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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 18.1907

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Paribeni, Roberto: Ricerche nel luogo dell'antica Adulis: (colonia Eritrea)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9136#0307

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541

RICERCHE NEL LUOGO DELL'ANTICA ADULIS

542

principale per la soluzione del problema, quello che
ci avrebbe dato e porte e vie, è venuto così a man-
care. Gli editici scavati dal canto loro, presentandoci
ricostruzioni e adattamente nuovi, numerosi non meno
che strani, e spesso sottratti a qualunque legge di de-
coro e di armonia, inceppano anche più la questione.

Appare certo in ogni modo, che negli ultimi tempi
dell'esistenza della città qualunque idea di piano re-
golatore era bandita; le casucce, addossate agli edi-
tici più antichi, sono quel che ci può essere di più
irregolare e di più tormentato. Le mura costruite
leggermente quasi senza fondamenta ('), senza calce,
con materiali rubacchiati qua e là, senza quell'adat-
tamento accurato dei blocchi di pietre tra loro che si
osserva nelle buone costruzioni anteriori, dovevano
cader facilmente, e facilmente essere rimesse in piedi.

Gli edificiipubblici. — Avemmo la sorte di tro-
varne del tempo pagano e del cristiano, per quanto
mal ridotti. Dicemmo già, quale ci sembrano i raf-
fronti più vicini per la grande ara, e quale la Divi-
nità a cui dobbiamo ritenerla consacrata.

Solo negli edifìci pubblici, oppure in costruzion-
celle cresciute sulle rovine di essi, constatammo l'uso
di pilastri. Quelli da noi trovati erano tutti uguali per
materia (basalte) e per forma (a sezione quadrangolare
con spigoli leggermente smussati) erano costituiti di
tamburi di altezze disuguali che variano da un mas-
simo di m. 0,97 a un minimo di m. 0,185. Su parecchi
di essi trovammo tracce di intonaco di calce. Basi e
capitelli avevano forma oltremodo semplice : tabulare
con due gradini. La fig. 56 mostra rialzata la colonna
di fig. 16.

Le chiese cristiane. — Sembra fossero frequenti
in Adulis, noi ne abbiamo trovate due, una terza è
forse da cercare negli strati superiori dell'edificio sag-
giato dal Sundstrom, in tutta la rimanente esten-
sione della città possono esservene state ancora delle
altre.

Questa ricchezza di chiese, testimone del grande
fervore con cui fu accolta la fede cristiana, si riscontra
anche in Egitto, se è vero quanto si racconta, che il
califfo fatimita El Hakim dopo già circa quattro se-

(') La esiguità delle fondamenta si osservò del resto anche
nell'edificio di buona costruzione in cui abbiamo riconosciuto
un'ara al Sole (p. 465),

coli di dominazione araba potè in uno scoppio di fa-
natismo distruggere trentamila chiese cristiane (').

La costruzione loro non può rimontare ad età
molto antica ; vedemmo già, che la minore di esse è
posteriore a tutto il gruppo di case che la circondano,
case che per la loro posizione intorno all'ara primitiva
e per la suppellettile rinvenutavi, dimostrano il pos-
sesso completo, generale e incontrastato della religione
cristiana.

Anche questo del resto è consono a quel che sap-
piamo dell'Egitto, dove la costruzione delle chiese, co-
minciata naturalmente, come nel resto dell'impero, dopo
la pace costantiniana, procedette da principio con molta
lentezza e scarsità, sicché in Alessandria stessa, centro
così vivace di cristianità, alla fine del sec. IV i Cri-
stiani lamentavano di non aver chiese (2).

Per la costruzione le chiese di Adulis si unifor-
mano a quelle norme costanti che creano in tutto il
mondo cristiano dei primi secoli un tipo unico di
tempio. Le varietà sui dettagli non mancano, e singo-
lare è quella del baldacchino ottagonale nella chiesa
maggiore.

Abbondanti tanto negli edifici cristiani, quanto e
più nei pagani, dovettero essere le decorazioni di marmi
e di alabastri ; specialmente di tavole di alabastro
trovammo intorno all'ara del Sole numerosissimi fram-
menti. Si ebbero anche frammenti di quella specie di
porfido verde e nero noto ai nostri marmorari col nome
di serpentino, di marmo bianco e nero, di porfido
rosso, ecc. I frammenti di lastre di alabastro portano
alle volte disegni incisi rozzamente da antichi sfac-
cendati. La fig. 57 ne riproduce i meno insignificanti.

Case. — Dobbiamo premettere, che tutte le abita-
zioni da noi rinvenute in uno stato di conservazione
che permettesse di riconoscerle sono dell'ultimo pe-
riodo della città, nè poteva essere altrimenti, data
la leggera loro costruzione che non le lasciava durare
a lungo. Abbiamo pertanto dinanzi a noi per lo più
miseri abituri del tempo in cui la città si disponeva
lentamente a morire. La costruzione in tutte è unifor-
memente a pietre (basalti e arenarie) tenute insieme
con malta fangosa. Di mattoni, come vedemmo, non

(') Blomfield, Bull, de la Soc. arch. d''Alexandrie, I, n. 6,
]). 55; cfr. Maspero, Assuan, in Rev. arch., 1906, II, p. 55.

(!) Cabro], Dict. d'arch. chretienne. s. v. Alexandria,
p. 1104,
 
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