Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Editor]
Monumenti antichi — 17.1906

DOI article:
Orsi, Paolo: Gela: scave del 1900-1905
DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.12731#0385
Overview
Facsimile
0.5
1 cm
facsimile
Scroll
OCR fulltext
757

gela

758

vento, denominato appunto aìmqai, collo scopo di puri-
ficare l'aria; tali imaginette erano agitate al canto di
una canzone àlrjng. Quali esse fossero viene chiarito
da un vasetto chiusino ora a Berlino (Daremberg et
Saglio, Dictionnaire s. v., voi. I, p. 171). A riscontro
della festa agreste ateniese si è riconosciuto alcun che
di analogo in talune consuetudini villerecce romane,
chiaramente ricordate da Virgilio, Georg., 389:

E te, Bacche, vocant per carmina laeta, tibique
Oscilla ex alta suspendut mollia pinu

al quale luogo Servio commenta : « oscilla intelligit
imagunculas in oris humanis effigiem, quas prò se sus-
pendebant in extentis funibus ». Oscillimi era dunque
una mascheretta fittile da sospendere in determinate
festività bacchiche; ma tanto la voce « oscillum »
quanto il greco almga, come hanno un radicale di
identico significato, così alludono a costumanze di re-
ligione campestre se non identiche molto analoghe; ed
ò molto verosimile che il passo vergiliano, che tanto
bene si adatta alle nostre piccole terrecotte, contenga
il ricordo ed il pensiero di costumanze molto antiche,
e non solo italiche ma elleniche (cfr. Hild apud Da-
remberg et Saglio, Dictionnaire, fase. 37, p. 257).

La più esatta illustrazione monumentale al passo
sucitato ci viene fornita dal vaso parigino in onice, de-
nominato coppa dei Tolomei o di Mitridate ('). In un
sacro boschetto due tavoli sono coperti dei più svariati
emblemi ed oggetti del thiaso e del culto bacchico, e
dai rami che forman corona pendono maschero multi-
formi. Ma siccome tale coppa preziosa viene effetti-
vamente portata ai tempi tolemaici, essa rispecchia
costumanze dionisiache in voga nell'oriente ellenistico
e getta una luce speciale sul passo vergiliano. È così
che una fonte letteraria latina ed un monumento
greco prendono materia ed ispirazione da usanze greche
forse trapiantate anche in Italia. Qualche volta questi
dischi,se di maggior mole, chiamavansi anche « clipei»
attesa la loro forma (Daremberger et Saglio, op. cit.,
rìgg. 1668 e 1670) e portavano più ampie figurazioni
dionisiache. Ma mentre non difettano nell'arte ro-
mana rappresentanze di codesti dischetti penduli dagli
alberi, non saprei citarne nell'arte greca dei buoni

(') Babelon, Camccs antiques et modernes da la Biblio-
thèque Nationale, tav. XLIII, p. 203 e segg. = Baumeister,
Denkmaelcr, voi. I, p. 430.

tempi, prova evidente che questa forma di culto agreste
è di data relativamente tarda.

La pittura rossa ci mostra bensì qualche esempio
di tavolette rettangolari figurate (m'vaxsc), portate a
mano od appese ad alberi, le quali erano ricordi ed
ex voto ; ma non è ben chiaro, se esse fossero in ta-
vola od in creta, dipinte od operate a rilievo; ed in
ogni modo, per quanto possano avere ed abbiano qualche
affinità parziale nello scopo coi nostri dischi, questi
formano una classe ben definita ed a sè. Ancora è
troppo poco noto il piccolo materiale coroplastico della
Magna Grecia e della Grecia per istituire opportuni
raffronti con quelle regioni; il Lenormant (Gazzette
arehéologique, 1863, p. 70) descrive dischi analoghi
ai nostri, di Taranto, ed io ricordo d'aver visti colà
esemplari in forma semielittica, quasi piramidata,
figurati e pure destinati alla sospensione.

Riassumendo il frutto delle precedenti osservazioni,
parmi anzitutto di dover escludere il carattere fune-
rario di codesti dischi, e quanto all'età non li ritengo
affatto anteriori al sec. IV, assegnandoli a questo ed
al III. La loro destinazione non risulta netta e chiara;
che venissero appesi lo si desume agevolmente dalla
forma e dai fori onde vanno muniti; non credo col
Rizzo (op. cit., p. 284) che fossero rifiuti di fabbriche
di « emblemata » fittili, ma non escludo affatto la
sua opinione che in determinati casi essi venissero
adibiti « o come balocchi per i bambini, o come
« ànoTQÓnaia da appendere nelle case, o come posi
« (àyv&sg) da telaio ». E rilevando il carattere pre-
valentemente apotropaico delle figure che recano, e
mettendolo in connessione colla tradizione latina,
esprimente un concetto ed un costume più antico
certamente, e di origine greca od almeno ellenistica,
io sono convinto che ai campi sovratutto essi fossero
destinati ed appesi agli alberi fossero come una con-
secrazione di essi, ed una protezione materiale (spau-
racchio agli uccelli?) e simbolica all'agricoltura; a
prova di un determinato culto dionisiaco io non trovo
negli esemplari gelosi elementi sufficienti. Certo è in
ogni modo che se essi non rappresentano specificata-
mente le aìwoai dei Greci e gli « oscilla » dei Latini,
corrispondono però ad un principio e ad uno scopo
molto affine.

Paolo Orsi.
 
Annotationen