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L'ALTIPIANO DELLA GIARA DI GESTORI IN SARDEGNA

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molto stretto, ma appena altrepassata la soglia il cor-
ridoio si allarga ; oltre allo spiraglio sopra alla porta,
almeno due feritoie danno attraverso alla muratura nella
cella. Meno conservati sono i nuraghi Porcilis ed il
Palanoedda, che sono prossimi all' Orasassa edalle pro-
paggini dell'altipiano; poche e scarse le traccie degli
altri che sono disposti a scala, sulla pendice in questa
parte dell'altipiano, come il N. Moco ed il Pranu Nar-
bonis ed alquanto più basso il N. Fruscu, disposti
sulle varie sporgenze separanti i valloni della costiera.

venienti dagli acquitrini di questo lembo occidentale
dell'altipiano, si rovesciano in basso in mormoranti
cascatelle a raggiungere il corso di Rio Coiamma e la
valle dell' Imbessa.

Se l'estrema punta della Giara manca di edifici
al ciglione, non per questo rimaneva sguarnito da
questo lato l'accesso all'altipiano, ma sulla costiera
che si stacca sotto a Corona Arrubia, avanzandosi verso
il piano, sovra un piccolo mammellone dominante un
breve ripiano, oggidì ridente, come gran parte della

Fig. 19,. — 11 nuraghe Orasassa veduto dalla porta, presso Assolo.

§ 3. L'estremità occidentale della Giara.

Con la relativa abbondanza delle sedi nuragicho
in questo tratto occidentale della pendice a setten-
trione della Giara fa contrasto la loro assenza lungo
l'orlo, per tutto il tratto che. comprende il vertice
del triangolo presentato dall'altipiano, dal Nuraghe
Mummuzzula girando sino al nur. Nieddiu, sulla fronte
meridionale. La ragione è da vedersi nelle condizioni
del ciglione in questa parte, molto ripido ed irto di
boscaglie ed anche oggi affatto inaccessibile, massime
nel tratto detto Sa Corona Arrubia (la Cresta Rossa),
che costituisce il vertice del triangolo formato dall'al-
tipiano e che si presenta come una dirupata parete di
trachite rosseggiante, che spicca dalla corona di selve,
pittoresca e beila, resa ancora più attraente dalla pro-
fonda ed aspra forra o vallone, detta del Poberu. At-
traverso a questa forra le acque di Rio Majori, pro-

costiera, di coltivi e di vigneti, sorgono i resti ab-
bondanti del N. S. Lussurgiu, dal nome di una pros-
sima chiesetta diruta. Della struttura dell'edificio,
dato lo stato di rovina a cui è ridotto, non è facile
farsi un chiaro concetto ; solo appare la base del tor-
rione, di 10 m. di diam., costrutto di grossi blocchi
poliedrici di basalte, e a 10 metri distante dal filo
del nuraghe si scorgono i resti di un recinto, di cui
è visibile solo una parte della fronte a nord-est, con
traccia di due torri, anch'essa, come il nuraghe, a
struttura poliedrica di grossi massi disposti, con molta
regolarità. Da quanto rimane ora si può desumere
che tale nuraghe, situato in modo da dominare i due
versanti a nord ed a sud di questo sperone della
Giara, a poca distanza dalla valle, detta di Padenti,
dove scorrono le acque di Rio Majori, dopo l'uscita
della forra del Poberu, era il centro di una regione
fertile e molto abitata, come mostrano le molte traccie
 
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