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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 18.1907

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Mauceri, Luigi: Cenni sulla topografia di Imera: e sugli avanzi del tempio di Bonfornello
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https://doi.org/10.11588/diglit.9136#0225

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409

E SOGLI AVANZI DEL TEMPIO DI BONFORNELLO

410

Si può quindi ritenere che le colonne fossero costruite
con sei assise, giusta quanto risulta dalla ricostru-
zione esposta nelle tavv. V e VI, nelle quali, dati gli
elementi certi, rilevati con abbastanza approssima-
zione, ho adottato le proporzioni del così detto tempio
di Minerva di Siracusa, che ha molta identità di
costruzione col tempio imerese (').

È appunto a causa della uniformo distribuzione
dei rocchi, che puossi supporre debbano trovarsi in
sito i pezzi della prima assisa delle dieci colonne del
lato sud, essendo evidente, che essi si trovino tutti
molto al disotto del piano del cortile, il quale, a causa
del cumulo delle rovino dello stesso tempio, si eleva
di m. 2,33 sul piano del peristilio.

Data la sensibile corrosione del tufo calcare da
cui furono ricavate le colonne, non è facile determi-
narne il diametro di base. Tuttavia in via approssi-
mata si può ritenere che siffatto diametro, in quelle
del peristilio, era di circa m. 1,90: cioè quasi uguale a
quello delle colonne del tempio di Minerva di Sira-
cusa. Le scanalature delle colonne sono in gran parte
erose, però dalle tracce esistenti si rileva che esse sono
in numero di venti, e dovevano avere, ad opera finita
(cioè colla stuccatura) la corda di circa m. 0,29.

Nulla posso dire sulla rastremazione delle colonne,
e perciò ho riprodotto quella del tempio siracusano,
la quale si è prestata assai bene per determinare la
lunghezza della trabeazione e la conseguente esatta
uguaglianza delle metope, tenuto conto del restringi-
mento angolare.

I muri della cella, per un'altezza di circa due
metri, si dovrebbero trovare, quasi per intero, sotto il
terriccio del cortile attuale.

Nel 1877, ed anche di recente, potei misurare
solo la parte riguardante l'opistodomo, come vedesi
nella tav. Ili, nella quale per mezzo di due spaccati si
rileva il sistema di costruzione dei muri.

Questo ambiente ha la dimensione di m. 8,84 X 5,34,
ha alla base un giro di conci dell'altezza dell'ultimo
gradino dello stilobate, con una risega di circa
m. 0,25 (2). Su questa risega si spicca la elevazione

(') Le colonne del Tempio di Minerva sono costituite di
tre assise, perchè si ebbe la facilità di avere il materiale sul
posto stesso.

(2) Nel tempio E di Selinunte questa risega è di m. 0,20.
Veggasi Goldewey, op. cit., tav. 18.

Monumenti Antichi — Vol. XVIII.

la quale è costituita da una muratura isodoma di
perfetta esecuzione (vegg. tav. IX) conservata sino
all'altezza di m. 1,653. Lo spessore del muro tra-
verso (il solo che potei misurare direttamente) è di
m. 1,02; nel primo filare i grandi conci sono accop-
piati a due a due, ed hanno nei giunti verticali una
fascia di combaciamento larga m. 0,09, nel secondo
ciascun concio abbraccia tutta la grossezza del muro,
come rilevasi dai due spaccati della tav. Ili (')•
I pezzi di angolo verso il postico sono intagliati a
squadra con una sporgenza di m. 0,20 (2), e formano
così la testata dell'ante. La prima assisa della co-
lonna di destra, che decorava l'ingresso dell'opisto-
domo (in antis) è ancora a posto (vegg. tav. IX) ; altro
rocco della colonna di sinistra fu abbattuto sul posto,
e vedesi murato nella fabbrica della torre feudale.

La corda delle scanalature di queste colonne è di
circa 0,27, cosicché si può argomentare che le colonne
stesse avevano un diametro allo imoscapo, di circa
m. 1,60. Il selciato dell'opistodomo è moderno, e molto
probabilmente fu eseguito quando il recinto venne de-
stinato a cantina. Quello antico forse fu distrutto
quando, nell'epoca feudale, il locale fu, come osserva

(*) È dubbio se l'Houel, op. cit., abbia visto i muri del-
l'opistodomo o qualche tratto dello stilobate, allorché visitò le
rovine di Imera.

Egli così si esprime a p. 90: « Nous appercumes d'abord
« à mi-còte au couchant du hameau qu'on appelle Buon for-
u nello le debris du soubassement d'un chateau qui paroìt un
u ouvrage des anciens à en juger par la grosseur des pierres
« qui le composent... Un peu plus bas, en tirant vers l'au-
« rient, on voit le fondement de quelques murs qui offre des
« angles en sens differents».

Dato che con questi accenni si alluda agli avanzi dell'opi-
stodomo ovvero ai massi dello stilobate di ponente, che a quei
tempi potevano essere tutti a posto, non si comprende perchè
non si parli delle colonne del tempio, che, sebbene incastrate
nei muri del casamento, dovevano essere visibili. Ciò dà luogo
a ritenere che allora tutte le colonne erano chiuse nell'interno
del casamento, e che esteriormente si vedeva solo lo stilobate
di ponente, perchè pel postico passava la strada di accesso al
cortile.

Le fondazioni delle mura più in basso verso oriente forse
si trovavano in prossimità del fiume, e può darsi che sieno
queste le costruzioni che l'amministratore del Principe di Bon-
fornello, come assicura il Palmeri, fece saltare a colpi di mina
per eseguire alcune costruzioni moderne. I massi sporgenti nel
suolo presso il mulino abbandonato, fanno supporre essere
questi gli avanzi di mura visti dall'Houel.

(2) Questa sporgenza nel tempio E di Selinunte è di
m. 0,15 ed è costituita da un pezzo a parte che viene a for-
mare lo sporto. Vegg. Koldewey, op. cit., tav. 18.

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