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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 18.1907

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Taramelli, Antonio; Nissardi, Filippo: L' altipiano della Giara di Gesturi in Sardegna: ed i suoi monumenti preistorici
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https://doi.org/10.11588/diglit.9136#0062

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Ili

L'ALTIPIANO DELLA GIARA IH GESTURI IN SARDEGNA

112

come il .V. Bruiteli e Madili a Fonte Scala Pizzosa,
il 77. Taro, a Fonte Pistincu e Fontana Taro, il S.
Lussurgiu, a Fontana Uralla, i nuraghi del Monte
Giue.rri alla bella sorgente di Fontana Garosa, per
diro solo delle principali.

Anche l'esame intimo di gran parte fra gli edifici
più conservati, o meno distrutti, fornisce argomenti a
confronto alla tosi della loro abitabilità e della loro
coordinazione ad un sistema, destinato ad una popola-
zione bellicosa e sospettosa; ricordiamo i contrafforti
numerosi, piantati dinnanzi ed a guardia delle porte;
le feritoie riscontrate nel N. Àddeu, nel Corrasm, nel
S. Millanti, nel Biriu, nel Buccascala, nell' Orasassa ;
le disposizioni per sbarrare le porte dall' interno nelle
torri del N. Corra&m, del N. Biriu, nel N. Aras, simili
a quella rivelata dal nuraghe Santa Vittoria, di Vil-
lanova Truschedu ('). Anche la difficoltà di accedere
dalla cella terrena a quella superiore, ottenuta coli'ele-
vare la soglia dell' ingresso molto sopra del piano del
nuraghe, presentata dal N. Biriu, dal S. Millanti come
nei nuraghi Oschina di Paulilatino, nel Palmavera di
Alghero ed in altri dell'isola, come la difesa del tor-
rione centrale per mezzo di torre d'ingresso posto a
capo del contrafforte frontale del Giuerreddu e da torri
frontali munite da ferritoie ai due lati dell'ingresso,
come nel N. Addeu, nel Buccascala e forse anche
nel Pascasiu, sono determinate da uno scopo di di-
fesa, per il quale l'edificio venne costrutto sino dal-
l'inizio, non adattato in seguito di tempo.

L'indagine minuziosamente condotta sulla distri-
buzione dei nuraghi nella regione della Giara e sul
suo rapporto intimo coli'orografia ed idrografia del
suolo conduce a risultati paralleli a quelli offertimi
dagli scavi, che in questi ultimi tempi furono praticati
in due nuraghi, confermando l'ipotesi strenuamente so-
stenuta dallo Spano, abbracciata, per tacer di altri,

venne anche uno studioso, che per quanto si fosse occupato
per incidenza dell'archeologia isolana, pure ebbe la più grande
dimestichezza con i monumenti preistorici sardi e lasciò una
pregievolissima memoria intorno ai Nuraghi, oltre ad una rac-
colta preistorica di primo ordine; è il compianto ing. Leone
Gouin, che in una parte della ricordata monografia, scritta in
collaborazione col Baux, dice: « Placès à portée de la vue le
uns des autres, il remplisent Ics fonctions de nos téle'graphes
optiques. En second lieti, ils etaient un lieu de refuge; tei a été
la pensée primitive des consfructeurs des nuraghes. (Cfr. Mate-
riauxpourVhist.de Vhomrne, 1884, Avril, p. 197).

(') Taramelli, Not. scavi, 1903, p. 493. Archivio Storico
Sardo, anno, Il (1900), p. 110.

dal Montelius e con fede tenace caldeggiata dal Nis-
sardi, dell'abitabilità dei nuraghi ('). Al nuraghe Pal-
mavera, collocato in una sella tra il golfo di Alghero
e la bella baia di Porto Conte, si trovò, sia nel recinto
o cortiletto innanzi al nuraghe che nella torricella
aggiunta a questa, quanto nella cella maggiore, una
quantità di focolari, con abbondanti rifiuti di pasto,
ossa di animali mangiati, valve di molluschi eduli,
frammenti di stoviglie d'uso e d'armi, o perdute o
gettate perchè inservibili; oltre a ciò in un angolo
del cortiletto si ebbero evidenti le traccie di fornelli
di fusione (2). Nel nuraghe Lugherras poi, sull'alti-
piano di Paulilatino, sotto allo strato formatosi coi de-
positi di un santuario di età punica romana, si ebbero
anche traccie di focolari con residui di pasti, grosse
macine e macinelli, di tipo semplice e molto diffuso in
tutta la Sardegna, ed infine il pozzo, che tutto prova
aver servito lungo tempo per attingervi acqua, prima
di essere stato abolito, in seguito ai lavori di rinforzo
della torre del nuraghe, che furono compiuti in pe-
riodo in cui ivi ferveva la vita. Sono elementi, a cui
possono aggiungersi quelli offerti dagli scavi del TV.
Losa, dagli scavi in altri nuraghi, che parlano tutti, ed
in modo non dubbio, di vita lungamente vissuta.

Questi risultati conducono molto lontano dalle ve-
dute recentemente riprese, con ricco corredo di osser-
vazioni, dal prof. Pinza e sostenute auche dal dottore
A. Mayr, sul carattere e sullo scopo funerario dei nu-

(') Spano, Memoria sopra i nuraghi della Sardegna, 1867;
Montelius, Ricordi di Sardegna (trad. Millelire), p. 26; Nis-
sardi, Contributo per lo studio dei nuraghi della Sardegna.
(Atti del Congr. Intern. di scienze storiche di Koma, voi. V,
p. 651).

(2) Non si può in alcun modo parlare di pasti funebri, perchè
si rinvenne lo strato continuo, composto di vari focolari, di quasi
un metro di spessore nel recinto e di 40 o 50 etri, nell'interno
del nuraghe maggiore. In nessuna parte di questo strato ricco di
avanzi della vita, durata nel periodo dei nuraghi, ho potuto riscon-
trare nè il carattere di deposito funerario, nèilpiù piccolo
resto di ossa umane; mentre nella cenere si erano conservati
anche i minuti ossicini di coniglio e di giovane lepre. Quanto
alle traccie di fonderia non potrebbero essere più certe, perchè
a destra di una delle porte che dal recinto conducevano all'esterno
dell'edificio si ebbe una massa di cenere molto consunta, pro-
veniente da fuochi molti violenti ; in mezzo a questa, oltre a
varii frustoli di lame di spade, destinati probabilmente alla rifu-
sione, si ebbero numerose scorie e goccie di bronzo, colate dai
rudi fornelli o disperse durante la operazione di versare il me-
tallo fuso dai piccoli crogiuli nelle varie forme di steatite.
Tutto ciò richiama a funzioni della vita, che non potevano
essere fatte nè da morti nè per i morti.
 
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