Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
cenno a movenza di una gamba e di un braccio non
compromette la legge di frontalità che divide il corpo
in due parti simmetriche; tale legge impera assoluta
a tutto il VI secolo, e solo nell'efebo dell'Acropoli
trova una prima e timida infrazione. È in fatto in-
torno al 480 che nel tipo efebico viene introdotta una
innovazione, la quale romperà grado a grado la legge di
frontalità, trasfondendo nei corpi il movimento e la
vita. Vano sarebbe però cercarne indizio nella nostra
statua, perchè indubbiamente anteriore di circa un
quarto di secolo a Pitagora di Reggio, che nel rap-
presentare atleti della Sicilia orientale e della Magna
Grecia, alle finezze anatomiche seppe aggiungere mo-
venze ed azioni prima inusitate, rompendola definiti-
vamente colla monotonia arcaica, e da essa emanci-
pandosi, per modo che col quasi suo contemporaneo
Mirone segna un punto decisivo nella evoluzione della
plastica (').

Ma colla legge di frontalità un'altra ne va unita,
quella della ponderazione ritmica, la quale studiata
dalle statue efebiche arcaicissime ai precursori di
Fidia ed a Policleto segna la lunga e faticosa via
percorsa dall'arto per uscire dalla rigida immobilità
ed arrivare ad una discreta movimentazione ; nel caso
nostro la distribuzione del peso del corpo non rap-
presenta più l'equilibrio assoluto fra le due parti ver-
ticali di esso; alla lieve mossa della gamba sin. ne
risponde una quasi impercettibile nel torace e nel
fianco sinistro. Infine la sproporzione di larghezza fra
spalle e fianchi è qui ancora notevolmente accentuata,
più che non lo sia p. es. nel bronzo Sciarra-Jacobsen
e nei suoi contemporanei; la nostra statua, pur es-
sendo lunge dalla innaturale strettezza dei tipi più ar-
caici, non ha ancora raggiunta la giusta proporzione
che anche per questo rispetto adotterà Policleto. E
così un po' troppo corti mi sembrano i gran pettorali
in rapporto all'altezza totale del torso. Sono dunque
pregi e difetti che segnano il mezzo del cammino a
cui era pervenuto il nostro scultore, lontano del paro
dagli errori del primo arcaismo, come dalla perfezione
anatomica e dalle giuste proporzioni di Policleto.

Se nonché, la mancanza della testa ci toglie non
pure la parte più nobile della figura, ma il migliore

(') Lechat, Pithagoras de Rhegion (Lyon 1905), p. 122
e segg.

elemento di giudizio stilistico e cronologico. Nell'ul-
timo trentennio il piccolo manipolo dei così detti
Apollini arcaici è divenuto numerosa e compatta fa-
lange di aitanti garzoni, sparsi ovunque nel mondo
greco, « elite » della balda ed agile gioventù greca
che saprà cogliere le strepitose vittorie sulle pesanti
e tarde masse persiane; falange sacra alla patria,
nella quale s'impersonano e si glorificano i vincitori
delle gare nazionali, i gagliardi campioni della pa-
lestra, oggetto d'entusiasmo in vita, eroizzati in morte,
ed identificati sovente col dio della bellezza e della
gioventù. Di codesti appunto Aristofane, ricordando il
buon tempo antico, con parole che bensì addicono a
tutta la nostra serie di statue, esalta (Nubes, 1011
e segg.) la vigoria del corpo e la freschezza dello
spirito, cotanto diverse da quelle della fiacca gioventù
sua contemporanea.

I?«S «fi otì)9o( XtnaQÓv
XQOiàv i.evxtfv, u>uovg fJSyuXovg
ylùiXTctv puii'cv, nvyì]v fjeyuXrjv
nóaSrjv [àixoùv

Dovrebbesi per ultimo attentamente indagare sul
luogo di scoperta della statua, per stabilire se essa de-
rivi da una necropoli o da un santuario, convenendo essa
egualmente bene a tutti due i luoghi; ma poiché essa
si rinvenne lungi dalla borgata attuale e nel piano,
sarei proclive a dare la preferenza ad una necropoli,
sapendosi che l'antica Leontini si stendeva tutta sui
colli ed al piede immediato di essi. Per altro sono
sì poco noti i particolari della topografia leontinese,
che mentre non si esclude l'esistenza di un santuario
suburbano, nemmeno è inverosimile che nei passati
secoli per circostanze speciali la statua sia stata ri-
mossa ed allontanata dal sito cui in origine era de-
stinata.

A Leontini come in quasi tutte le città greche,
Apollo ebbe culto, ma qui un culto tutto speciale;
la bellissima serie dei tetradrammi leontinesi che
vanno dal 500 circa al 422 reca in tutti la nobile
testa del dio, colle più svariate acconciature quasi
muliebri, che riflettono l'evoluzione dell'arte non meno
che della moda. Da queste monete si desume con
tutta attendibilità il tipo della testa della nostra statua;
nei rovesci poi si ha quasi sempre la testa del leone
ed una volta anche nel dritto l'intera figura dell'ani-
male. Il quale qui va considerato come emblema in-
 
Annotationen