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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 18.1907

DOI Artikel:
Savignoni, Luigi; De Sanctis, Gaetano; Paribeni, Roberto: Nuovi studii e scoperte in Gortyna
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https://doi.org/10.11588/diglit.9136#0123

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219

NUOVI STUDII E SCOPERTE IN GORTYNA

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mile al Pythion ellenistico di Gortyna; l'altro di Le-
bena ha al contrario la specialità della cella tutta
aperta, cioè senza il muro di facciata, sicché dal di
fuori doveva vedersi in ogni sua parte V interno e ciò
che vi era contenuto (')■

Un altro seguo perspicuo della persistenza di questo
tipo nell'isola, anche per altri usi, ci apparisce di
nuovo in Phaestos in una delle stanze rinvenute sulla
terrazza nord-ovest dell'acropoli predetta e dal Pernier
giudicate posteriori al palazzo : lo schema che è con-
sueto in questo, con la porta nella parete lunga, le
banchine circostanti e persino le due colonne isolate
nel mezzo a sostegno del soffitto, vi si ritrova tale
quale (*).

(') Cfr. per lo scavo di Lebena Halblierr in Rendiconti
dei Lincei, voi. X, 1901, fase. 9°, p. 300 segg. e per il tempio
di Phaestos Pernier, ibid. voi. XVI, fase. 6°, p. 262 segg., fìg. A,
e inoltre Monumenti antichi, XII, p. 18, e Ausonia, I, 1907,
p. 113, n. 3. Il tempio di Phaestos è forse, secondo Pernier
loc. cit., la ricostruzione di un sacello primitivo fatta in epoca
ellenistica. Per rispetto al tempio di Lebena, che fu sterrato
sotto la direzione di lui e di Halbherr, egli mi scrisse che
« è un fatto che dell'attaccatura e della fondazione del muro
di facciata non si osserva traccia nè sulle pareti laterali nò
sul pavimento e che, sebbene egli abbia pensato che nel-
l'interno le colonne fossero quattro, delle altre due «tracce
sicure non si vedono ». Lo scavo ha confermato ciò che io con
sorpresa avevo già notato in una visita fatta precedentemente
nel 1899 alle rovine già abbastanza visibili del tempio ma che
poteva tuttavia essere modificato dalle ricerche, cioè la man-
canza del muro, la pianta insolita e la esistenza di due sole
colonne integre senza indizio di altre. Tanto queste (di cui ri-
parlerò appresso) quanto il rivestimento delle tre pareti e del pa-
vimento sono di epoca romana. Il piano di questo e le pareti
sono dati dalla roccia artificialmente tagliata per formarvi la
cella. È difficile dire come fosse la copertura. Mancando il
muro di facciata, si può supporre, o che il solo spazio tra le
colonne e la parete di fondo, ov' era Yu/ak/xa, fosso coperto
da una specie di tettoia, o che, se la copertura si estendeva
a tutta la cella, essa fosse sorretta sulla linea di facciata da
due sostegni di legno (similmente ai due pilastri nel tempio
di Athena Nike, cfr. appresso p. 232), che erano necessari
per una trave lunga m. 11,40. Può anche supporsi che fosse
scoperta la sola parte centrale della cella, e coperto tutto lo
spazio circostante, in corrispondenza col vario rivestimento del
pavimento, che è di marmo bianco nella parte centrale e di
mosaico nello spazio all'ingiro tra le pareti e le linee delle
colonne. Qui si possono ricordare i templi menzionati da Pau-
sala, VI, 24,9; Vili, 10,3; Vili, 30,2. Lo schizzo qui edito
mi fu amichevolmente comunicato dal dott. Pernier; il lungo
basamento indicato nel fondo servi forse per due statue (di
Asclepio e Hygiea), a sinistra sono tracciati due pezzi di base
di una statua votiva.

(a) Moti, aut., XIV, p. 46, fig. 14, a e fig. 15. Si potrebbe
anche qui supporre che l'ambiente spetti ad età più remota e
sia stato poi rifatto come era prima.

Dopo ciò mi sembra non possa esservi alcun
dubbio che la forma del Pythion primitivo sia una
forma caratteristica del tempio cretese, e che questa
sia derivata dal tipo più consueto e più caratteristico
del megaron preistorico di Creta. Dunque il santuario
di Gortyna ci rappresenta, in rispetto al tempio
a fronte larga, quello stadio di transizione che, pel
tempio stretto e oblungo, ci è comunemente additato
nello Heraeon di Olimpia. In altri termini il Pythion
di Gortyna sta al tipo del megaron minoio come lo
Heraeon di Olimpia sta al megaron miceneo. Ecco due
fila parallele che collegano l'ellenico col preellenico (').

Ora poi noi possiamo meglio renderci ragione di
altri particolari del Pythion primitivo. Dal fatto che
molte delle pietre, nella loro superficie che costituiva le
pareti interne, hanno dei fori, lo Halbherr giustamente
conchiuse che questi dovettero ricevere dei chiodi per
fissarvi o degli ornamenti di rame costellanti le pa-
reti come nelle tombe a cupola di Micene e di Orco-
meno, o delle piastre dello stesso metallo che lo rive-
stissero interamente come il tempio di Athena Chal-
kioekos a Sparta (2). Così anche dobbiamo figurarci

(') La dipendenza della pianta del Pythion da quella del
megaron cretese è un corollario inevitabile della distinzione
surriferita del Noack; e cosi essa fu veduta anche da Y. Du-
cati, che in uno studio sul tempio di Athena al Capo Sunio
(Rivista di Storia antica, N. S., anno X, 1905, p. 85 segg.)
ebbe occasione di confrontarlo col Pythion. Di questo scritto
mi fu data notizia per caso dal sig. Mackenzie quando io, in-
dipendentemente da esso, aveva già tratte le mie conclusioni
ed era già pronto il mio discorso sul Tempio di Apollo in
Gortyna, contenente in sostanza le idee qui esposte,che fu letto
nella festa del Natale di Poma del 1906 nell'Istituto Archeolo-
gico Germanico (cfr. Ròm. Mitteil.,XX, p. 383, e Kunslkronik,
N.P., XVII. Jahrg., n. 25, p. 397). Pel tipo del tempio oblungo il
Ducati vuole vedere nel tempio del Sunio un esempio più ge-
nuino e più antico dello Heraeon; ma nè mi sembra provata
la sua maggiore antichità, nò è punto sicura la sua figliazione
dal megaron miceneo di cui è caratteristico il duplice pro-
lungamento con le ante, come nel templum in anlis, che manca
nel t. del Sunio. Piuttosto esso deriva da un tipo cretese tutto
quanto com'è, cioè compreso il mezzo porticato, che è origi-
nario, non una aggiunta posteriore come arbitrariamente giudica
il Ducati con lo Stais (cfr. Phaestos, sala n. 50 della pianta,
e Cnossos « Galleria delle bipenni »). Ma di ciò più ampia-
mente in uno scritto speciale. Intanto noto fin da ora, che la
distinzione qui sopra enunciata nelle forme dei megara e dei
templi si deve intendere soltanto dei tipi senza pregiudicare la
questione delle loro prime origini. Come ho detto sopra, non è
questa l'unica forma di megaron cretese, e per conseguenza anche
altre forme templari possono trovare i loro precedenti preisto-
rici in Creta piuttosto che nel Continente. Cfr. appresso gli ac-
cenni a templi di Atene e di Sicilia.

p) Paus, IH, 17, 2.
 
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