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E SUGLI AVANZI DEL TEMPIO DI BONFORNELLO

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posizione stessa del tempio, collocato fra l'altipiano
ed il mare, in un punto prossimo alla sponda sinistra
dello Imera, lungo la quale doveva stendersi un gran
muro di difesa, conformerebbero questa ipotesi. Aggiun-
gasi inoltre che nelle mie ripetute visite fatte sui luoghi
nel 1877 appresi che a sud-ovest del tempio, nella
pianura oggi coltivata ad agrumi, erano stati scoverti
tratti di fondazione di un gran muro, che io ho cer-
cato di rappresentare in maniera approssimativa nella
tav. ir.

Non è improbabile che dalla piccola valle, che se-
para l'altipiano, si partisse questo gran muro, e che
facendo degli angoli sporgenti e rientranti, sul sistema
del muro siracusano della contrada Fusco, (che ancor
esso serviva a collegare la collina al mare) arrivava
alla spiaggia, come si è indicato nell'allegata tav. IL
Così il tempio restava chiuso fra detto muro e quello
svolgentesi lungo rimerà. La strada, che metteva in
comunicazione la parte alta della città colla bassa,
doveva passare davanti questo edilìzio (dalla parte
del pronao) per arrivare al porto. D'altro canto puossi
supporre che, nella parte bassa, ad ovest del Tempio,
esistessero l'agora e le palestre, dovendosi ritenere che
in prossimità del porto si facesse la trattazione degli
affari, e che nella pianura fossero costruiti parecchi
edilìzi pubblici.

Le fasi dello assedio di Annibale dimostrano che
la città tenne libere le comunicazioni col mare, senza
di che Diocle, colla flotta siracusana, non avrebbe
potuto mantenere continuo contatto cogli Imeresi, e
costoro non avrebbero potuto decidersi ad abbandonare
la città salvandosi sulle navi.

La piccola valle che divide l'altipiano, in que-
st'epoca, doveva essere limitata ad una semplice de-
pressione, la quale, col passare degli anni, si è note-
volmente accresciuta, a causa della natura poco resi-
stente del terreno (vegg. tav. X).

La strada, che taglia il ripido pendìo settentrio-
nale, dovette essere scavata dagli Imeresi lambendo
il muro che scendeva nel piano per arrivare al porto.
Essa venne dall'opera secolare delle acque corrosa ed
approfondita, e così la soprastante depressione, cui
essa faceva capo, si allargò e si ridusse in forma
di piccola valle, quale oggi si vede (vegg. tav. sud-
detta).

Io ritengo perciò non del tutto destituita di

fondamento l'asserzione del Palmeri ('), il quale cre-
deva che la valle suddetta non esistesse al tempo di
Imera.

Il Preeman, il Salinas ed altri scrittori, accen-
nano alla scoperta di tombe in detta valle, ciò che
indurrebbe ad affermare l'antichità di essa: ma io non
so se queste scoperte casuali sieno state controllate,
e temo nelle persone del luogo sia nata confusione
fra questa valletta e l'altra più grande che chiude ad
ovest l'altipiano, nel quale si sono scoperte non poche
tombe, di cui più appresso ragionerò.

Nella tav. II ho indicato la topografia della città,
colla possibile situazione delle mura di precinzione,
e colla posizione del porto e delle necropoli.

Non si può fare a meno di supporre che tutto l'al-
tipiano, all'epoca dello assedio di Annibale, sia stato
difeso da mura, così come, pochi anni dopo, fece Dio-
nisio colla terrazza di Epipoli a Siracusa (2). Tutto in-
duce a credere che alla Rocca del Drago sia stato il
punto di convergenza delle mura, e che quivi sia stato
impiantato un forte che avrebbe avuto la stessa po-
sizione del Castello Eurialo di Siracusa (3). Però men-
tre dalla enorme quantità di rottami di laterizi e di
avanzi di costruzione ben si induce la giacitura e la
estensione della città, fa specie non trovare alcun
residuo dei massi adoperati nella costruzione delle
fortificazioni (4). In una regione, che per tanti secoli,

(') Op. cit.

(a) Ammessa pure la media fra i 20000 abitanti calcolati dal
Beloch (Arch. st. sic. a. XIV, p. 60) ed i 60000 voluti dall'Holm,

10 credo die la precinzione abbracciante il contorno della terrazza
sino alla Rocca del Drago non sia eccessiva. Essa porterebbe la
superficie di Imera ad Ett. 200 cioè uguale a quella data dal
Belocli per Gela.

(3) La Rocca del Drago si divide ora in tre poggi mas-
sicci e frastagliati di calcare. Nel poggio più grande e più alto,
ebe sta dalla parte della città e finisce con una balza dal lato
opposto, si scorge un pozzo circolare del diametro di in. 1,50
che attraversa quasi verticalmente tutta la roccia, forse allo
scopo di rintracciarvi qualche sorgiva d'acqua. Ciò potrebbe
confermare la destinazione del poggio ad uso di fortificazione.
Nella fig. 1, è rappresentato lo schizzo planimetrico della Rocca
del Drago : e veramente dalla conformazione dei luoghi nasce

11 sospetto che lo scavo fra il primo ed il secondo poggio, sia
servito come fossato di protezione del forte.

(*) Il Palmeri, op. cit., riferisce avere appreso ai suoi
tempi che un amministratore del principe di Bonfornello per
mezzo di mine aveva fatto saltare i grandi massi di antiche
mura, per servirsi dei materiali nelle fabbriche rurali. Non è
improbabile che queste mura fossero esistite nella parte bassa,
alla sponda del fiume o presso il porto, essendo supponibile
 
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