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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

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Paribeni, Roberto: Il sarcofago dipinto di Haghia Triada
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https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0015

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IL SARCOFAGO DIPINTO DI HAGH1A TRIADA

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Per Creta e per l'Egeo nulla ci prova, che sia
stata mai usata una vera e perfetta mummificazione:
anzi la mancanza delle materie prime usate dagli
Egiziani la farebbe a priori escludere (')•

Si aggiunga, che la forma del nostro sarcofago,
richiedendo, come già è stato detto, la deposizione
contratta del cadavere, non si accorda con la rappre-
sentazione del morto ritto in piedi. Evidentemente
l'imitazione dei modelli egizi interpretati nella forma
più accessibile, come segno della continuazione della
vita nell' al di là, ha fatto passare in seconda linea
le condizioni reali in cui veniva a trovarsi il cada-
vere di un uomo minoico.

Pig. 4. — Bue fìttile dell'antro Ditteo.

Il color bianco delle vesti ben potrebbe ricono-
scersi come conveniente al morto, che presso non pochi
popoli antichi, presso tra i Greci tra gli altri (2), era
rivestito di bianco: ma non crediamo opportuno dar
troppa importanza a questo particolare, perchè anche
altre figure, certamente di viventi, sono ugualmente
vestite di bianco (:ì).

(') Non è forse a negar del tutto la possibilità di qualche
processo sommario di conservazione del cadavere nell'Egeo
preistorico: cfr. Helbig, Ifom. Epos', p. 53 seg.; Tsundas Ma-
natt, Myc. Age, p. 95 ; per Creta in particolare vedasi il mito
di Glaucos figlio di Minos e Pasiphae: Helbig, 1. c. p. 54;
I'reller, Griech. Mythologie, II, p. 475 ; Roscher, Lexicon, s. v.
Il DOrpfeld spiega recentemente in altro modo il fatto della
conservazione di qualche brandello di carne intorno alle ossa
del cadavere della tomba di Micene, cfr. Congres internalional
d'arch., I sess., Athènes, 1905, p. 161. Per usi analoghi d'imbal-
samazione approssimativa del cadavere nel modo semitico,
Wellhausen, Reste arabischen Ileidentums, p. 178; Meloni, Im-
balsamazione preventiva in Rivista storico-critica delle se. teo-
logiche, 189S, p. 490.

(») Cfr. i testi in Becker-Goll, Charicles, III, p. 121.

(s) Analogamente nella pittura vascolare greca si hanno

Monumenti Antichi — Vol. XIX.

Più interessante è ricercare di che natura è quel
vestito. I riccioli rossi sparsi in esso tornano anche
in altri personaggi del sarcofago; e che cosa essi si-
gnifichino lo mostra chiaramente il confronto tra le
nostre figure 4 e 5. La figura 5 riproduce una sacer-
dotessa di tav. II e la tìg. 4 una statuina fittile di
bue trovata pure in Creta, in strati poco lontani dal
nostro per tempo (l) : in essa quei segni non possono
rappresentare altro che ciuffetti di pelo; sicché do-
vremo concludere che una veste vellosa, se non addi-

Pio. 5. — La sacerdotessa della tavola II.

rittura una pelle, è quella che ricopre molti dei nostri
personaggi (2).

Se teniamo presente, che sul sarcofago si svolgono
scene religiose e funebri, ci potrà sembrare meno dif-
ficile ammettere, che i raffinati uomini minoici abbiano
potuto indossare in solenne corteo ispide pelli. Infatti,
in qualunque rituale religioso sono sempre prescritte
per i sacerdoti, e per quelli che in qualunque modo
prendono parte al culto, vesti speciali, e particolar-

dei morti involti in stoffe colorate, cfr. Pottier, Les lécythes
blancs, p. 13, n. 4.

(') Hogarth, Dictaean Cave, in Brit. School Annual,
VI, p. 104, fig. 33.

(*) Nella figura di bue che è nel nostro sarcofago (tav. II),
il pittore si è preoccupato più di far risaltare il colore chiaz-
zato della pelle che non i peli. Non credo, che questo possa
costituire un argomento decisivo contro la nostra ipotesi, at-
teso il riscontro perfetto delle figure da noi presentate.

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