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483

RICERCHE NEL LUOGO DELL'ANTICA ADULIS

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Alla camera suddetta seguono verso levante altri
tre ambienti (lett. H, G, F) piuttosto grandi, quadran-
golari, dei quali alcuni muri appaiono impostati su
tratti di muri anteriori. Dalla parte di S, dove quegli
ambienti avevano probabilmente gli ingressi, il muro
appare molto disfatto e rovinato, siccbè tracce sicure
di porte non furono potute trovare.

I trovamenti della prima di queste camere (lett. H)
furono molto ricchi e importanti. Lungo la parete di
nord si cominciò a trovare uno dopo l'altro, a circa
m. 0,70 sotto l'orlo del muro, la parte superiore di
due grosse anfore cordonate, segate a metà, con la
bocca piantata in terra, poi ancora una pentola di
terra grezza, in frammenti. I tre vasi erano circon-
dati e ripieni di ceneri, carboni e terra arrossata dal
fuoco, dando chiaramente a divedere che erano stati
(specialmente i due frammenti di anfore cordonate a
pareti molto spesse) adattati a servire da fornelli.
Poco appresso, pure accanto al muro, si rinvenne un
altro frammento d'anfora ugualmente accomodato e
pure circondato di ceneri e carboni, e procedendo
verso E, se ne ebbero a trovare altri quattro tutti
nelle stesse condizioni.

Tra le ceneri delle prime anfore erano solo degli
ossicini piccolissimi di pesce e un osso lungo di grande
mammifero spaccato per mezzo, e principiato a lavo-
rare con tre cordonature trasversali. Presso la terza
anfora si rinvennero due orecchini d'oro e dieci tra
gocciole e frammenti di verghette d'oro grezzo ; presso
la quarta due ricche croci con catena d'oro e orna-
menti di pietre preziose. Tutta questa serie di fornelli
e i frammenti d'oro grezzo ci persuadono aver abitato
quella camera un orefice. I pezzi di verga d'oro (fig. 18)
mostrano evidenti le tracce dei colpi di scalpello,
coi quali si erano da loro staccate delle particelle
per la lavorazione. È notevole che le verghe, come
appare dalla figura, avevano forma ricurva quale
si dà tuttora alle vergile dai Galla e dai Sudanesi.
Le verghe d'oro di altri paesi dell'antichità classica
avevano invece forma rettilinea (')■

(') Cfr. frammenti nella collezione Stevens del Museo Na-
zionale di Napoli; gli altri iscritti di Sirmium, Arch. Epigraph.
Mitth. aus Oesterr. 1888, pp. 1 e 66; tavv. II e III, C. I. L. Ili,
suppl. 8080; e gli altri del ripostiglio famoso di Abukir, Dressel,
in Abhandl. der Berliner Akad. 1906.

Gli orecchini uno dei quali è riprodotto in fig. 19
sono pieni, di forma ellittica, rigonfi nella parte cen-
trale, la quale è divisa da incavi trasversali, mentre
le parti sporgenti sono alternatamente lisce o tagliate
da piccole intaeche. Per poterli introdurre nei lobi
dell'orecchio la parte più sottile è staccata dal resto,
e si attenua con due lamelline che entrano nelle estre-
mità formate dalla parte più grossa. Il foro che do-
veva riceverli, doveva essere abbastanza largo; piut-
tosto che al lobo inferiore dell'orecchio si può pen-

Fig. 18. — Frammento di verga d'oro (l:i).

sare, che essi fossero applicati nella parte superiore
del padiglione, dove sogliono portarli attualmente
donne e bambini di Zula. Non tanto per la loro forma
e per la loro decorazione, quanto per il loro peso
(gr. 23,5) e per il rozzo modo di chiusura, sono lon-
tani dalla oreficeria classica greco-romana e devono
invece rispecchiare gusti e mode indigene.

Fig. 19. — Orecchino d'oro (2:i).

La prima rinvenuta delle croci d'oro (fig. 20) è
a braccia equilatere con le estremità slargate e ar-
rotondate, fornita di catena pure d"oro a piccole ma-
glie oblunghe ripiegate; all'attacco della catena con
la croce sono due perline; alla base della croce attac-
cato con una staffetta filiforme d'oro, uno smeraldo.
Le braccia sono lunghe m. 0,05. 11 peso complessivo
è di gr. 35,20.

La seconda (fig. 21) ha pure le braccia quasi
equilatere, con le estremità slargate, ma bifide; la
catena è simile alla prededente. Alla base della
 
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