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saprei dire, donde tenessero la silice : forse poteva
darne loro dei ciottoli anche il letto del vicino Had-
dàs; quanto all'ossidiana, essa poteva venire da molti
luoghi della costa (').

Le altre fosse di saggio.

Come dicemmo ne furono aperte numerose, nè tutte
meritano un particolare ragguaglio. Ricorderemo:

Fosse a Nord. Non sono segnate nella pianta,
perchè si tornò ad interrarle. Non si posero allo sco-
perto muri, ma solo focolari di capanne e letamai
che cominciarono ad apparire a meno di un metro
sotto il livello attuale. Diedero in genere strati uni-
formi sino a circa m. 2,80-3,00, poi sabbia finissima
senza mescolanze sin sotto i 4 metri. Oltre alle ce-
neri, ai carboni e agli ossami (notevoli tra questi ossa e
denti di cammello) e ai soliti frammenti di fìttili
grezzi o a superfìcie cordonata (cfr. p. 549), gli oggetti
più interessanti o meno fracassati che si rinvennero,
furono :

Una ciotola di grossolana terra rossa poco cotta,
a forma emisferica con bugnetta sporgente sotto il
labbro, dentro alla quale una rozzissima lucernetta a
forma elittica aperta completamente nella parte su-
periore.

Monetine di bronzo, una del regno axumita, le
altre irriconoscibili per l'ossido (2)).

Frammenti di chiodi in bronzo e in ferro.

Frammenti di vasetti vitrei.

Un mortaio in pietra verde-bruna (serpentino?)
di forma cilindrica con piede ottagonale mancante
quasi per una metà; alt. m. 0,22.

Conchiglie e frammenti filiformi di corallo.

correre a confronti per renderla credibile. Per non allontanarci
dal paese della nostra esplorazione, i Galla che pure, come tutte
le popolazioni africane, conoscono e usano da gran tempo armi
e strumenti di ferro, fanno tuttora uso frequente dell'ossidiana.

(') Plinio, Nat. Ilist. 36-37 e il Periplus (5) ricordano
Vàipiavòg XL9o; nella Troglodytice ; il Salt la rinvenne sulla
costa dancala in Arena ( Voyage, p. 192). Nella baia di Awakil
la dice abbondante il Sapete Viaggio e missione tra i Mensa
i Bogos e gli Ilabab, p. 147.

(2) E veramente doloroso, che le condizioni del terreno
siano in Azuli oltremodo sfavorevoli alla conservazione dei me-
talli; delle trecento e più monete di bronzo da noi rinvenute,
solo una piccolissima parte può essere identificata.

Pure nella parte settentrionale della città fu aperta
un'altra fossa, cui si diede poca profondità, ma molta
estensione in superficie (tav. I, n. 14). Si comin-
ciarono a mettere in luce due camerette quadrango-
lari, la più occidentale delle quali sembra abbia avuto
una porta a N e una finestrina a W alta m. 0,575,
larga 0,45. La parete nord di questi due ambienti
poggia su un bel muro più antico che fu seguito fino
a m. 2,80 di profondità, e che mostra la struttura
caratteristica a riseghe che descriveremo appresso
(pag. 463).

Il finestrino si apre su un lungo cortile scoperto,
nel quale è una specie di pilastrino sporgente dalla
parte di N. A questo gruppo si attaccano dei muri
che vanno verso N e S, e ripiegano poi verso E e
verso S W, probabimente riunendosi a costruzioni che
debbono esistere sotto i cumuli di ruderi, che circon-
dano da ogni parte l'edificio scavato. Prima di trat-
tare dei singoli travamenti d'oggetti ricorderemo, che
nella camera più ad E negli strati più superficiali
fu trovato uno scheletro di adulto, mal conservato e
senza alcun segno di regolare deposizione. Secondo
tutte le apparenze, non si tratta di una tomba, ma
di un cadavere abbandonato. Vere tombe invece si tro-
varono lungo l'esterno del muro meridionale del cor-
tile rettangolare, e lungo gli ultimi muri più meridio-
nali messi in luce. Erano tombe di bambini collo-
cate a poca profondità; i cadaveri erano chiusi entro
anfore cordonate cui si era rotto il collo o il piede,
e che erano disposte orizzontalmente presso il muro (').
In genere nessun corredo accompagnava i morticini;
solo presso una delle anfore si trovarono dei gra-
nuli di sostanza vitrea bianca e una conchiglietta,
caduti forse dall'interno del vaso. Le anfore erano
tutte frammentate, e le ossa per la loro estrema fra-
gilità appena riconoscibili.

Invece lungo l'esterno del muro meridionale dello
due camerette si ritrovarono molti frammenti di vasi
circondati di una grande quantità di ceneri e di terre

(') L'uso di seppellire i bambini entro vasi di terra è
cosi largamente diffuso nel mondo classico, che i Greci hanno
introdotta la parola èy^vriìia^uóg apposta per designarlo. E rap-
presentato anche in paesi non greco-romani, per esempio a Taan-
nak e a Gezer in Palestina (Vincent, Canaan d'après Vexplo-
ration recente, p. 188). a Cartagine (Rev. Archeol, 1889, 1,
p. 165) nella colonia fenicia di Nora in Sardegna (Patroni, in
Mon. Lincei, XIV, p. 166) ecc., cfr appresso pag. 489.
 
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