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chissima; il Flinders Petrie li giudicò fermagli per
otri, il De Morgan e il Capart semplici pendagli (').
Le due camere a occidente dell'ara (pianta lett. M, N)
avevano dalla parte esterna, dove continuavano il muro
di sud dell'ara stessa, una certa pretensione di imi-
tarne la costruzione, i muri sono infatti forniti di
riseghe eseguite con sufficiente regolarità. Le porte
delle due camere si aprono a nord, i pavimenti sono
di semplice terra battuta.

Le due camere furono certo abitate, e diedero un
certo numero di travamenti che qui ricorderemo:

Quattro pilastrini marmorei a sezione quadrango-
lare, uno intera, due ricomposti da due frammenti,

Fig. 15. — Pilastrini marmorei (1:17).

il quarto mancante (fig. 15). Due terminano con una
specie di pina liscia, gli altri due incompleti, hanno
nella parte superiore un corpo cilindrico segnato da
larghi e profondi cordoni paralleli alla base. Questo
singolare modo di decorazione della parte più alta di
una colonna si ritrova nell'arte araba, ad es. nelle
colonne dell'Alhambra di Granata (2).

Kecano tutti e quattro una faccia decorata in modo
uguale con un doppio listello cioè, e con una parte
centrale rilevata. I due a pina che si possono credere
interi sono alti m. 1,21 e 1,17; la piccola differenza
non merita d'essere rilevata, perchè la parte più bassa
è lasciata grezza e doveva probabilmente essere pian-
tata in terra. Il più completo degli altri due a col-

(') Capart, Les debuti de l'art en Egypte, p. 48

(a) Murphy, Arabian Antiquities of Spaili, tav. XXXVI.

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larino scanalato è alto m. 1,06, la parte di corona-
mento quindi che manca, doveva misurare circa dieci
centimetri. La larghezza dei lati è di m. 0,13 nei
due a pina, e di m. 0,145 negli altri due.

Un indizio dell'uso a cui potevano essere destinati,
si può avere da insolcature rettangolari lunghe quasi
quanto il pilastrino, larghe m. 0,03 e profonde 0,02.
I due pilastrini terminati a pina ne hanno una sola
sul lato opposto a quello decorato, gli altri due hanno
ciascuno due insolcature, una sul lato opposto, l'altra
su uno degli adiacenti a quello decorato.

Evidentemente quei solchi grezzi non erano orna-
menti, ma erano destinati a ricevere qualche cosa,
secondo ogni probabilità delle lastre di marmo. Im-
maginando restaurate al loro posto queste lastre, si
verrebbe a costituire una cattedra o seggio, di cui i
due pilastrini terminati a pina sarebbero i piedi an-
teriori e gli altri due i posteriori (').

Questi pilastrini furono rinvenuti spezzati in due
tutti meno uno, e dispersi tre nella camera più a S,
la metà superiore del quarto finito a pina nell'altra
camera, ritto presso la porticina di N. Tranne questo
frammento che essendo ritto superava l'altezza della
soglia della porta, gli altri erano sotto questo li-
vello, e perciò il loro abbattimento deve ritenersi
anteriore all'adattamento ad abitazione delle due ca-
mere. È pertanto molto probabile, che il seggio mar-
moreo sorgesse originariamente in qualche parte del-
l'ara o vicino ad essa. Si sa infatti, che in tutta
l'Etiopia era il singolare uso di consacrare alla divi-
nità dei seggi; l'esempio più noto è il trono di Adulis
stessa descritto da Cosma Indicopleuste (s) se ne
hanno poi altri esempii in Axum (3).

Anche in Grecia, a Creta e in Asia non mancano
esempì di troni dedicati a scopo religioso o fune-
rario (4) ma non sappiamo, se si possa pensare a dei
raffronti.

(') Infatti avendo cura di porre all'esterno le facce deco-
rate dei pilastrini, le due lastre laterali sarebbero inserite
ciascuna nel solco della faccia opposta dei pilastrini a pina, e
in quello della faccia adiacente degli altri due ; il dossale poi
sarebbe sorretto dai due solchi delle facce opposte alla deco-
rata negli altri due pilastrini.

(a) Topogr. Christ., I, 140.

(3) Littmann Krencker, Jahrbuch des Tnst. 1907. Anzei-
ger, p. 38 e in Abhandl. der Berlin. Akad. der Wissensch.
(1906) p. 20 dell'estr.

{*) Cfr. Savignoni, in Jl/on. Lincei,TLI, p. 368, note 12,

RICERCHE NEI, LUOGO DELL.'ANTICA ADULIS
 
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