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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 18.1907

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Mauceri, Luigi: Cenni sulla topografia di Imera: e sugli avanzi del tempio di Bonfornello
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https://doi.org/10.11588/diglit.9136#0217

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E SUGLI AVANZI DEL TEMPIO DI BONFORNELLO

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occidente perchè aveva al sicuro le spalle, e perchè
la lunga linea di difesa della città, da quel lato,
era più vulnerabile, essendo in parecchie tratte meno
ripido il declivio. La posizione dell'esercito doveva
essere quale la descrive l'Holm : gli alloggiamenti
della fiotta stavano lungo la spiaggia, non lungi dalla
foce del fiume Torto, chiusi da fosso e palizzata ; l'ac-
campamento era nell'attigua pianura, ora detta le
Canne masche, e si estendeva sulle [colline che fron-
teggiavano la città sino ai pressi della Rocca del
Drago (J). Da questo punto i cartaginesi dovevano
cercare di aggirare la città da mezzogiorno, procu-
rando di toglierle le comunicazioni coll'interno del-
l'isola.

La scarsezza della loro cavalleria ed il sollecito
intervento di Gelone, evitò che fossero spinte con
maggiore alacrità le opere di assedio verso la parte
più vulnerabile delle fortificazioni.

Che la città si estendesse per tutto l'altipiano sino
alla valle del burrone Gatto, possiamo desumerlo dal
fatto che sul declivio di questo lato, si trovano tracce
evidenti dell'antica necropoli (v. tav. XII).

Essa come di ordinario giaceva ad occidente della
città, in prossimità alle mura urbane e si estendeva
per tutta la china nord-ovest, nell'attuale proprietà
La Scola, come rilevasi dalla tav. I.

( ) So si ammettesse la ipotesi che gran parte della città
si trovava edificata nella pianura, cadrebbe l'altra ipotesi che
l'esercito cartaginese si fosse accampato solo nella pianura,
giacebè, basta guardare la carta dei luoghi, per persuadersi,
che non vi poteva essere spazio sufficiente per contenere un
abitato di circa 40000 persone, ed un accampamento di quasi
300 mila uomini. Aggiungasi essere mia ferma opinione che,
dall'epoca greca ad oggi, la pianura di Bonfornello si sia allar-
gata a spese del mare, per più di mezzo chilometro, vuoi pel-
le deposizioni dei due fiumi attigui, vuoi pel sollevamento na-
turale che tutta la spiaggia ha subito in tal lasso di tempo.

10 stesso ho potuto avere la prova di questo allargamento della
pianura esaminando il vicino castello medioevale della Roccella,

11 quale aveva un tempo il palazzo del feudatario poggiato
sopra una roccia che si protendeva in mare; mentre ora questa
roccia è rimasta dentro terra, con tracce evidenti della sua par-
ziale emersione dal mare. Del resto questo fenomeno forse
abbraccia tutto il lato nord-ovest della Sicilia, e può spiegare
il lento essicamento degli antichi porti di Palermo. I fenomeni
di bradesismo della Sicilia dovuti alle sue molteplici spacca-
ture ed alle forze endogene, sono stati attivi in tutte le epoche.
Uno studio esatto sulla topografia antica delle città marittime
e della giacitura dei monumenti, potrebbe dimostrare che l'isola,
si è abbassata di circa m. 1,00 a sud-est, e si è sollevata di alcun
poco dal nord-ovest.

Monumenti Antichi — Voi. XVIII.

Come ho già detto sono scarsissimi ed incerti gli
avanzi dell'antica precinzione, che per tre lati giaceva
sul ciglione di forti pendii di natura argillosa. Tut-
tavia si può presumere che la città dovesse avere una
porta ben difesa nell'angolo nord-est presso il Cozzo
Signore, dove trovasi tuttavia la strada principale che
conduce all'altipiano. Questa strada, stando alla con-
figurazione del terreno, doveva essere difesa da una
importante opera di fortificazione, suggerita dalla po-
sizione stessa del poggio Signore. Essa conducera al
borgo sottostante, e perciò al porto mercantile. Altra
porta pare dovesse aprirsi nella rientranza del muro
dì difesa del ciglione nord, nel posto ove oggi vedesi
la valletta obbliqua, che separa l'altipiano in due
parti.

Una porta doveva naturalmente aprirsi in prossi-
mità della necropoli, ed altra ancora nella contrada
Scacciapidocchi, forse nel sito stesso della attuale
strada campestre che conduce al borgo Signora (').

Le porte di cui parla Diodoro (z) e che furono prima
murate e poi riaperte dopo l'arrivo di Gelone, non
potevano essere che queste.

Il campo dei Siracusani, secondo l'Holm ed il
Ereeman, trovavasi dalla parte dell'Imera, cosicché i
due eserciti erano separati dalla città stessa e dal-
l'ultimo tratto del fiume. La zona di contatto non
poteva essere che quella collinare svolgentesi a sud
della città; ed è qui che Gelone ebbe i primi van-
taggi, molestando colla sua cavalleria gli assedianti,
e dando animo agli Imeresi.

Altra ipotesi, non destituita di fondamento, è
quella che Gelone abbia posto il campo nell'attuale
campagna di Cerda, appoggiandosi alle due forti po-
sizioni di Rasolocollo e Costa dei Daini, dalle quali
poteva invigilare le mosse dell'esercito cartaginese,
e attaccare alle spalle gli assedianti che avessero in-
vestito la città dal lato di mezzogiorno. Forse fu a
causa di questa posizione che gli Imeresi, riaprirono
quelle porte di mezzogiorno e di occidente, che dap-
prima avevano murato. D'altra parte questa posizione
potè essere suggerita a Gelone dalla via ch'egli seguì,

CJ Questa porta ricadeva forse sull'allineamento della
valletta che separa l'altipiano, e perciò veniva a trovarsi quasi
di fronte all'altra porta di tramontana, dalla quale mercè una
ripida rampa si accedeva dalla pianura alla città.

(2) Diodoro, XI, 21.

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