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IL SARCOFAGO DIPINTO DI HAGHIA TRIADA

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Triada (')• Nelle iscrizioni delle tombe di El-Amarna,
è detto che Amen-Hetep IV riceve i tributi dei po-
poli di Qus e delle isole del Gran Verde (2) ; egli
aveva dunque conservato l'esteso impero egizio di
Thutmes III ; e i Keftiu minoici, che portavano doni
a Tebe ai funzionari di quel Faraone, potevano ancora
aver inviato alla nuova capitale di Amen-Hetep vez-
zose donzelle abili nella musica egizia (3).

Le rappresentazioni della tavola II.

Il secondo dei lati lunghi è meno conservato del
primo, ma fortunatamente la parte che ha sofferto mu-
tilazioni, è la meno variata e la meno importante. La
scena che su questo lato si svolge, è unica: tutti i per-
sonaggi sono volti, e tendono verso l'altare e il luogo
sacro dell'estremità destra. Vedremo, che le scene dei
due lati lunghi, sebbene appaiano come un po' separate,
sono però tra loro collegate, e debbono interpretarsi
come episodi di una sola complessa cerimonia re-
ligiosa.

All'estremità destra è dunque un altare che sostiene
quattro corni di consecrazione. L'altare ha la forma
di un podio parallelepipedo, probabilmente in mura-
tura rivestito di pitture; tra due ordini di triplici
fascio (bianca, gialla e bianca) si svolge l'ornamento
stesso che appare sui piedi del sarcofago : doppie spi-
rali ricorrenti tra zone ondulate rosse. Al disopra
una serie di circoletti tangenti gialli, bianchi, turchini
e rossi segnano una decorazione comune nell'architet-
tura egea, e che ricorda le teste dei tronchi d'albero
che entravano largamente nelle costruzioni di quella
età (')•

Sul piano dell'altare poggiano quattro corni di con-
secrazione di colore bianco, di marmo pertanto o di

(') Evans, in Brit. School Annual, IX, p. 75; Halbherr,
in Moti. Lincei, XIII, p. 40, fig. 34.

(2) Newberry, Les tombeaux d'El Amarna; Amelinoau,
1. e, p. 652.

(3) Non ho potuto consultare a proposito della nostra lira
un libro recente del Bicrnatli, dal titolo molto promettente:
Die Guitarre seit dem III Jahrtausend v. Chr. Berlin, 1907.

(«) Evans, in Brit. School Ann. Vili, p. 16, fig. 9, p. 41
(modellini di case); Pernier, Mon. Lincei, XII, p. 78; Rendi-
conti Lincei, XII, p. 331; Perrot Chipiez, Hist. de l'Art, VI,
p. 478.

gesso, quali sono stati realmente trovati ad Haghia
Triada, a Palaekastro e a Gournià (').

La destinazione simbolica di quel genere di oggetti
è una definitiva e indubitata conquista nella storia
della religione preellenica dell'Egeo, principalmente
per opera di Arturo Evans (2). Gli esempì aumentano
ogni anno per numero e per attendibilità: altari af-
fatto simili al nostro si possono vedere in affreschi di
Knossos (3), in frammenti di vaso di steatite della
stessa provenienza (4), in gemme (5), in sigilli (6), ecc.
Dietro l'altare è un albero, evidentemente connesso al
gruppo di oggetti sacri, e perciò anch'esso sacro ('). Al-
l'aspetto sembra, meglio che altro albero, un ulivo. È
noto come l'opinione di coloro, che ritenevano l'olio
d'olivo fosse oggetto d'importazione nella Grecia ome-
rica, e usato perciò solo come unguento e cosmetico (8),
ha ricevuto dagli scavi recenti solenni smentite. Non
solo esisteva la pianta, della cui origine europea pare
la botanica non abbia dubitato sin dai tempi dell'uni-
versale battesimo di Linneo [olea europea), e che
appare dipinta più volte (9) ; ma si sapeva avvaler-
sene : semi di olive si sono ritrovati in grandi quantità
a Micene, a Tirinto (10), a Lilianà (u); e nel palazzo di
Knossos, e a Palaekastro si sono potuti riconoscere con
sufficiente certezza dei veri pressatoi da olio (12). E
appunto circa il tempo della grande fioritura della
civiltà minoica l'olivo fa la sua apparizione in Egitto (13).
All' olivo possiamo ammettere convenisse anche nel
mondo minoico un carattere sacro, visto che tante

(') Rend. Lincei, XII, p. 338 ; Bosanquet, in Brit. Sch. Ann.,
p. 280; Boyd, in Transactions of the Univ. of Pensilvania,
Department of Arch., I. p. 38.

(2) Cfr. Journal of IMI. St., 1901, p. 135.

(3) Brit. Sch. Ann., X, p. 42, fig. 14; Journal, of IIeli.
Stud., 1901, tav. V.

(«) Journal of IMI. St., 1901, p. 103.

(6) Ibid., p. 101 seg.

(6) Brit. Sch. Ann.. VII, p. 29.

(') V. sull'albero sacro nella religione minoica, Evans,
Tree and Pillar Cult.

(8) Helm, Kulturp/lanzen und Hausthiere 7, p. 103.

(9) Brit. Sch. Ann., VII, p. 26; VIII, p. 110; IX, p. 5.

(10) Tsundas, in 'Kq>. 'Aqx< 1891, p. 15.
(") Savignoni, Mon. Lincei, XIV, p. 635.

(iaj Evans, in Brit. Sch. Ann., VII, p. 82; Vili, p. 8;
Dawkins, ibid., XI, p. 276.

(13) Diviene comune nelle tombe egizie a partire dalla
XX dinastia, ma le prime traccie le ha trovate lo Schweinfurth
nella tomba di Amen-hetep II (XVIII dinastia); cfr. Bonnet,
Plantes antique» des necropoles d'Antinoe, in Ann. du Musée
Guimet, XXX, p. 156.
 
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