Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

DOI Artikel:
Paribeni, Roberto: Il sarcofago dipinto di Haghia Triada
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0034

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
55

IL SARCOFAGO DIPINTO DI HAGHIA TRIADA

56

Restano della figura anche gli avambracci nudi con
braccialetti ai polsi, protesi, con le mani aperte verso
il toro ucciso in atto certamente ieratico e, secondo
ogni probabilità, accennante all'esecrazione che si
scaglia alla vittima, perchè raccolga su di sè l'ira
degli Dei (')• La figura dunque, che, anche per esser
sola, apparisce più degna delle altre che avanzano
dietro di lei, ha certo relazione col culto. Delle due
donne che seguono, la esterna ricopre quasi comple-
tamente l'altra; indossano anch'esse vesti lunghe; la
esterna, sola visibile, è a fondo bianco con trattini
rossi, fasce verticali rossa, bianca e bruna, e zone
all'orlo inferiore, gialla, turchina e rossa. Non sono
conservate che le gambe, e altrettanto avviene delle
due che seguono.

Di queste, la esterna ha la solita lunga veste tur-
china con linee oblique brune, due fasce verticali,
l'ima rossa, l'altra bianca a tratti bruni, zona bianca
e due linee, una nera, una gialla all'orlo inferiore.
Dietro la schiena si vedono i lembi estremi di una
di quelle sciarpe sottili che abbiamo più volte segna-
lato nelle figure dell'altro lato. La veste dell'altra
figura, che precede alquanto la compagna, è anch'essa
lunga fino ai piedi e della forma consueta, ma i co-
lori scendono a balze oblique; bianca con linea nera
in mezzo, turchina con linee verticali nere, bianca
ancora con linea nera e rossa. All'orlo inferiore sono
due fasce orizzontali: gialla e turchina. Non è im-
probabile, che anche queste quattro figure tenessero
le mani protese come la prima, e che si avvicinas-
sero similmente a toccare la sacra vittima, pronun-
ciando preghiere, o cantando, forse accompagnate dal-
l'auleta.

Le rappresentazioni dei Iati minori

(Tav. III).

Nel lato corto meno conservato, la parte figurata
si riduce a un piccolo spazio rettangolare a fondo
bianco, in cui è rappresentata una biga montata da
due personaggi, e tratta da due cavalli che incedono
a lento passo. Ai cavalli sono dati due colori molto

(l) Di questo concetto largamente diffuso presso popoli
diversi abbiano monumenti e tradizioni scritte per l'Egitto e
per la Palestina; cfr. Scbiaparelli, // libro dei funerali in Mem.
Lincei, Classe se. mor., s. HI, voi. Vili, a. 1882, p. 96.

strani, bigio turchiniccio l'esterno, e giallo l'interno,
e di più nelle gambe, che il pittore ha voluto far
vedere tutte e otto, tali colori sono illogicamente al-
ternati. Per tale altenarsi non so trovare spiegazione
plausibile : per i colori si può credere, che si volesse
riprodurre un cavallo storno, e un sauro di mantello
chiaro, se anche non voglia pensarsi, che il pittore
abbia lavorato un po' di fantasia, forse anche per non
aver veduto molti cavalli. Il cavallo infatti come ani-
male domestico appare piuttosto tardi nel bacino del
Mediterraneo. In Egitto il primo Faraone, ad usare
carri e cavalli, sembra sia stato Ahmose, il penultimo
della XVII dinastia, e l'uso diviene più comune
appena con la XVIII dinastia (').

Che l'uso del carro sia venuto in Egitto in quel
torno di tempo e dalla Siria, è ammesso specialmente
in grazia delle pitture tebane e di El Amarna, che
ci presentano i Rutennu o altri tributari asiatici re-
canti carri e cavalli (2). E circa lo stesso tempo il ca-
vallo e il carro entrano nel mondo egeo. Per Cipro ne
abbiamo la prova documentaria nelle tavolette di El
Amarna, se, come sembra, è giusta la identificazione
di questa isola con la terra Alascia, il cui re manda
al Faraone una pariglia di animali da tiro, e ne do-
manda una da lui (:ì). Per Creta carri e teste di ca-
valli sono rappresentati sulle tavolette scritte di
Knossos (4), e un cavallo trasportato in una barca è
dato da un bellissimo sigillo della stessa prove-
nienza (5). I monumenti più tardi di Micene, di Ti-
rinto, di Cipro e di Creta stessa ci mostrano pure
frequentemente cavalli e carri (c). I cavalli del

(') Wilkinson, JÌ/anners ani Customs, I, p. 237; Erman,
Aegypten, II, p. 649; Hehn Kulturp/larzen uni Ilausthiere'1,
p. 19, vedi la tomba di El Kab della XVII dinastia Lepsius,
Denkmàler, V, tav. 10: Helbig, Epopèe homerique, p. 160.

(a) Nuoffer, Ber Rennwagen im Altertum, p. 25: Studniczka,
Der Rennwagen in syriseh-phònik. Gebiet in Jahrbuch des
lnstit., 1907, p. 149.

(3) Winkler, Thontafelfund von El Amarna, nn. 24, 26, 27.

(4) Evans in Brit. School. Ann., VI, p. 58, fig. 12; X,
p. 57, fig. 21.

(5) Evans, ibid., XI, p. 13.

(6) Per Tirinto e Micene cfr. Schliemann, Tiryns, ediz.
inglese, 1886, pp. 353, 354: Mycènes, ed. frane, fìgg. 24, 140,
141, 334, Tsundas in 'Ey. àgX., 1887, tav. 11; per Cipro Furt-
wangler, Loschke, 3/yk. Vasen, figg. 14 e 17, p. 27: e Myres,
Catal. of the Cyprus Mus., p. 40; Walters, Smith, Murray,
Excavations in Cyprus, p. 9, tav. I; per Creta: Hogarth in
Brit. Sch. Ann., VI, p. 108.
 
Annotationen