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ED I SUOI MONUMENTI PEEISTOR1CI

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incavati. Su questo basamento, allineato sul medesimo
asse, sorgono i resti di due torricelle, con le loro cel-
lette di m. 2,70 di dm., costrutte molto accuratamente
con massi regolari, di spessore uniforme, disposti nei
loro corsi inferiori in modo da legarsi assai opportu-
namente con quelli che formano il poderoso muro del
basamento. L'ingresso alle due celle non potè essere
segnato; forse lo spazio interposto tra l'ima e l'altra
potrebbe lasciarne supporre una centrale o mediana, al-
quanto maggiore, completamente scomparsa. La dispo-
sizione della pianta, come la piccolezza delle celle, si
spiegano con la postura dell'edificio sull'alto del colle,
donde sorvegliava il guado del Rio Mannu, come i
due sentieri elio si inoltrano lungo le due valli con-
iluenti, potendosi da questo luogo di vedetta passare
un segnale ad altri edificii, come il Nieddosa, al-
l'altra sponda che B. Calori, o al più grande nuraghe,
il Seraigu, che sorge più a nord a 381 ni. sul 1. m.
sulla stessa dorsale del Bingia e' Crobus, ma dove
questa si allarga di molto, vasta e con largo dominio,
tanto sui duo valloni al piede, quanto lontano, da un
lato, sul Rio Mannu ed oltre verso Isili ed ai nuraghi
di quel territorio, diremo forestiero al nostro distretto,
quanto verso occidente, all'orlo della Giara ed alla do-
minante vetta del Santu Antine, sopra Genoni.

Ma il N. Seraigu fu distrutto sino alla base per
i muri di cinta de' campi di grano che oggi gli bion-
deggiano attorno; sopra un lato solo vedonsi cinque
filari di bei massi, con un diametro di m. 10. Tutto
il resto andò sconvolto e disperso, rimanendo le traccie
consuete di ceramica primitiva e di ossidiana lavorata.

Alla distanza di 300 m. dal Seraigu, verso nord-
nord-est, si ha una perda [Ma, o pietra eretta, una fra
le molte che ancora si conservano nell'isola, ma che
però non ò ricordata dal La Marmora. È un lastrone di
calcare, di forma irregolare, tolto dallo strato della col-
lina stessa; sporge dal suolo, alquanto inclinata verso
il mezzogiorno, per m. 3,05, è largo 2,50 e spesso
0,40. Dato l'andamento quasi orizzontale della stra-
tificazione delle roccie in quella collina, non v'è dubbio
che la pietra sia stata eretta dall'uomo ; d'altra parte
si accosta agli esempii ben noti dati dal La Marmora di
consimiliperdas fittas di Ales, di Nuragugume (') ecc ,

(M La Marmora, Voyage, ecc, part. II, p. 8, tav, II, 4, 5;
Pinza, o. c. p. 271 sg.

che appartengono al tipo dei più semplici menhirs
dell'isola e che possono spiegarsi o come indicazioni
di località sacre e sepolcrali, o come limiti o termini ;
al quale proposito converrà anche ricordare che talora
i limiti, o termini inscritti dell'età romana nell'isola
si conservarono, come questi pilastri di età preisto-
rica, rozzi, quasi senza lavorazione ; ne abbiamo un
bell'esempio del Museo di Cagliari nel termine tra i
Maltamonenses ed i Semilitenses, trovato a Sanimi (').

Alquanto più a N-E. del Seraigu, ma situato alla
sponda del profondo solco di rio Canali, nel luogo
dove il ciglio del vallone è sormontato da una vecchia
strada che da Nuragus trae ad Isili, sorgono i resti
del N. Malta, da un albero selvatico che cresce tra
i ruderi dello sconvolto edificio. Esso, come i nuraghi
del ciglio della Giara, sorgendo su uno sprone del
terrazzo di Rio Canali, rivela la sua postura di guardia
a questo ingresso verso il centro dell'ondulata piana,
che ai giorni della potenza romana accolse la città di
Valentia. In questo tratto dell'elevata pianura, rac-
chiusa tra il Rio Calori ed il Canali ed il Bangiu,
sopra dorsali sporgenti di qualche metro dal resto del
piano, si conservano i resti del Nuraghe di S. Elia,
presso la chiesetta di questo nome, a breve tratto dal
N. Matta ; in mezzo, ancora torreggiante, il N. S. Mil-
lanti e S. Gemiliano, e al limite del fiume Gurei, il
N. Valenza, che nel nome tramandato dalla verbale
tradizione della gente di campagna, ricorda la città
romana, oggidì scomparsa. Siamo qui in terreno ricco
di avanzi archeologici d'ogni tempo; giacché poco
lungi di qui, a Forraxi Nioi, presso Nuragus, le in-
dagini intraprese da oltre un ventennio dalla Direzione
degli Scavi misero in luce il ricco ripostiglio di bronzi,
dell'età dei nuraghi, di cui parlò anche il Pinza (2) ;
in varii punti poi, specie accanto alla chiesetta di
S. Elia, si scopersero tombe romane in gran copia,
con suppellettile e monete dell'ultimo tempo della
Repubblica romana e dei primi dell'impero (3).

(') Not. scavi, 1886, p. 211; Bphemeris Epigrafica, vo-
lume Vili, p. 174, n. 719,

(2) Notizie degli Scavi, anno 1882, p. 308; Pinza, o. e,
p. 150 e sg.

(3) Di queste scoperte non si lia ancora una relazione par-
ticolareggiata ; dai rilievi formati allora dal Nissardi, che con-
dusse lo scavo, risulta che la maggior parte degli scheletri gia-
ceva in posizione accocolata, con le gambe ratlrapite; si avrebbe
così un singolare esempio di sopravvivenza di riti funerarii an-
tichissimi, in seno all'età romana.
 
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