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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 17.1906

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Orsi, Paolo: Gela: scave del 1900-1905
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https://doi.org/10.11588/diglit.12731#0273

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533

GELA

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la prima volta possediamo un prezioso notiziario collo
esatte circostanze di provenienza e di associazione dei
vasi di diversi stili, quindi con le prove del lento e
graduale passaggio dal nero al rosso. Per lo studio
della ceramica attica ritengo che i miei diari sulle
necropoli gelesi sieno un prezioso complemento a quelli
su Camarina, perocché ambedue ci porgono un largo
quadro, per chi brami indagare le condizioni dell'espor-
tazione attica in Sicilia dalla fine del sec. VI alla
prima metà del IV, e colmano quella lacuna che più
volte è stata lamentata per le città orientali dell' isola,
ed in primo luogo per Siracusa, la cui necropoli del
sec. V o è irreparabilmente perduta, o, misteriosa-
mente celata, resiste a tutti i tentativi da me fatti
per rintracciarla.

Del periodo della pittura nera bella e della rosso
severa più antica, quindi del tempo che corre dalla
fine del VI sec. al 470 circa, e che ci ha dato prima
le tazze dei Kleinmeister e poi le grandi coppe bi-
colori o rosso-severe, accompagnate dai nomi dei ce-
ramografi più gloriosi, e le grandi anfore e le hydrie,
non molto è stato ricuperato dagli scavi sistematici
e nemmeno da quelli tumultuari, almeno a giudicare
dal contenuto delle raccolte private di Gela; ed in
ogni modo non sono vasi veramente insigni per bel-
lezza, per soggetti e per firme, ma piuttosto materiale
corrente, tra cui prevalgono le anfore a tutto fondo
rosso con manichi costolati e le lekythoi. È il tempo
di Ippocrate e dei Dinomenidi, che a Siracusa tra-
dussero il nerbo delle energie e della forza finanziaria
di Gela, dove il fiore della cittadinanza rientra solo dopo
il 466 ; da allora sino alle guerre ateniesi la città
rinsanguata e florida godette della più alta prosperità.
Lo stile e la bellezza dei vasi di questo momento
rispecchia esattamente la condizione politica di Gela,
e storia ed arte si illuminano ed a vicenda si inte-
grano. L'incontro dello stile nero e di quello rosso
si è avvertito nel predio Lauricella, ma meglio an-
cora in quelli Leopardi e Romano-Lo Bartolo.

Dei grandi vasi stanno in prevalenza le anfore a
fondo totalmente rosso, rare le hydrie collo due sa-
gome arcaica e bella, poi i vasi a colonnette, laddove
mancano per intero i crateri a calice ed a campana;
rara vi è del paro la pelike, più propria alla seconda
pittura attica, sebbene non manchi un buonissimo
esempio della rosso severa. E del rosso bello sono

proprie le gentili anfore nolane, così copiose a Gela,
mentre figurano come vere eccezioni topografiche e
cronologiche le pochissime lekythoi aryballiche (').

Ma ciò che costituisce la fama insuperata di Gela
è la serie magnifica delle sue lekythoi rosse, delizia
dello studioso dell'arte, ambita preda dei raccoglitori
e dei mercanti antiquari, che le sparsero in tutti i
musei del mondo (2). Esse stanno fra il rosso severo
ed il rosso bello, e per la loro cronologia è di grande
significato che la necropoli camarinese di Passo Ma-
rinaro, iniziata al più nel 460 (Orsi, Camarina, II,
p. 200) ne ha dato un numero ristrettissimo, mentre
nelle necropoli gelesi di C. Soprano esse sono profuse
in gran copia. È codesto il vaso funebre per eccel-
lenza fra il 480-440 ; le sue sobrie figurazioni con
uno od al più due personaggi, la sfilata delle delicate
imagini di preferenza muliebri ci dànno una adeguata
idea della pittura rossa nella sua fase migliore e del
vario modo con cui attraverso mezzo secolo il corpo
umano ed il panneggio vennero interpretati ed espressi.
Capo Soprano ha altresì fornito delle squisite lekythoi
bianche ; però non superano la mezza dozzina gli esem-
plari recuperati dai miei scavi, di cui soli due, da
annoverarsi fra gli antichi della serie, sono distinti
per soggetto ed iscrizioni (Leop. sepp. 10, 19).

Da ultimo osservo come soli due nomi di artisti,
ma parecchi di favoriti sieno venuti in luce dalle mie
esplorazioni gelesi. Tutte le necropoli siceliote ed ita-
liote, come sono estremamente povere di grandi tazze
convivali, fornite di preferenza dall'Etruria, sono del
paro molto avare di firme di pittori ceramografi, i
quali trovavano più rimunerativo il ricco mercato del-
l'Etruria, che non quelli delle città greche. Nondimeno
le firme di Chachrylion e di Polignoto accrescono la
serie autenticata di due artisti, il primo dei quali

(") Por lo forme doi vasi di stile rosso in rapporto alla
cronologia tengasi presente: Winter, Die jiingercn altischen
Vasen (Berlin, 1885); Milchdfer, Zur jiing. attisohen Vasen
(in Jahrbuch, 1894, p. 58 e segg.).

(') È tanta la dovizia delle lekythoi rosso a Gela che si
è potuto persino sospettare di una fabbrica gelose ; il Walters
{Ilistory of ancient pottery, p. 87) sembra ammetterla, ma poi
la esclude, pp. 405 e 4C7 ; ma è soverchio osservare clie le
lekythoi gelesi sono così poco di fabbrica locale, quanto i vasi
c. d. di Locri sono locresi, e le anfore nolane di Nola. Corto
città avevano nel consumo un gusto tutto speciale, che deter-
minava nell'Attica fabbiche e correnti speciali.
 
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