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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 18.1907

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Paribeni, Roberto: Ricerche nel luogo dell'antica Adulis: (colonia Eritrea)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9136#0315

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RICERCHE NEL LUOGO DELL ANTICA ADULIS

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Pertanto come è provato, che vasi a superficie rossa
lucida si fabbricavano negli ultimi tempi della re-
pubblica e nei primi dell'impero in Gallia, in Ger-
mania (') e in Asia Minore (2), non è improbabile, che
si potrà dimostrare l'esistenza di un'industria simile
in Egitto che spiegherebbe assai bene la grande quan-
tità dei frammenti di Adulis (3).

Vasi dipinti. — Frammisti ai vasi sopra descritti
si rinvennero anche scarsi frammenti (trentatrè in tutta
l'ampiezza dello scavo) di vasi d'argilla giallognola
ben depurata e ben cotta ornati di decorazioni geo-
metriche dipinte in colore violaceo e nerastro. I mo-
tivi sono semplici e di brutta esecuzione (fasce, spina
di pesce, punteggiatura, reticolato, e decorazioni fan-
tastiche strane e di cattivo gusto). Si trovarono per
la maggior parte a NE e a NW dell'ara del Sole ; i
frammenti furono in genere piccoli, sicché non è pos-
sibile farsi un'idea della forma dei vasi. Nessun dubbio
che essi appartengano a quella categoria di vasi di-
pinti, dei quali alcuni esempi si hanno da tombe
cristiane d'Egitto (4).

Vasi di pietra. — È noto con quanta abilità,
fin dall'epoca predinastica si fabbricassero in Egitto
vasi di pietra, scavandoli anche nelle roccie più dure
e più resistenti (5). Anche in Adulis quest'arte era
nota. I vasi di più grandi dimensioni, bacini (p. 498),
mortai (p. 451), ecc., erano in serpentino o in grafite; i
vasi più piccoli, di cui trovammo solo frammenti, in
marmo bianco o in alabastro, un materiale anche in

da Alessandria (Strzygowski, Orient oder Rom, p. 61) e che
appartiene a questa categoria di vasi con figure e segni cri-
stiani, ma esso è aus Weissglasierten Thon, e non fa perciò
famiglia coi nostri a superficie rossa.

(') Dechelette, Vases ceramiques de la Gaule; Walters.
Exstory of the ancient pottery, p. 497.

(') Dragendorf, loc. cit., p. 141 ; Wiegand Schrader, Priene,
p. 440.

(3) Non è qui il luogo, e forse non è neppure il tempo di
dirlo, ma non dovremo meravigliarci troppo, se si trovassero
in Egitto vasi a superficie rossa e a rilievi, più antichi dei
nostri aretini. I sepolcreti dei primi tempi tolemaici di Hadra
e di Sciatbi che hanno dato dei vasi perfettamente identici ai
nostri etrusco-campani, rendono per lo meno possibile il nu-
trire dei sospetti di questo genere. (Cfr. Breccia, in Bull, de la
Soc. Arch. d'Alexandrie, n. 8, a. 1905, p. 52, fig. 21 ; p. 84
e seg. figg. 31, 32, 37).

(4) Gayet, Nécropoles de la montagne d'Antinoé, in An-
nales du Museé Guimet, XXX, p. 130, tav. VI.

(5) Cfr. Capart, Les débuts de l'art en Egypte, p. 92 e
le sue citazioni; Von Bissing, Steingefàsse, in Catalogne gé-
néral du musée du Oaire,

Egitto larghissimamente usato per fabbricare vasi (') ;
un solo vasetto trovammo in roccia dura: la bacinella
della fossa di saggio n. 16 (p. 459). Molto comuni
sembra siano stati dei bacini di serpentino o di gra-
fite con dei rozzi appoggiamano orizzontali; comuni
pure delle ciotole tondeggianti di forma molto sem-
plice e con incavo molte piccolo rispetto alla gros-
sezza delle pareti.

Negli strati più superficiali si trovano rozzissimi
vasetti di quel pessimo basalte poroso che è adoperato
nelle murature, sono ciotolette talora con una spor-
genza che può fare da manico ; la lavorazione si ri-
duce a un grossolano spianamento delle pareti e del
foudo, e a un piccolo incavo che costituisce il reci-
piente del vaso. Data questa piccolezza dell'incavo e
la porosità del vaso, non si può pensare che servissero
a tenere liquidi. Molto più probabilmente, postivi su
due o tre carboncelli, vi si potevano far ardere dei
profumi, uso che presso gli Orientali antichi e mo-
derni si sa essere grandemente diffuso.

Vasi e utensili di bronzo. — La suppellettile di
bronzo non fu molto ricca; di vasi di forma ricono-
scibile si ebbero un bell'attingitoio a tre piedi (fig. 29),
una catinella emisferica assai semplice, due coperchii
discoidali, due anse di vasi {pipai od oinochoai) in
cui lo scudetto inferiore termina con una rozza pro-
tome leonina appena accennata; più meschini fram-
menti di forma non determinabile. Anche gli utensili
non offrirono nulla di particolarmente notevole. Ricor-
diamo un campanellino di forma sferica con piccola
fessura e appiccagnolo forato, delle catenelle, i gioghi
di bilancia (cfr. p. 539), gli ami (p. 523), frammenti
di cucchiaini, frammenti di serrature, una verghetta
forse pel kohol (p. 520).

Delle due borchie a testa di leone si disse già
a p. 536.

Vetri. — Dopo i cocci furono forse la suppellet-
tile più abbondante; disgraziatamente tra le rovine
delle case non potevamo sperare di trovarne esemplari
interi. I frammenti ci mostrarono però grande abbon-
danza e varietà di forma e padronanza completa di
tutti i segreti dell'arte vetraria. 11 più antico è il fram-

(') Cfr. i testi relativi raccolti dal Caryophilus, De anti-
qui! marmoribus, p. 32; del resto in qualunque raccolta egizia
vasi d'alabastro si presentano numerosissimi.
 
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