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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 18.1907

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Mauceri, Luigi: Cenni sulla topografia di Imera: e sugli avanzi del tempio di Bonfornello
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https://doi.org/10.11588/diglit.9136#0238

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435

cenni sulla topografia di imera e sugli avanzi del tempio di bonfornello

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il sito della battaglia di Kronio, combattuta dai Sira-
cusani guidati da Dionisio, contro i Cartaginesi con-
dotti dal figlio di Magone ('). Il sito montuoso, deserto,
che aveva in tutto mancanza di acqua, e in cui dopo
la prima battaglia si erano rifugiati i Cartaginesi,
potrebbe essere la parte posteriore del monte S. Ca-
logero (8) che sta a ridosso del Castellacelo come si
rileva dalla tav. XVI in cui vedesi rappresentata la
posizione reciproca di Imera, del monte Castellacelo
e del S. Calogero.

La seconda battaglia probabilmente avvenne giù
nella valle del fiume Torto, presso cui i Cartaginesi
ruppero l'esercito siracusano che, a quanto pare, li
stringeva da più lati; ed è così che stando al solo
Diodoro potremmo supporre che il Kronio, da lui
citato, sia quella sacra altura che torreggia tra il
S. Calogero ed il Torto (3).

(') Diod. XV, 15.

(a) Nella storia di Imera a proposito della famosa batta-
glia del 480 av. Cr. è fatto cenno di una montagna forte per
natura, ma mancante di acqua, nella quale si ritirarono gli
avanzi dell'esercito di Amilcare dopo la disfatta. L'Holm, op.
cit., voi. I, p. 396, crede si trattasse del monte S. Calogero.
Di fronte alla deficienza delle fonti storiche, questo ricordo
conferma la ipotesi che lo stesso monte sia servito di rifugio
all'esercito di Annone dopo la battaglia di Kabala. Del resto
è evidente che se Dionisio mirava ad invadere il territorio car-
taginese, egli, percorrendo la vallata del fiume Torto, non volle
esporsi al pericolo di girare il S. Calogero e lo sperone di
Thermae, e preferì superare all'altezza di Caccamo il nodo mon-
tagnoso che divide la valle del S. Leonardo da quella del
Torto. Qui appunto si potè verificare l'urto con Magone.

(3) Il prof. Holm, op. cit, voi. II, p. 293, crede che il
Kronio di cui parla Diodoro XV 16, dovendo trovarsi vicino a
Palermo, possa essere il monte Pellegrino. Tuttavia egli am-
mette che potrebbe essere un monte tra Imera e Palermo, e
perciò non esclude che si possa trattare del S. Calogero. Però,
come ho detto, molte altre ragioni militano a far ritenere che
il Kronio degli antichi sia il monto Castellacelo, il quale del

Questo mio studio di topografìa antica ha una
importanza molto relativa, perchè non è poggiato
sopra scavi o saggi sul terreno, come avrei voluto e
desiderato, se ne avessi avuta la possibilità; epperò
esso non ha altro scopo che offrire agli studiosi, prima
che venga disperso, tutto il materiale che io potei rac-
cogliere sul posto in altri tempi ('), ed indurre i pub-
blici poteri a provvedere una buona volta adeguata-
mente agli scavi ed ai monumenti di Sicilia, essendo
veramente incivile l'abbandono attuale di alcuni in-
signi monumenti.

Luigi Mauceri.

resto è alto m. 500 circa sul mare, e porta tracce di costru-
zioni che si approssimano alla primitiva cultura di Hissarlik.

L'Holm, come ho detto, ha creduto di collocare Hippana
nel Castellacelo. Io ho rinvenuto sul monte e nelle pendici sot-
tostanti, frammenti di terrecotte caratteristiche di un abitato
dell'epoca greca. Fra l'altro trovai sul monte il frammento di
un vaso istoriato della fine del V secolo. Però io dissento
trattarsi di Hippana, giacché, anche ammessa la scarsezza
delle fonti storiche, parmi strano che una città così vicina ad
Imera, continuasse a sussistere dopo la distruzione feroce di
quest'ultima. E se si volesse dare un nome di città sicana alla
antichissima sede del Castellaccio io propenderei pel nome
di Jetai o Jatai, perchè con ciò, forse, si potrebbe spiegare
il Jaton della monetazione imerese che appare sin dalle più an-
tiche monete.

Comunque, quello che parmi vedere a Castellaccio si è, una
antichissima stazione sicana, con una acropoli posta a difesa
della valle del Torto. Colla fondazione di Imera, che dominava
gli sbocchi delle vallate del Torto e del fiume Imera, la vetusta
acropoli non potè più essere conservata dai Sicani, e divenne un
importante q>Qovgiov della greca città, ed insieme oggetto di culto.

Una esplorazione sistematica di questo luogo importan-
tissimo, potrebbe dare risultati assai interessanti, giacché è
lecito supporre che il Castellaccio possa rappresentare per la
Sicilia uno stadio di cultura rispondente a quello degli strati
primitivi di Hissarlik e di Tirinto.

(') Debbo rendere pubbliche grazie ai signori Francesco
Sgarlata, prof Agate, e prof. Campanella per l'assistenza pre-
statami nella esecuzione dei disegni.
 
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