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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 18.1907

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Paribeni, Roberto: Ricerche nel luogo dell'antica Adulis: (colonia Eritrea)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9136#0256

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RICERCHE NEL LUOGO DELL'ANTICA ADUL1S

440

rado infatti, quando siansi tolti i sassi superficiali, si
vede affiorare l'orlo di un muro. È presumibile per-
tanto, che fin dove si scorgano cumuli di sassi, deb-
bano trovarsi edificii sepolti, ed invero i primi saggi
praticati principalmente a N della città, oltre questi
cumuli, non rivelarono che resti di capanne o sca-
richi di cocciame, o strati vergini. Verificata perciò
probabile la supposizione, che solo sotto i cumuli di
sassi dovessero trovarsi edificii, pregammo il Governo
Coloniale, che volesse accordarci per alcuni giorni
l'opera d'un topografo per segnare quelli che erano
i limiti presumibili della città. 11 Governo inviò l'uf-
ficiale coloniale sig. Michele Checchi, alla cui opera
abile e intelligente è dovuto il piano della città che
accludiamo (tav. I).

Quel che è racchiuso entro la linea punteggiata
segna i confini prevedibili dell'abitato, confini che
dobbiamo ritenere minori anziché maggiori del vero.
Infatti come diremo appresso (p. 529) i saggi che
posero in luce la chiesa cristiana maggiore, furono
eseguiti a levante oltre i limiti dei cumuli dei sassi,
là dove la presenza della pura sabbia avrebbe fatto
ritenere cessato l'abitato. La città antica copre per tanto
un'area di almeno mq. 20000.

Ci sembra non inutile dare una descrizione del
soprassuolo più completa, che i nostri predecessori
Sapeto, Bent, ecc. non abbiano potuto fare per la
brevità delle loro visite, e illustrare così quello che
la pianta dimostra.

Cominciamo la nostra descrizione all'estremità oc-
cidentale nel punto segnato con 1.

Le rovine giungono fino all'orlo della via camel-
liera Zula-Afta, e a breve distanza dal corso attuale
dello Haddas che è attraversato da detta camelliera.

L'aspetto generale lungo il fiume è quello d'un ci-
glione ondulato che va gradatamente elevandosi fino al
luogo dove noi praticammo un ampio scavo (n. 8, cfr.
tav. II, n. 2). In tutto questo tratto si presentano dei
tumoletti tondeggianti alti al massimo mezzo metro for-
mati dai sassi stessi che si trovano sparsi sul terreno,
ma evidentemente raccolti e accumulati ad arte. La
forma è simile a quella delle tombe musulmane attuali ;
però i moderni abitanti di Zilla e di Afta non le ricor-
dano come tombe di loro gente o di loro correligio-
nari i, anzi i nostri operai e i capi del paese, inter-
rogati da noi, esitavano a crederle tombe musulmane,

perchè non vedevano deposte su di esse le due pietre,
una al capo e una ai piedi, e i ciottoli bianchi di
fiume che è ora imprescindibile rito accumulare sulle
sepolture dei credenti. Potemmo così aprirne due, rin-
venendovi entro uno scheletro deposto supino nella
terra senza alcun corredo. La poca profondità della se-
poltura, la posizione delle tombe in mezzo a muri di
abitazioni, l'orientazione data al cadavere disposto col
capo a E e i piedi a W persuase noi e i nostri uomini, che
trattavasi di tombe recenti musulmane, sicché per non
offendere con sterili ricerche il sentimento religioso
degli indigeni, le ricoprimmo, e non facemmo toccare
le altre.

Il punto più elevato del ciglione, quello dove
noi aprimmo l'ampio scavo n. 8, era solcato da una
lunga e poco profonda trincea aperta di recente (45
metri di lunghezza per circa uno di profondità); stando
alle voci più attendibili raccolte dai vecchi del paese,
avrebbero praticato colà dei saggi di scavo i soldati
dell'esercito inglese che nel 1868 condussero la cam-
pagna contro re Teodoro d'Abissinia (').

Dal luogo del nostro scavo il ciglione si va al-
largando in direzione E in una specie di pianoro,
dove più abbondanti che altrove e più agglomerati
appariscono gli avanzi dei fabbricati. Sempre verso
levante il terreno si abbassa poi con dolce declivio
fino a digradare lungo il fiume in un tratto pianeg-
giante apparentemente sgombro di rovine, dopo il
quale comincia un vasto cimitero musulmano detto,
dalla tomba sua più venerata, cimitero di Scekh
Mahmud, dove ancora si seppelliscono quelli della sua
discendenza, ossia un buon terzo degli abitanti di
Zula (2).

Un gruppo di tombe più illustri è chiuso da un basso
murello di cinta pure costruito a secco ; la tomba dello
Scekh reca ritto un grande lastrone di basalte, fram-

(') La cosa è possibile perchè attestala anche dal Bent,
The sacred city of Ethiopians, p. 230. Anche il comandante
Russell, capo di Tina missione francese che si recò nel 1859
in Abissinia, fece dei saggi in Adulis: Sapeto, Ambasciata
francese a Negussiè, p. 14.

(2) Le tombe attuali appaiono come leggere elevazioni a
pianta rettangolare cinte da un muro a secco costruito con le
pietre degli edificii antichi; entro il recinto nella parte supe-
riore, sono ciottoli bianchi di fiume, e talora frammenti di fit-
tili anche antichi o di vetri; il capo e i piedi del cadavere
sono segnati da due pezzi di lastre d'arenaria (òelkèt) piantati
verticalmente.
 
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