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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 18.1907

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Paribeni, Roberto: Ricerche nel luogo dell'antica Adulis: (colonia Eritrea)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9136#0257

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441

RICERCHE NEL LUOGO DELL'ANTICA ADULIS

442

mento di scaglione o di architrave tolto forse dall'an-
tico edificio adiacente a N, di cui parliamo più sotto.
Una tomba vicina reca una piccola colonnina monolitica
di basai te liscia, alquanto rigonfia a mezza altezza con
capitelliuo rudimentale. All'estremo levante del sepol-
creto, fuori il recinto delle tombe nobili, si trovano
parecchi resti antichi tratti probabilmente dall'edificio
di N e cioè : un tamburo di colonna, svuotato per ser-
vire forse da mortaio, ma ora forato e rotto; un ca-
pitello semplicissimo di forma tabulare con un angolo
mozzato, un altro simile meglio conservato (') e due
tamburi di pilastri di basalte a sezione quadrango-
lare con gli spigoli smussati.

A Nord del cimitero di Scekh Mahmud ricomin-
ciano i cumuli di pietre, segni di antichi edificii; uno
di essi, posto in immediata vicinanza, assai grande e
cospicuo, fu intaccato, dicesi, dagli Inglesi. La trincea
che essi aprirono, ampia ma poco profonda, spacca
l'edificio in senso longitudinale. Si vedono, a comin-
ciare da W, quattro colossali frammenti di lastroni
di basalte, tutti egualmente larghi e spessi, cioè
m. 0,65 X 0,20. Il frammento più lungo misura m. 1,50 ;
non è improbabile, che essi formassero un gran-
dioso architrave. Seguono su due file otto basi e
sedici tronconi di pilastri di basalte poroso a sezione
ottagona ottenuta smussando leggermente gli spigoli
di un pilastro quadrangolare. Misurano di superficie
da m. 0,495 X 0,495 a 0,47 X 0,47. Le basi for-
mano un doppio gradino assai leggero e misurano
m. 0,65 X 0,65 al primo gradino, 0,61 X 0,61 al
secondo. Una base molto più corrosa delle altre sem-
bra in posto. Si osserva anche tra le rovine un pa-
rallelepipedo del solito basalte a base quasi quadrata
(0,45 X 0,44) con scalino ribassato a una estremità,
largo m. 0,08. Nel mezzo reca un foro quadrangolare
passante con angoli arrotondati, cui si attacca un ca-
naletto che torna poi ad allargarsi in un foro quadran-
golare. Il foro misura m. 0,19 X 0,24; il canaletto 0,06
X 0,07. Non crediamo si possa pensare a un incavo
per una delle note grappe di piombo, che debbono
tenere aderenti più massi. L'edificio grande e sontuoso
doveva molto probabilmente essere di pubblica perti-
nenza; ed è vivamente desiderabile, che possa com-

(■) È riprodotto dal Bent, The sacred city, p. 228.

piersene la esplorazione, da noi per ragioni varie di
opportunità non potuta intraprendere.

La città si estende ancora con edificii più diradati
verso N-E ; siamo nella regione degli exspatianlia
tecta delle città romane.

All'estremo delle rovine apparenti verso E (pianta
tav. I, n. 11) iniziammo negli ultimi giorni di nostra
permanenza uno scavo che pose in luce un edificio mag-
giore di quel che aspettavamo, sicché non si riuscì a
terminarne l'esplorazione. Quello che appariva sopra
terra è mostrato dalla tav. II, n. 1. Piccoli gruppi di sassi
sparsi si trovano ancor più a E, e a perfetto E a circa
trecento metri dal luogo su descritto si trova, trascina-
tovi forse di recente, un tamburo di pilastro a se-
zione ottagona del solito materiale basaltico. Dall'edi-
ficio segnato in pianta col num. 10 procedendo verso N
e N-W s'incontra un fitto abitato, il cui nucleo prin-
cipale e più alto è nell' immediata vicinanza di quello
scavo. Cospicuo anche per altezza e spessezza di ma-
teriale è il grande cumulo che fu attaccato dal
dott. Sundstrom (pianta tav. I, n. 12, vedi appresso
p. 443). Verso W tutto questo gruppo discende quasi in
una valletta a S-S-E dell'edificio da noi scavato (pianta
n. 13), valletta che s'interpone tra il grosso nucleo
degli edificii 10-12 e l'altro delle rive dello Haddàs.
Elevazioni molto sensibili di cumuli non si osservano
in questo tratto. A S dello scavo n. 10 e a S-E del
nostro segnato in pianta con 13 esistono due piccole
trincee poco profonde, anch'esse dagli indigeni attri-
buite alle ricerche degli Inglesi nel 1868.

A S-W del nostro scavo è un piccolo cimitero dei
discendenti di Bet Kalifa che, ove si estendesse, po-
trebbe seriamente danneggiare gli edificii sepolti (').

Oltrepassato quel cimitero, ci si riattacca al grande

(') Nei colloqui avuti da noi coi capi di Zula e di Afta
si assicurarono gli indigeni, elle le loro tombe non sarebbero
state toccate; e si manifestò loro essere volontà del governo:
1° che non si seppellisse più nel piccolo cimitero di Bet Ka-
lifa; 2° che il cimitero di Scekh Mahmud si estendesse verso
levante, dove non pare vi siano probabilità d'incontrare ro-
vine, e non verso ovest e nord; 3° che per la costruzione
e l'adornamento delle tombe non si togliesse™ materiali
dagli antichi edificii, ma si facesse uso delle pietre tro-
vate fuori di luogo e da noi fatto deporre intorno ai monti
dello scarico delle terre. Tali nostre istruzioni furono confer-
mate da lettera del governo coloniale, e da ultimo dalle dispo-
sizioni di S. E. il governatore Salvago Raggi che affidò al
capo di Afta la custodia di quelle rovine,
 
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