
esemplari del sep. 5, sopra descritti. Essa misura in
alt. cm. 47, ha la stessa decorazione nel collo, sotto
le anse, ed al piede, dove vi ha di più una fascia
con animali (leoni e cinghiali affrontati). A) Tripudio
ed orgia bacchica; due grandi Sileni nudi, dei quali
uno itifallico, le code e le grandi barbo pavouazze,
sollevano da terra e reggono sopra una spalla ognuno
una Menade, dalle carni bianche, dal grande naso a
gocciola, la chioma disposta a krobylos cinta di foglie
d'ellera rosso e nere, coperto il corpo di un chitone
a fiorellini, stretto alla vita; l'ima scuote le nacchere,
l'altra regge fra le braccia l'animale bacchico, il cer-
biatto (fig. 348 e tav. XXXVII). B) Identica scena
con deboli varianti nella mossa e nel gesto dei per-
sonaggi; qui ambedue i Sileni sono itifallici. Sotto
il piede è dipinta a larghi tratti pavonazzi la sigla
data a fig. 349. Per la scena veggasi un gruppo al
tutto analogo nella oenochoe del Louvre : Pottier,
Vases du Louvre, tav. 76, F. 161.
5) Anfora della forma normale delle panatenai-
che, a. cm. 46, con brevi raggi alla base, e sul ventre
due riquadri a f. n. A) Dioniso sopra un mulo itifallico
dal muso bianco; esso è coronato di ellera e porta un
xk(>ag ; ai lati duo Menadi con chitone e scialle, una dello
quali scuote le nacchere. Sullo sfondo tralci con grap-
poli. B) Scena identica, con lievi varianti. Sotto il piede
debole traccia di un K pavonazzo. — Stile accurato.
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tav. IV), i quali erano o merceruaii, o valletti
{inrjQéTca) a piedi ed a cavallo; ma talvolta esso
venne adottato dagli stessi Ateniesi, secondo che è
stato chiaramente mostrato dall' Helbig ('), sulla
scorta dei vasi e di una statua dell'Acropoli, rappre-
sentante appunto un giovane cavaliere ateniese in co-
stume scita (2). La piccolezza del disegno ci toglie
di far osservazioni sui tratti antropologici della
faccia dei due cavalieri, a meglio determinare, se
essi sieno greci, tessali o sciti; ma io penso sieuo
Fio. 341.
greci anche por rispetto al loro armamento colla
doppia lancia (Tav. XXXXV).
La rappresentanza del ventre, è più comune ; una
quadriga al passo guidata da una donna in costume
ionico, e preceduta da Hermes; sullo fondo Apollo
lincine ed una dea. Lo stile del vaso è quello nero
dell'ultimo periodo, assai corretto e completato da
numerosi graffiti.
2) Hydria gemella alla precedente, a. cm. 42 7u
ma colla pittura un po' meglio conservata. Sulle spalle
quadriga in mezzo prospetto, coi cavalli in corsa,
montata dall'auriga in exomis bianca, preceduta e
(') Ilulbig, Les innsìg athhiiens, p. 1)9-40; Idem, Sitzungs-
bcrichte der bayr. Akademie 1807, li, p. 270 e segg.
('-) Jahrbuch, 1891, p. 239 e segg.; Joubin, La sculpturo
(jrecque entre les rjucrres mediques et Vepoque de Pericles,
p. 181 e segg.
Monumenti Antichi — Vol. XVII.
seguita da due opliti in grave armatura, muniti di
pelta e lancia, i quali incedono a gran passi, quasi
correndo. Sul ventre si ripete la scena dell'altro vaso,
cioè un carro con quattro divinità. Anche lo stile no
è eguale (Tav. XXXVI).
3) Hydria a f. n. di forma globaro, che risente
meno la tecnica del bronzo martellato, per la sop-
pressione dello spigolo vivo delle spalle ; essa è a.
cm. 40 '/« ed ha- una assai sobria decorazione sul
fondo tutto nero, consistente in una fascia r. sul
ventre a palmette adagiate, ed in una quadriga al passo
sulle spalle, inquadrata da fregi (fìgg. 346 e 347).
Queste tre hydrie nel disegno e più ancora nelle
sagomo ci dànno i tipi in voga alla fine della pittura
attica nera; l'hydria n. 3 fa presentire già l'aurora
della pittura rossa, durante la quale essa diviene la
forma consueta.
4) Grande anfora del tipo usuale nella fino della
pittura attica nera, la quale si raccorda ai copiosi
esemplari del sep. 5, sopra descritti. Essa misura in
alt. cm. 47, ha la stessa decorazione nel collo, sotto
le anse, ed al piede, dove vi ha di più una fascia
con animali (leoni e cinghiali affrontati). A) Tripudio
ed orgia bacchica; due grandi Sileni nudi, dei quali
uno itifallico, le code e le grandi barbo pavouazze,
sollevano da terra e reggono sopra una spalla ognuno
una Menade, dalle carni bianche, dal grande naso a
gocciola, la chioma disposta a krobylos cinta di foglie
d'ellera rosso e nere, coperto il corpo di un chitone
a fiorellini, stretto alla vita; l'ima scuote le nacchere,
l'altra regge fra le braccia l'animale bacchico, il cer-
biatto (fig. 348 e tav. XXXVII). B) Identica scena
con deboli varianti nella mossa e nel gesto dei per-
sonaggi; qui ambedue i Sileni sono itifallici. Sotto
il piede è dipinta a larghi tratti pavonazzi la sigla
data a fig. 349. Per la scena veggasi un gruppo al
tutto analogo nella oenochoe del Louvre : Pottier,
Vases du Louvre, tav. 76, F. 161.
5) Anfora della forma normale delle panatenai-
che, a. cm. 46, con brevi raggi alla base, e sul ventre
due riquadri a f. n. A) Dioniso sopra un mulo itifallico
dal muso bianco; esso è coronato di ellera e porta un
xk(>ag ; ai lati duo Menadi con chitone e scialle, una dello
quali scuote le nacchere. Sullo sfondo tralci con grap-
poli. B) Scena identica, con lievi varianti. Sotto il piede
debole traccia di un K pavonazzo. — Stile accurato.
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