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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 18.1907

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Orsi, Paolo: Anathemata di una città siculo-greca: a Terravecchia di Grammichele (Catania)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9136#0085

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155

ànathejmata di Una citta sicula-gReca écc.

156

232, X, 545, ove è detto che le cinture di Circe e
Calypso erano d'oro, cioè rivestite di lamina d'oro;
su di che veggasi l'Helhig, Jlom. Epos 2.a ed., p. 207
e senrg. D'altro canto alla interpretazione di telamoni
converrehhe anche la disposizione delle figure, quasi
sempre di carattere militare, sovrapposte e non iuxta-
poste. Telamoni d'oro e di argento sono pure ricordati
nell'epos omerico (Helbig op. cit., p. 339).

Resta che io faccia una breve osservazione sul pro-
cesso tecnico dell'argentatura, siili' àqyvQovv, il quale,
al paro della doratura, si faceva in antico, come og-
gidì, con un doppio metodo, placando cioè una imper-
cettibile pellicola o foglia del nobile metallo sopra
il bronzo, oppure applicandovela mediante glutine od
a fuoco; quindi la sottile differenza di snàqyvQa e
xaTccQyvQa, che difficilmente riesce applicabile alle
opere d'arte antica, le quali spettano per lo più ai
tempi ellenistici e romani, ed assurgono talvolta,
come nel vasellame di Bosco Reale ad una squisita
perfezione ('). Tanto maggiore è perciò il pregio della
nostra lamina inargentata del VI sec, la quale panni
sia stata così decorata a fuoco.

Riassumendo pertanto, l'uso della nostra lamina
rimane ancora alquanto incerto, essendo dubbie e non
appoggiate a prove assolute tutte lo interpretazioni
proposte. L'esemplare di Grammichele, argivo-corinzio
come gli altri consimili, ha identica ad essi la deco-
razione marginale, ma liscio il campo interno, come
in taluni frammenti di Olimpia. Esso appartiene al
sec. VI, anzi alla prima metà di esso.

Vasi fittili.

I vasi del sacro deposito più che rilevanti per
numero erano notevoli per le grandi dimensioni, per
lo stile e le figurazioni ; essi erano destinati a conte-
nere le offerte liquide, presentate alla divinità cui
era dedicato il santuario. Ma di tanta ricchezza,
come più sopra dissi, a noi pervennero pochi fram-
menti di grandi esemplari figurati, e completo qualche
pezzo di secondo ordine.

1) Lekythos attica a corpo molto espanso e piede
angusto, a. cm. 29; sulle spalle una palmetta ionica
sollevata su quattro circoli a punto centrale ed affian
cata da un pardo e da un cane dalle lunghe gambe
Sul ventre cinque figure, e precisamente al centro
guerriero in piena armatura, coperto di elmo aulopida
rosso cristato, di corazza, di sotto la quale esce il
breve chitone, di cnemidi rosse, di scudo (epizema un
bianco bucranio) e di lancia ; la figura, conforme la
difettosa maniera arcaica del disegnatore, è data di
prospetto nel torace, di profilo nelle gambe e nella
testa. Ai suoi lati due guerrieri di pieno profilo, ar-
mati in egual modo (su uno degli scudi àncora) e
tutti coperti dal grande scudo circolare. Infine alle
due estremità due servi armati di lancia e coperti di
mantello. Stile alquanto accurato, completato da dili-
gente lavoro di graffito (fig. 11).

2-3) Esigui frammenti di due altre lekythoi della
medesima fabbrica e dello stesso stile. In una sulle
spalle palmetta ionica sostenuta da quattro dischi ed
affiancata da due caproni dal collo pavonazzo. Sul
ventre si svolgeva una scena analoga alla precedente;
al centro è superstite la porzione di un cavaliere mon-
tato, armato di elmo aulopida, di due lancio e di uno
scudo di vimini (yeQQov), proprio alle popolazioni asia-
tiche ed alle Amazzoni; appaiato col cavallo del guer-
riero e quasi coprendolo ve ne ha un secondo; il
treno posteriore è uno, ma le gambe quattro, e ciò
per il solito difetto della prospettica arcaica; di altri
due guerrieri non rimane che la cresta dell'elmo, e
di una quarta figura il solo cranio superiore (').

4) Piccola lekythos a f. n., incompleta, a. cm. 13,
con strali sulle spalle e poverissimo disegno a macchia
di quattro guerrieri, di cui due seduti avvolti nei
mantelli e due in piedi.

5) Bello esemplare di un vaso di toletta e da pro-
fumi (holkyon, pyxis?) dato a fig. 12. Il recipiente

(') Sulla tecnica della doratura ed argentatura nell'antichità
veggasi Bltimner, Gewerbe und Kùnste, etc, voi. IV. 1, p. 358
e segg. ; Heron de Villefosse, Le tresor de Bosco Reale {Mo-
numenti Piot., voi. V).

(') Data la grande frammentazione del vaso relego in questa
nota una mia ipotesi, secondo la quale il yéggoy non sarebbe
altro che l'ala di uno dei due cavalli, il quale perciò divente-
rehhe un Pegaso. Ed allora io avrei pensato ad una rarissima
figurazione, cioè di Bellefonte che coll'ausilio di Atena Hippia,
doma e trascina avvinto il Pegaso, e poi coperto di armi di
bronzo lo monta eseguendo una danza bellica. Pindaro (01., Xll ,
v. 86) ci fomisc e sufficienti elementi per tale interpretazione,
la quale però non ha trovato finora il dovuto riscontro nell'arte.
Di qui la più che giustificata mia esitanza nel proporre tale
versione.
 
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