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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 18.1907

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Paribeni, Roberto: Ricerche nel luogo dell'antica Adulis: (colonia Eritrea)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9136#0313

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553

RICERCHE NEL LUOGO DELL'ANTICA ADULIS

554

capriolo (p. 525, fig. 44). Le croci in genere equila-
tere a braccia slargate sono spesso più o meno com-
plicate con altri elementi, con lemnischi svolazzanti,
forse con reminiscenze di A e Sì, e finiscono per es-
sere alle volte stranamente stilizzate.

La fig. 60 mostra le principali forme che la croce
assume nei frammenti da noi trovati. Degna di nota
è specialmente l'ultima forma che si stenterebbe a
credere una croce, se fosse stata trovata separatamente
da tutte le altre che in certo modo la preparano (J).

Donde veniva questo genere di ceramica? Quella
simile che noi conosciamo col nome di aretina, sap-
piamo con certezza, che era fabbricata in Italia, e
possiamo anche dire in che tempo (2). I nostri fram-
menti con simboli cristiani non sono certamente di
quel tempo, e nessuno vorrà pensare, di quella pro-
venienza.

Ceramica di questo genere sia che fosse imitata
dalla aretina, sia che sorgesse indipendentemente, è
rappresentata del resto in parecchie delle provincie
romane, e continua in esse forse più a lungo che in
Italia (3). Anche in Italia la vediamo ricomparire al-
quanto deteriorata in alcune lucerne e piatti cristiani,
e questi ultimi principalmente possono guidarci a pro-
porre qualche verosimile ipotesi sulla loro origine.

Il De Waal che se n'è recentemente occupato (4)
conclude che essi sono diffusi nel quarto e quinto secolo
d. Cr. in molti luoghi del mondo cristiano, sebbene
non in gran numero. I musei di Roma non ne hanno
che pochi esemplari, e scarsi sembrano essere nel resto
d'Italia; più ricca ne appare la provincia romana
d'Africa (5). Per l'Egitto il De Waal non potè racco-
gliere notizie di alcuno di questi oggetti. Non certo
però perchè essi manchino laggiù, ma perchè non

(') Cfr. per alterazioni simili della forma della croce: Crum,
Coptie monumenti, in Catalogne général du musée du Caire,
voi. IV; cfr. anche Griineisen, in Bull. Soc. Filolog. Romana.
1907.

(2) Fabroui, Storia degli antichi vasi fittili aretini; Ga-
murrini, in Dissertazioni archeologiche, p. 3; Pasqui, in Notizie
degli scavi 1896, p. 453; Walters, History of ancientpottery,
II, p. 474.

(") Walters. 1. e, II, p. 497: Dechelette, Les vases céra-
miques de la Gaule Romaine; Dragendorff, Terra sigillata,
in Bonner Jahrbiicher, 1895, p. 18 seg. e 1897, p. 140.

(4) Altchristliche Thonschùsseln, in Ròmische Quartal-
schrift 1904, p. 308.

(*) Cfr. le citazioni del De Waal nello studio ora ricordato,
p. 315.

sono stati abbastanza segnalati; l'Egitto è tanto incre-
dibilmente ricco di monumenti così grandiosi e impor-
tanti e degni di studio, che è ben naturale che essi
soli abbiano da principio attratto completamente l'at-
tenzione degli studiosi. Come solo da pochi anni per
l'opera del De Morgan e del Elinders Petrie ci sono
state rivelate le mirabili cose dell'Egitto predinastico,
così solo da poco tempo i monumenti cristiani del-
l'Egitto cominciano ad essere studiati. Ma anche di
questi l'abbondanza è tale, così straordinaria l'impor-
tanza, che chi vuol rivolgere uno sguardo ai poveri
cocci? Si aggiunga, che è doloroso constatare, con
quale singolare leggerezza siano stati condotti alcuni
scavi di antichità cristiane, e siano state preparate le
relative pubblicazioni ('). In ogni modo, se il De
Waal non cita nessun vaso cristiano di terra cotta
rossa trovato in Egitto, ecco che l'anno stesso della
sua pubblicazione, lo Strzygowski comincia a farne
ricordo. Cita egli un fondo di piatto con figura di
uomo e con una croce di Kom Eschkaw (2). Del
resto già il Dragendorff prima dello studio del De
Waal aveva dato notizie di numerosi frammenti di
vasi di argilla rossa lucente provenienti da più luoghi
d'Egitto (3) e il museo greco-romano d'Alessandria
ne ha una buona collezione (4).

Un piatto con figura di Daniele fra i leoni trovai
io negli strati superiori che coprivano la necropoli
preistorica di El Hammamiye in Alto Egitto (presso l'an-
tica Anthaeopolis) ; l'oggetto è ora al Museo di Torino,
e ne sarà dato conto, quando si pubblicheranno i ri-
sultati degli scavi condotti dalla Missione Archeolo-
gica Italiana in Egitto negli anni 1903-1906 (5).

(') Per citare qualche esempio, il Forrer (Frùhchristliche
Alterthùmer aus dem Graberfelde von Achmim, p. 16) piglia
per cristiane delle palette di scisto in forma di pesci notoria-
mente di età predinastica; degli scavi di Antinoe condotti dal
Gayet, si sa pure quanto poco conto si può fare dopo le cen-
sure gravissime del Capart (Bulletin critique des religions
d'Egypte 1906, p. 143); cfr. anche Gruebler, in Revue des
études grecques 1907, p. 104.

(2) Koptische Kunst, in Catalogne général du musée du
Caire, voi. XII, p. 227, n. 8978 e p. 246. mi. 7135-7137.

(3) Zur Terrasigillataindustrie, in Bonner Jahrbiicher
1897, p. 148. Cfr. anche Flinders Petrie Ehnasiye tav. XXX,
n. 2 e 3, e Dutilh, in Bull, de la Soc. Ach. d'Alexandrie, 1905,
n. 7, p. 57.

(4) Breccia, Guide de la ville et du musée d'Alexandrie,
p. 127.

(5) Si potrebbe citare forse anche un piatto con figura del
Redentore e iscrizione latina, che pure si dice proveniente
 
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