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47 l'altipiano della giara

Procedendo al sud di nuraghe Nurazzassu, il ciglione
dell'altipiano prosegue verso il promontorio dirupato,
detto Corona Pillitus, dal quale le falde della Giara si
spingono con una costiera molto accentuata ed allargata
verso mezzodì, degradando dall'altezza dell'altipiano,
che qui è di m. 567, a quella della piana sottostante, di
circa 200 in., con una serie di mammelloni, tra cui il
Cuccami Melis ed il Masonis ; su questi contrafforti,
a cavaliere dei due valloni del Rio Saduri, di Gennuri,
e di lìiu Bingia Mulìnu, di Setzu, stanno i due nuraghi
di Maghici Sottana, a m. 242, e di Furconi Parclu, a
m. 224, mentre poco lungi di lì, al piano, su di un
mammellone isolato, è il N. Setsil, che come il N.
Candeo più a nord-ovest, sulla destra del fiume, sta
a guardia sul limite degli acquitrini che circondano
Baradili e Turri e formano parte del confine meri-
dionale del distretto della Giara.

Dopo Corona Pillitus la costiera dell'altipiano si
mostra in tutta la sua grandiosità ed il suo caratte-
ristico aspetto; l'alto ciglione di basalto, tormentato
da profonde fratture, continua formidabile, con grandi
insenature e promontori tagliati a picco e scendenti
bruscamente verso Setzu; a quel villaggio scende la
scala di s. Vittoria, presso i ruderi di una chiesetta ;
lo sbocco della scala sull'altipiano non è guardato da
alcun nuraghe, ma poco sotto all'orlo, su una co-
stiera che domina largamente la pendice e il N. Sti-
ratili, che sta sul corso della via per Setzu.

Doppiato lo sperone di s. Vittoria e inoltrando
verso est, presso la Scala Nuridda, sono i resti di
un nuraghe, che ha lo stesso nome ; anch'esso sta su
una sporgenza che si protende di una trentina di metri
dalla costiera, sorvegliando la discesa della scala,
assai importante e molto battuta, che scende verso
Tuili. Dell'edificio non rimane più che la base, del dia-
metro di m. 7,50, con due file di massi basaltici, non
molto grandi ; la quasi completa distruzione di questo
e di altri nuraghi di questa parte della Giara si spiega
con la presenza di molti ovili, assai bene costrutti,
e specialmente di quello detto casa Nuridda; ma la
distruzione deve principalmente rimontare ad epoca
assai remota, poiché i campi attorno a quest'ultimo
nuraghe sono tutti sparsi di resti di stoviglie ro-
mane, e specialmente di grosse tegole, dimostranti
la presenza di edifici considerevoli e di tombe che
risalgono a quella età.

di gesturi in sardegna

Sul primo promontorio dopo il N. Nuridda a
guardia di un sentiero che scende a Tuili, è il ^
Tatluruddu (= a forma di lutluru, matterello),-di cui
non rimangono che scarsi avanzi; qualche maggior
traccia, nel basamento di una grande croce in kgno
commemorativa, resta del N. S. Elisabetta, posto
anch'esso sopra uno sperone prominente dall'orlo, a
guardia di un sentiero pure assai frequentato, che monta
dal borgo di Tuili, sentiero profondamento incavato
nella roccia e fiancheggiato da pozzi e da fontane di
acqua eccellente.

Tra il nuraghe di S. Elisabetta e la poco lontana
cima della Zepparedda, presso la regione detta Parili
Murdegu, il terreno e la superficie dell'altipiano è
sparso di rifiuti di ossidiana di una quantità di nuclei,
di scheggio, di frammenti di coltellini e d'altri uten-
sili; è chiaro che ivi doveva essere, se non una sta-
zione almeno, un'officina, un centro di abitazione e di
fabbricazioni di armi e di utensili d'ossidiana.

Fra la grande copia del materiale raccolto ab-
biamo anche numerose cuspidi di freccie, in genere
di piccole dimensioni, a codolo e ad alette, di forma
lanceolata e rettangolare, acuminate e taglienti ai
margini per finissimi ritocchi ; esse si possono con-
frontare con le migliori date degli scavi della necro-
poli eneolitica di Anghelu Kuju ed a quelle esistenti
nella collezione Pischedda, formata nelle stazioni del-
l'Oristanese, e con quelle raccolte attorno a Cagliari
nelle stazioni ed officine litiche di M. Urpino, del
Capo Sant'Elia, di Sestu, ecc. (').

Dalla grande copia di tale materiale litico rinve-
nuto alla superficie di questa regione della Giara, tanto
ricca di nuraghi, come dalla frequenza di esso in tutti
gli strati che presentano stoviglie dell'età dei nu-
raghi, è lecito supporre, il che fu del resto confer-
mato dagli scavi, che questi cuspidi fossero d'uso fre-
quentissimo ancora nell'età dei nuraghi, e che si pre-
ferisse, nel grande impiego di armi da getto, e spe-
cialmente nella caccia, valersi di queste cuspidi di
più facile fabbricazione, con materiale fornito dai vi-

(•) Zanardelli, Bull. Palet. hai. 1899, p. 109 sg.; Loddo,
Bull. Palet. Hai, 1903, p. 45 sg.; Taramelli, Notizie degli
scavi, 1904, p. 23. Il Monte Urpino, presso Cagliari, fu real-
mente una officina di armi di ossidiana: vi si raccolgono con-
tinuamente coltellini e cuspidi, di cui una serie discreta è al
Museo. Molte furono anche raccolte dal prof. Lovisato e da
altri.
 
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