Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 19.1908

DOI Artikel:
Paribeni, Roberto: Il sarcofago dipinto di Haghia Triada
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9316#0037

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
61

CO IL SARFAGO DIPINTO DI HAGHIA TRIADA

62

nasconde anche le sue braccia ; è inerte dunque e im-
mobile come il morto rappresentato nel lato lungo
del sarcofago (p. 15), come quelle figure di morti
avvolte nelle fascie e mummificati, che il nostro pit-
tore non può aver ignorato ('). E di un altro espe-
diente molto ingegnoso e perspicuo si è servito l'ar-
tista per mostrare, che quella figura è un morto:
alle sue carni non ha dato nò il color bianco delle
carni femminili, nò quello rosso-bruno delle maschili,
ma un colore terreo. Nò si dica, che questa è una
sottigliezza; nelle rappresentazioni posteriori elleniche,
specialmente vascolari, spesso i morti e gli elidala sono
distinti dal color bruno della loro pelle. (2). E non solo,
ma a quel personaggio è dato un copricapo che si dif-
ferenzia da tutti gli altri usati nel sarcofago. È un
berretto piatto con una specie di lunga piuma obliqua,
berretto che non è usato da persone vive e reali, e
che appare sempre costantemente sul capo delle sfingi
micenee (3), di esseri cioè fantastici e abitatori di
altri mondi. Ma su questo personaggio dovremo tor-
nare più tardi.

Sulla biga svolazza un uccello variopinto: che
esso rappresenti l'anima del defunto, nessuno, credo,
vorrà porre in dubbio (4). Non solo la rappresentanza
dell'anima come uccello è delle più diffuse nel mondo
antico (5), ma il nostro pittore ha inteso (ritengo) di
togliere ogni dubbio, dando all'uccello colore e forme
singolari, che mostrassero subito non trattarsi di un
vero animale, ma di un simbolo. Non esiste nell'avi-
fauna mediterranea un uccello di quella forma e di
quei colori : l'upupa, alla quale si potrebbe pensare,
ha il becco lungo, e drizza il suo pennacchio, ma
non lo rovescia in avanti, come fa il nostro uccello,
e come avviene nel cacatua e in qualche altro uc-
cello esotico.

(') Le membra legate sono simbolo di impotenza e di
morte nelle rappresentazioni magiche delle tabellae defixio-
num, cfr. Wiinsch, Sethianische Verfluchungstafeln, p. 23.

(*) Cfr. Pottier, Lecythes blancs attiques, p. 76. Ci si può
obiettare : perchè lo stesso colore non è dato al morto che 6
avanti alla sua tomba, nel lato lungo del sarcofago ? Forse,
perchè le due figure, pur riferendosi alla stessa persona, non
rappresentano la stessa cosa, v. appresso p. 82.

(') Cfr. alcune citazioni in Mon. Line, XIV, p. 718, n. 1.

(*) Lo ammise già il Savignoni in Mon. Line, XIV, p. 576.

(5) Weicker, Seelenvogel; Savignoni, in Jahreshefte des
ost. Inst., 1904, p. 79 e in Mon. Lincei, XIV, p. 575.

E l'anima nelle religioni che la raffigurano come
uccello è appunto rappresentata come un uccello strano
e singolare a testa umana assai spesso ('), o per lo
meno con caratteri particolari che lo distinguono da
ogni animale vivente. Così è raffigurato anche il mo-
dello delle anime, il bennu o anima di Osiride che
fu per i Greci la favolosa yoìvi'S (*). Un singolare
riscontro a tutta questa scena si ha in un'urna etnisca
di Vulci, ove pure è rappresentato il morto su un
carro tratto da muli, al disopra dei quali svolazza
l'anima-uccello in direzione opposta (3).

Il contenuto formale
e l'arte delle pitture del sarcofago.

Tale il monumento che il colle di Haghios Gheor-
ghios per così lunga serie di secoli aveva serbato
sotto poche zolle, insigne monumento, che tanta viva
luce getta sulla civiltà preistorica dell' Egeo, e nella
quasi unicità sua di troppa altra fa sorgere il desi-
derio.

Rinuncio a tentare un esame del processo tecnico
con cui la pittura fu condotta : la mia incompetenza
e l'incertezza grande, in che i problemi relativi alla
antica tecnica pittorica si trovano tuttora anche per
epoche a noi più vicine, non ostante le ricerche di
tanti dotti uomini, mi dissuadono dall'affermare qual-
siasi cosa in proposito.

I colori adoperati sono il rosso, il turchino, il
giallo in diverse gradazioni, il bianco e il verde.
Quasi tutti questi colori sono di uso antichissimo
nella pittura egea ; appaiono fino nei frammenti di
affreschi delle case di Thera (4) e nella ceramica di-
pinta di Kamares : anzi il bel colore arancio di que-
sta ceramica non è rappresentato nel sarcofago. In
compenso in questo è usato un colore che non si ri-
trova mai nella pittura vascolare, e che è parcamente

(') Vedi Rosellini, Mon. Civili, tav. CXXXIV; Wilkinson
Birch, Manners and Customs, III, pp. 118, 159, tav. XXVIII;
Martha, Art etrusque, p. 426, tav. IV, n. 4.

(s) Cfr. il rilievo sepolcrale di Hau (Diospolis parva) nella
nostra figura 6.

(3) Micali, Monumenti per servire alla storia, tav. LVII-1.

(') Tsundas Manatt, Myc. Age, p. 237.
 
Annotationen